Indietro
menu
il caso

Disoccupazione concessa e poi ritirata, maestra vince causa contro l'Inps

In foto: repertorio
repertorio
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 24 mar 2022 19:43 ~ ultimo agg. 25 mar 13:34
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Una vicenda paradossale quella che ha visto una maestra d’asilo comunale riminese far causa all’Inps, dopo che l’istituto nazionale di previdenza sociale la obbligava a restituire 5.400 euro di Naspi (l’indennità mensile di disoccupazione) percepiti a seguito della sua inidoneità lavorativa accertata dalla Medicina del lavoro. La 45enne, infatti, è affetta da una grava patologia che la rende sì un un soggetto fragile, ma che non le ha impedito di lavorare fino a quando non è scoppiata la pandemia.

Questi i fatti. La maestra riminese l’11 settembre 2020 viene assunta dal Comune di Rimini come insegnante a tempo determinato. Il rapporto di lavoro ha inizio il 14 settembre e termina alla fine dell’anno scolastico, il 30 giugno 2021. L’assunzione, però, è sottoposta ad una clausola risolutiva: qualora la lavoratrice al termine della visita medica fosse risultata inidonea fisicamente, il contratto si sarebbe risolto con decorrenza dalla data di comunicazione. Ed è quello che purtroppo accade alla 45enne riminese, che a causa della grave malattia che la affligge, risulta un soggetto fragile con grave rischio e probabilità di contratte il Covid (all’epoca, infatti, non esistevano ancora i vaccini). Così, un giorno dopo la comunicazione di assunzione della maestra all’Inps, il 17 settembre del 2020 il Comune di Rimini invia sempre all’istituto di previdenza la risoluzione del suo contratto.

L’insegnante, che percepiva già una indennità di disoccupazione relativa al precedente contratto di lavoro, continuerà a percepire la Naspi per una somma totale di 5.400 euro sino a marzo 2021. Il 25 maggio, accortasi del mancato pagamento da parte dell’Inps dell’ultima mensilità (quella di Aprile 2021), chiede spiegazioni all’ente. Dopo qualche giorno, ecco la doccia fredda. L’Inps, infatti, le comunica che non solo non le erogherà più la Naspi, ma anche che le sarebbe stata richiesta la restituzione dei 5.400 euro ricevuti fino a quel momento, questo per il solo fatto di aver firmato un contratto di lavoro della durata superiore ai 6 mesi. E pazienza se la maestra ha lavorato a tutti gli effetti appena tre giorni, essendo poi stata ritenuta inidonea a causa delle problematiche di salute legate alla pandemia.

A nulla sono valsi i tentativi di riesame presentati alla direzione provinciale dell’Inps di Rimini, che è sempre rimasta ferma sulle proprie posizioni. Alla maestra, quindi, non è rimasta altra scelta se non quella di affidarsi a un avvocato e ricorrere in Tribunale. Il suo legale, l’avvocato Luca Caroni del Foro di Rimini, dopo essersi rivolto al giudice del lavoro, ha ottenuto che la sua assistita non debba più restituire i 5.400 euro all’Inps, che è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali. “Con questa sentenzacommenta il legale il giudice del lavoro ha fatto giustizia in quanto la lavoratrice, trovandosi in una situazione di fragilità fisica, oltre a non poter lavorare a causa della propria patologia e quindi a non percepire lo stipendio, ha addirittura rischiato di dover restituire quanto ricevuto a titolo di indennità Naspi”.