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Giovani, sballo e orari

Gli anni bui delle discoteche. L'omicidio del '92 e la lezione di don Oreste

In foto: dalla prima pagina de Il Ponte del 3 maggio 1992
dalla prima pagina de Il Ponte del 3 maggio 1992
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 28 apr 2022 14:51 ~ ultimo agg. 29 apr 13:49
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Era salito dall’Abruzzo a Riccione con un gruppo di amici il 25 aprile per passare una notte al Cocoricò, discoteca che in due anni di vita era già diventata un locale cult a livello nazionale. Poi all’uscita, alle 6.30 del mattino di domenica 26, tra i suoi amici e un gruppo di romani scoppiò un acceso diverbio nel parcheggio del locale. La situazione degenerò tra insulti, sassate, calci e pugni, creando il panico tra i tanti ragazzi che stavano uscendo dopo la lunga serata, fino a che il 24enne studente pescarese Maurizio Mazzocchetti cadde a terra colpito da un martello gli aveva fracassato mortalmente il cranio.

Gli aggressori scapparono in auto ma, grazie alle testimonianze dei presenti, la loro Golf viene intercettata nel giro di breve dalle forze dell’ordine. Dentro c’erano cinque giovani romani tra i 20 e i 26 anni, tutti arrestati. Fermati e denunciati per la rissa anche tre amici della vittima. A scaldare gli animi sarebbe stato un complimento a una ragazza in un contesto di rivalità storica tra pescaresi e romani: dopo le prime scintille nel locale sedate dalla security il regolamento di conti era proseguito, tragicamente, nel parcheggio. Il processo per omicidio e rissa aggravata si concluse con la condanna di tre ragazzi romani, uno a quindici anni, altri due a cinque.

Si parlava di emergenza sicurezza in Riviera, questione già delicata all’epoca: nell’agosto del 1991 in viale Vespucci a Rimini un sedicenne di Milano aveva perso la vita, colpito con un cacciavite in un altro scontro tra gruppi di milanesi e napoletani scoppiato per futili motivi. Si viveva già la questione delle ricadute sull’immagine della Riviera: “Riccione come il bronx”, “Non ci voleva, alla viglia dell’estate” erano alcuni dei commenti raccolti dal settimanale Il Ponte, non sui social all’epoca lontani da venire ma nelle strade di Riccione.

E il mondo delle discoteche, un fronte già parecchio caldo, finì di nuovo nell’occhio del ciclone. Un omicidio avvenuto “In mezzo al via vai dei tiratardi, storditi dalla musica, dall’ alcol e spesso dalle pastiglie di estasy“, scriveva Repubblica. Fuori da un locale che, scriveva La Stampa, era “Specchio delle avanguardie del popolo della notte, di quelli che cercano lo sballo a tutti i costi. E dove, come l’altra notte, si esagera fino alla morte”. Un clamore che però non bastò a far passare la proposta di chiusura obbligatoria alle due promossa dalle mamme “anti sballo”, proposta bocciata proprio in quei giorni dal Consiglio di Stato.

Nel tourbillon di polemiche e nel generale scaricabarile di responsabilità, Il Ponte diede voce a don Oreste Benzi, già noto per la sua attività con i giovani delle discoteche dove non esitava a entrare per incontrarli. In un’intervista a Matteo Tassinari, una risposta valida trenta anni fa come oggi: “Il problema dei giovani non si risolve mandandoli a dormire due ore prima”. “E’ un’altra illusione per placare le ansie degli adulti. E’ necessario farli vivere. Dare loro fiducia e maggior senso di partecipazione a tutti i livelli”. “Chi opera, lavora e vive accanto ai giovani deve stimolare il ragazzo alla vita culturale, sociale, politica, economica della propria città. Il coinvolgimento attivo del giovane è la prevenzione migliore a fatti come quello del Cocoricò”.