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Dati 2021

Aumentano i fallimenti, ma inferiori a prepandemia. Male commercio e alloggio

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 1 mar 2022 11:24
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Sono state 51 nel 2021 le procedure fallimentari aperte in provincia di Rimini con una crescita del 15,9% sul 2020 quando furono 44 aperture. Un aumento in parte dettato anche dal fermo dei Tribunali durante il lockdown. Complessivamente sono comunque numeri inferiori a quelli registrati nel 2019, quindi pre-pandemia, quando le procedure furono 64 aperture, e quelli registrati mediamente nel periodo 2015-2020 (79).
I fallimenti hanno interessato, principalmente, il settore dei servizi di alloggio e ristorazione, con 11 imprese, il commercio, con 10, le attività immobiliari, con 6. A seguire il manifatturiero, con 5, le attività artistiche, sportive e di divertimento, con 4, e il settore noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese, sempre con 4.
Con riferimento alla natura giuridica, ben 40 procedure sono state aperte nei confronti delle società di capitale (78,4% del totale) mentre i fallimenti di società di persone e imprese individuali sono stati rispettivamente 7 e 4.
L’indice di fallimento è stato di 1,3 ogni mille imprese registrate. Un dato che vale alla provincia di Rimini la sesta posizione a livello regionale (dopo Ravenna, Forlì-Cesena, Modena, Ferrara e Parma). L’incidenza è comunque inferiore a quella regionale e nazionale (1,4 in entrambi i territori).

Gli aumenti delle procedure fallimentari nel 2021, non sono così alti come si poteva presagire ad inizio pandemia. Negli anni successivi alla crisi economica finanziaria del 2008, infatti, si riscontravano incrementi ben maggiori di queste procedure a carico delle imprese – commenta Roberto Albonetti, Segretario generale della Camera di commercio della Romagna. Da un lato, l’aumento può essere parzialmente riconducibile al fermo delle attività dei Tribunali durante il lockdown nel 2020. Dall’altro lato potrebbero essere stati in parte contenuti dal supporto, nel periodo pandemico, fornito dallo Stato che si è attivato per aiutare le imprese in difficoltà con strumenti quali le garanzie pubbliche sui prestiti (fondo di garanzia), la moratoria sul credito e i “ristori” verso i settori maggiormente colpiti; strumenti che hanno permesso a molte imprese di coprire i fabbisogni di liquidità ed eventuali deficit patrimoniali. Per quanto riguarda l’anno in corso, esiste la preoccupazione che si possa verificare una maggiore uscita dal mercato delle imprese, in parte a causa della fine delle misure emergenziali (in primis la moratoria sul credito. A questo si aggiungono le difficoltà derivanti da una serie di fattori, a partire dal forte incremento dei costi dell’energia e delle materie prime, senza pensare alle possibili conseguenze dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina”.