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il caso

Era in malattia, eppure giocava a tennis: condannato per falsità ideologica

In foto: Il poliziotto ripreso mentre gioca a tennis
Il poliziotto ripreso mentre gioca a tennis
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 16 mag 2022 18:09 ~ ultimo agg. 17 mag 15:20
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Era affetto da una grave lombosciatalgia che gli impediva di correre, stare in piedi per lungo tempo e persino di indossare il cinturone con la pistola d’ordinanza. Eppure, durante il periodo di convalescenza, ha preso parte a diversi tornei di tennis, alcuni dei quali fuori provincia. Ad incastrarlo erano state le indagini svolte dai colleghi della Polaria di Rimini, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, che nel dicembre 2017 portarono al suo arresto.

Un assistente capo della polizia di Stato, di 48 anni, in servizio all’epoca dei fatti all’aeroporto di Rimini e residente nell’entroterra, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, è stato però assolto dalla truffa e dall’uso dei certificati al fine di giustificare l’assenza dal lavoro, mentre è stato condannato a 9 mesi di reclusione (pena sospesa) per falsità ideologica di due degli 8 certificati contestati, oltre al pagamento delle spese processuali. Così ha deciso lunedì mattina il giudice del tribunale di Rimini, Raffaele Deflorio.

L’imputato, che nel 2015 aveva prodotto svariati certificati a firma del proprio medico di famiglia, di quello della questura e degli specialisti dell’ospedale di Padova, tutti attestanti un serio deficit agli arti inferiori, secondo l’accusa avrebbe simulato ed aggravato la sua patologia per indurre le autorità sanitarie in errore, in modo da ottenere benefici ed esenzioni lavorative, tradottisi in un ingiusto profitto pari a 39mila euro lordi.

Il poliziotto era stato ripreso di nascosto mentre si allenava per ore a tennis, senza mostrare la minima sofferenza. Sofferenza che sarebbe sparita anche durante alcuni concerti in cui suonava il basso in una band di amici. “Il male – spiegava in uno dei colloqui medici intercettati – arriva alla sera, dopo l’attività lavorativa”. Il suo legale, l’avvocato Orrù, presenterà ricorso contro la sentenza di condanna, ma si dice soddisfatto di aver dimostrato che il suo assistito non abbia ottenuto alcun vantaggio ingiusto dalla presentazione dei certificati.