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Reddito cittadinanza

Lavoro stagionale. Indino: non si trova personale e non è colpa dei datori

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 5 apr 2022 16:27 ~ ultimo agg. 16:33
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Se le attività del turismo faticano a trovare il personale stagionale non è colpa dei datori di lavoro. A dirlo è il presidente della Confcommercio provinciale Gianni Indino. “Sono davvero stanco – spiega – di sentire imputare tutte le colpe ai datori di lavoro, così come sono stanco di chi pensa di avere la soluzione in tasca“. Secondo Indino il motivo per cui la disoccupazione dilaga e le imprese non trovano forza lavoro è “la disparità del costo del personale per l’azienda rispetto a quello che percepisce il dipendente“. Il presidente Confcommercio punta il dito anche sul Reddito di cittadinanza (“va aiutato chi ha bisogno realmente, ma ad oggi non è così”) e su quelle che definisce leggi fardello, come quella sugli apprendisti per cui è stata alzata a 16 anni l’età minima per entrare nel mercato del lavoro e che impedisce ai minorenni di lavorare la sera e di avvicinarsi agli alcolici anche durante il servizio diurno“.

L’intervento di Gianni Indino

Ormai da settimane le attività del turismo del nostro territorio sono alla ricerca quasi ossessiva di personale. C’è chi rischia di non aprire per il primo ponte primaverile – dice Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini – perché non riesce a completare il team. Molti si rivolgono anche a noi per chiedere aiuto nel trovare professionalità in vista della stagione turistica alle porte. Da parte nostra possiamo proporre diverse strade, indirizzandoli verso i ragazzi che escono dalle scuole specialistiche con cui si collabora per la formazione, oppure aiutandoli ad orientarsi con intermediari seri, ma le soluzioni per trovare uno sbocco sono sempre meno.
Sono davvero stanco di sentire imputare tutte le colpe ai datori di lavoro, così come sono stanco di chi pensa di avere la soluzione in tasca: mi è stato persino detto che basta pubblicare sui social compenso, orario e inquadramento e per avere la fila di lavoratori alla porta. Niente di più falso e lo dico per esperienza diretta: cercando un impiegato si offrivano 1.400 euro netti al mese per 14 mensilità, contratto a tempo indeterminato e tutte le tutele del CCNL. Sono arrivati 5 curriculum: 2 senza requisiti, 2 non hanno accettato perché ritenevano il compenso sotto le aspettative e per ottenere il sì dal quinto candidato gli è stato concesso di lavorare meno ore rispetto al full time.
Questa è la situazione per un lavoro fisso impiegatizio e non è un caso isolato; figuriamoci cosa accade per un lavoro nel turismo dove si è occupati nei giorni festivi, in orari notturni e serve quella flessibilità legata proprio alla natura del lavoro, dunque ai flussi turistici. Il settore da noi rappresentato è pronto a fornire una giusta retribuzione e anche qualcosa di più quando le professionalità sono evidenti. Purtroppo ciò non basta.
Ho detto a più riprese, a volte anche gridando, che il Reddito di cittadinanza ha contribuito a distruggere il tessuto occupazionale del Paese, soprattutto a livello giovanile. Posso citare fonti certe provenienti da fuori territorio: chi si apprestava a fare la stagione da noi in Riviera non è venuto a cercare lavoro, accontentandosi di qualche lavoretto saltuario, possibilmente senza contratto, da accompagnare al Reddito di cittadinanza. Non sono per il totale abbandono di questa misura di sostegno statale, ma va assolutamente rimodulata affinché non blocchi l’occupazione anziché incentivarla. Va aiutato chi ha bisogno realmente, ma ad oggi non è così che sta funzionando e ne sono la riprova le numerose inchieste che verificano continue storture.
Non nego che ci siano anche imprenditori che cercano di sfruttare il prossimo, nel turismo come in tutti gli altri settori e questi vanno puniti severamente. Ma ciò non significa che l’intero tessuto imprenditoriale sia formato da approfittatori senza vergogna come qualcuno vuole fare credere. Conosco molti imprenditori del settore turistico, nostri associati e non, su cui potrei mettere la mano sul fuoco per onestà intellettuale e anche contrattuale.
È giunto il momento di mettere mano ai motivi per cui la disoccupazione dilaga e allo stesso tempo le imprese non trovano forza lavoro: la disparità del costo del personale per l’azienda rispetto a quello che percepisce il dipendente. Un problema atavico e irrisolto che, unito alla possibilità di ottenere soldi senza lavorare grazie al Reddito di cittadinanza, sta mandando in crisi il sistema occupazionale. Inoltre si deve trovare il modo di eliminare o modificare alcune Leggi fardello, come quella sugli apprendisti per cui è stata alzata a 16 anni l’età minima per entrare nel mercato del lavoro e che impedisce ai minorenni di lavorare la sera e di avvicinarsi agli alcolici anche durante il servizio diurno. Come può un bar o un ristorante assumere un apprendista che non può portare al tavolo una bottiglia di vino? E vogliamo parlare della burocrazia che costringe a destreggiarsi tra mille cavilli? Assurdità che stiamo pagando tutti, imprese e lavoratori. Personalmente sono felice di avere avuto la possibilità di fare qualche stagione da cameriere da giovanissimo: esperienze formanti e qualche soldino in tasca per divertirmi con gli amici prima di tornare a scuola. Il mondo è cambiato, per carità, ma a volte in questo Paese si fanno scelte di teoria che nella realtà poi si rivelano controproducenti e così non si fa il bene né delle persone, né del sistema”.