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Accoltellamento a scuola. La solidarietà dei colleghi alla dirigente: evitare semplificazioni

Un poliziotto davanti all'ingresso dell'istituto (foto Migliorini)

La comunità scolastica riminese si stringe attorno alla dott.ssa Franca Berardi, dirigente dell’IPSIA “Leon Battista Alberti” teatro la scorsa settimana di un drammatico fatto di cronaca. I dirigenti scolastici della provincia di Rimini, in rappresentanza delle rispettive Istituzioni Scolastiche, hanno scritto una lettera di solidarietà nella quale provano anche a dare una lettura dell’accaduto, evitando semplificazioni ed etichettature. “La scuola – si legge – si trova ogni giorno a fronteggiare situazioni estremamente complesse, in cui si intrecciano le delicatissime fragilità, potenzialità e speranze dei nostri bambini e ragazzi. Prendersi cura di tutto questo, soprattutto in questo particolare momento storico segnato dalla ferita della pandemia, è un impegno difficile e costante, quotidianamente variabile, che non prevede mai soluzioni facili e standardizzate. Come in ogni situazione di complessità, è possibile anche l’errore o l’incomprensione (siamo umani!), ma questo non può giustificare né l’attacco indiscriminato alla scuola, né l’attribuzione semplicistica di responsabilità alla famiglia o a uno o l’altro dei ragazzi coinvolti“.

La lettera

“Nei giorni scorsi è accaduto, in una delle nostre scuole, un fatto drammatico, di cui non è necessario ricordare ora i dettagli, sia perché è subito balzato agli onori della cronaca, sia perché il nostro intento non è quello di addentrarci nel voyerismo dei particolari.
L’intento di questo comunicato è di portare la solidarietà di tutte le Istituzioni scolastiche dell’Associazione Scuole Autonome della provincia di Rimini (ASARN) alla dirigente, al personale docente e non docente, agli alunni e alle famiglie della scuola che si è trovata in questa terribile situazione. L’irresistibile tentazione di individuare immediatamente un colpevole – che sia l’uno o l’altro alunno “bullo”, l’insegnante “distratto” o il dirigente “insensibile” – porta troppo spesso ad ignorare la complessità degli eventi e a perdere di vista la realtà dei fatti.
Certamente di fronte ad eventi che ci colpiscono e ci spaventano, tutti noi abbiamo necessità di trovare una rapida spiegazione per placare la nostra ansia, ma se questo sentimento conduce a facili etichettature e alla semplificazione del capro espiatorio, siamo profondamente convinti che non porti nessun vantaggio ad alcuno e rischi invece di produrre altre vittime e sofferenze collaterali.
Per questo, da persone di scuola, vorremmo ribadire con forza un’importante verità: la scuola si trova ogni giorno a fronteggiare situazioni estremamente complesse, in cui si intrecciano le delicatissime fragilità, potenzialità e speranze dei nostri bambini
e ragazzi. Prendersi cura di tutto questo, soprattutto in questo particolare momento storico segnato dalla ferita della pandemia, è un impegno difficile e costante, quotidianamente variabile, che non prevede mai soluzioni facili e standardizzate. Come in ogni situazione di complessità, è possibile anche l’errore o l’incomprensione (siamo umani!), ma questo non può giustificare né l’attacco indiscriminato alla scuola, né l’attribuzione semplicistica di responsabilità alla famiglia o a uno o l’altro dei ragazzi coinvolti. Per questo ferisce tutti noi ogni affermazione che, a partire da un fatto del tutto particolare e terribile, generalizza giudizi negativi nei confronti di un dirigente scolastico – persona della quale tutti noi conosciamo l’impegno e il valore – e di una scuola storica e importante per il nostro territorio. Augurandoci che tutta la comunità riminese possa assumere un atteggiamento di sospensione del giudizio facile e avviare una riflessione seria sulle sofferenze dei nostri giovani, che a volte – per fortuna raramente – assumono la
forma di tali eventi estremi, ci piace concludere questa comunicazione con le significative parole della dirigente
Franca Berardi:
Quando la violenza irrompe – repentina e imprevedibile – in una comunità educativa, lo scoramento rischia di sommergere la memoria del bene fatto e del bene ricevuto, delle scoperte e delle conquiste che ci hanno visto crescere insieme, giorno dopo giorno, negli ultimi anni. Per questo mi permetto di invitarvi, superato lo shock, a ritrovare la ragione ultima della nostra opera comune:
costruire personalità virtuose ancor prima che competenti, dentro un tessuto di relazioni sensibili ai bisogni e ai tormenti di tutti, soprattutto dei più vulnerabili.
Distinti saluti