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la musica che unisce

Prove aperte per il festival Spiritus. Soddisfazione del direttore riminese Angelini

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 10 nov 2021 15:37 ~ ultimo agg. 16:11
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Ascoltatori, spettatori e pure coristi. I partecipanti alle “Prove Aperte” si sono “fatti in tre”, hanno applaudito il Coro della Comunità serbo-ortodossa di Trieste e la Schola Gregoriana ‘Ecce’, ma non si sono limitati ad osservare. Non poche persone, infatti, provenienti in gran parte da zone diverse della regione Emilia-Romagna, si sono cimentati nel canto con i sopracitati cori, durante “Prove Aperte” e alcuni di loro hanno manifestato l’intenzione di provare l’esperienza della Schola Gregoriana ‘Ecce’, diretta da Luca Buzzavi e promossa da AERCO in collaborazione con la Diocesi di Ferrara.
Prove aperte” è una delle iniziative che componevano il festival “Spiritus”, organizzato da Aerco (Associazione Emiliano-Romagnola cori), il primo festival corale interreligioso della regione Emilia-Romagna, e con la sua originale formula (concerti, convegni e prove aperte) unico in Italia.

Il risultato del festival è stato davvero ‘intonato’ – commenta il presidente di Aerco, il maestro riminese Andrea Angelini –. Spiritus è un’iniziativa originale e importante soprattutto per la valenza del suo contenuto, ovvero cercare di trovare punti in comune non tanto sulle varie religioni (per questo esiste già, vive ed è fortunatamente ben praticato il dialogo ecumenico) ma sugli aspetti che caratterizzano la musica sacra a servizio delle religioni. I gruppi che si sono esibiti durante il Festival – prosegue Angelini – hanno portato le loro culture, le loro fedi vissute attraverso la musica. Le Prove Aperte hanno fatto conoscere repertori differenti ma tutti appassionanti”.

Andato in scena a Bologna sabato 6 e domenica 7 novembre, “Spiritus” è nato non con l’obiettivo di unificare le diverse religioni che necessitano di mantenere la loro  identità; “di creare un dialogo tra culture, religioni e confessioni diverse, partendo dalla musica come linguaggio che non necessita di traduzione – spiega Silvia Biasini, Direttrice Artistica del Festival. Attraverso i canti, gli inni, le antifone e le polifonie, si sono potuti conoscere mondi così lontani. Il canto corale è diventato, dunque, un mezzo per entrare nel vivo delle sonorità che identificano le diverse religioni. Il numeroso pubblico intervenuto è stato avvolto da un clima di dialogo e confronto musicale e spirituale dove la diversità non è avvertita come minaccia, ma come un arricchimento e un’opportunità di crescita”.

Il Festival Corale si è sviluppato attraverso 3 concerti e 1 convegno, con la partecipazione di 6 gruppi corali, in due differenti location (Oratorio di San Filippo Neri e cappella Farnese di Palazzo d’Accursio). Si sono esibiti cori cattolici, ebraici, protestanti, buddista-tibetano, ortodossi. A tal proposito si sono potuti particolarmente apprezzare la grande amalgama sonora e spirituale dei Cantori Gregoriani (dir. Fulvio Rampi), l’energia travolgente del Coro della Comunità serbo-ortodossa di Trieste (dir. Anna Kaira), l’intensa atmosfera meditativa creata dalla Comunità Tibetana in Italia con la presenza del Geshe Wangchuck, la fusione tra musica popolare e testo sacro proposta dal Coro Col Hakolot di Milano (dir. Pilar Bravo), la polifonia a parti reali magistralmente eseguita dai Kölner Vokalsolisten di Colonia (Germania) e il momento di forte pathos generato dalla dedica alle vittime della pandemia da parte del Coro Polifonico San Biagio di Montorso Vicentino (dir. Francesco Grigolo) con l’esecuzione del brano Even When He is silent di Arnesen.

Il convegno “Spiritus” ha affrontato i temi della musica e della spiritualità nella loro più intrinseca fusione: guidato dal prof. Alfredo Jacopozzi, la tavola rotonda ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle varie religioni e confessioni. Ilenya Goss (chiesa valdese), Antonio Lorenzoni (chiesa greca-ortodossa), Ghesce Dorji Wangchuck (buddista), Roberto Zadik (comunità ebraica milanese), Abu Bakr Moretta (comunità islamica), Claudio Campesato (sacerdote cattolico).

Potremo assistere ad uno Spiritus 2? “L’idea di rifare l’esperienza c’è senz’altro, – assicura Andrea Angelini – sperando che continui l’apporto e il sostegno della regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura”.