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Ripercussioni per la filiera

Caro gasolio. Indino: istituzioni si attivino per aiutare la marineria

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 27 mag 2022 16:32 ~ ultimo agg. 18:20
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Il caro gasolio sta mettendo a serio rischio la marineria riminese e le istituzioni devono attivarsi in fretta e prendere seriamente in considerazione questa situazione. A dirlo è Gianni Indino, vicepresidente di Confcommercio dell’Emilia Romagna con delega al turismo, che manifesta la sua preoccupazione. “Senza il pesce locale si rischiano ripercussioni su tutta la filiera, con ricadute negative anche sull’offerta turistica del nostro territorio” dice.

La nota di Gianni Indino, vicepresidente di Confcommercio dell’Emilia Romagna con delega al turismo

“Siamo preoccupati perché la marineria della nostra costa rischia di doversi fermare. Il motivo – spiega Gianni Indino, vicepresidente di Confcommercio dell’Emilia Romagna con delega al turismo – è legato all’aumento spropositato del gasolio per alimentare le barche, che ha già cominciato da mesi a compromettere l’attività della nostra flotta di pescherecci. Dalle uscite in mare programmate quasi tutte le notti, si è passati a centellinarle e a pensare addirittura di bloccarle del tutto per i costi esorbitanti del gasolio che rendono il lavoro antieconomico: le ripercussioni su tutta la filiera sono tanto facili da prevedere, quanto preoccupanti.
Senza un’attività costante dei pescherecci viene meno la possibilità di approvvigionamento del pesce fresco locale. Un impoverimento delle nostre tavole, ma anche di quelle dei ristoranti e degli alberghi di tutta la regione, con ricadute negative sull’offerta turistica del nostro territorio. Se venisse a mancare il pesce fresco del nostro mare i disagi sarebbero notevoli. Certo, si potrebbe ovviare parzialmente aumentando l’acquisto di pesce in arrivo dall’estero e dei prodotti ittici congelati, ma questa operazione non farebbe altro che aumentare i costi, diminuire la scelta e cancellare quella filiera corta che offre garanzia di freschezza.
Il nostro turismo enogastronomico in questi anni si è sempre di più affermato, fino a diventare un elemento di eccellenza della nostra proposta turistica, non solamente sulla costa. Non riuscire ad avere a disposizione prodotti ittici locali può diventare un problema serio. Prima di arrivare ad un punto di non ritorno bisogna intervenire su questi aumenti del gasolio marino, attraverso sgravi fiscali o la calmierazione diretta del prezzo del carburante per le barche per riequilibrare il rapporto costi/ricavi delle aziende. La lancetta sta voltando verso il basso e se i pescherecci decideranno di rimanere in porto i danni saranno enormi per tutta la filiera, turismo compreso.
Chiediamo dunque alle amministrazioni locali, alla Regione, ma soprattutto al governo e a tutta la politica di attivarsi in fretta e di prendere seriamente in considerazione questa vicenda, che tra l’altro come raccontano in questi giorni le cronache dei giornali locali sta assumendo anche lati oscuri con pressioni atte a cercare di impedire le uscite delle barche dal porto. In attesa che gli organi preposti facciano chiarezza sulla situazione, mi limito a dire che questo tipo di atteggiamenti sono assolutamente controproducenti: chi può affrontare il mare deve potere continuare a farlo liberamente, in maniera tranquilla e sicura. Il fine delle proteste può essere lodevole, ma questi modi non sono in alcun modo accettabili. Questo è il momento in cui le istituzioni devono intervenire per riportare un clima sereno tra gli operatori mettendoli nelle condizioni di continuare a lavorare e ad approvvigionare di pesce nostrano le nostre tavole, gli alberghi e i ristoranti”.