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I numeri della Romagna

Gap salariale, c'è la Legge. Bellini: 'ora azioni, controlli e coraggio'

In foto: Chiara Bellini, assessore alle Politiche Scolastiche
Chiara Bellini, assessore alle Politiche Scolastiche
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 8 nov 2021 16:06 ~ ultimo agg. 17:01
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Dopo che il 27 ottobre il Senato, dopo il via libera della Camera, ha approvato il testo unificato sulla parità salariale, il 28 ottobre il Consiglio dei Ministri in sede di approvazione del disegno di legge di bilancio per il 2022 ha potenziato lo stanziamento per la parità salariale portandolo a 52 milioni di euro.

Per Chiara Bellini, Vice Sindaca del Comune di Rimini con delega alle politiche di genere, è “un provvedimento importante che, per non rimanere solo simbolico, necessita ora di azioni, controlli e coraggio. La legge nazionale sulla parità salariale, approvata recentemente in via definitiva, apre comunque nuove prospettive di sviluppo sul tema delle pari opportunità. Nonostante esistano già da tempo norme anti-discriminatorie, le differenze salariali tra uomini e donne restano ancora difficili da scalfire, a causa del persistere di forme di discriminazione in passaggi chiave della vita lavorativa o nell’organizzazione oraria del lavoro. Faccio riferimento a quelle forme di discriminazione solo apparentemente più sottili, ma culturalmente accettate, che hanno sulle lavoratrici effetti altrettanto deleteri; orari che obbligano a presentarsi sul posto di lavoro, inderogabilmente, prima dell’orario di apertura del nido o della scuola, così come lo spostamento in sedi lontane o senza servizi. Possono sembrare scelte aziendali neutrali, ma non lo sono, soprattutto per chi ha figli piccoli. Anzi, questi requisiti “neutri” possono essere utilizzati proprio al fine di discriminare e mettere in una posizione di svantaggio le donne, impedendo loro, di fatto, di partecipare pienamente alla vita aziendale e di essere considerate per una promozione. Tutto questo si traduce in un gap salariale e in una maggiore esposizione delle donne agli andamenti negativi del mercato del lavoro, pagando più degli uomini non solo in termini di stipendio ma anche di rischio di essere licenziate”.


I dati della Romagna (approfondimento a cura del Comune di Rimini):

Gap salariale

La ridotta partecipazione al mercato del lavoro e, al tempo stesso, i maggiori carichi domestici e familiari, si riflettono, numeri alla mano, sulle differenze delle retribuzioni tra uomo e donna. In base agli ultimi dati INPS (anno 2019) disponibili e resi pubblici dall’osservatorio della Camera di Commercio Romagna, “sulle retribuzioni nel settore privato, il differenziale di genere nel territorio Romagna per il totale delle qualifiche si attesta a circa -7.270 euro annui (pari a 25 euro per giornata lavorativa). Nel settore privato una donna percepisce mediamente una retribuzione lorda inferiore del 30% rispetto a quella di un uomo; le differenze maggiori di retribuzione (in termini relativi, vale a dire rapportate sulla retribuzione media giornaliera maschile) si ritrovano nelle qualifiche degli impiegati e degli operai”.

“Inattive”

“Secondo i dati ISTAT Forze di lavoro 2019, nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) le donne tra i 15 e i 64 anni “inattive” (che non sono occupate e che non cercano lavoro) sono pari al 31,4% della relativa popolazione di riferimento (31,3% in regione e 45,5% in Italia), a fronte del 19,5% degli uomini”.

Tasso di occupazione e disoccupazione femminile

“Il tasso di occupazione femminile, pari a 62,7%, è inferiore al dato regionale (64,1%) ma ampiamente superiore rispetto a quello nazionale (50,1%). Sebbene sia apprezzabile un incremento dell’occupazione femminile nel territorio Romagna, i livelli occupazionali delle donne rimangono ancora nettamente inferiori a quelli maschili (76,3%), come accade negli altri territori di riferimento”.

Il tasso di disoccupazione femminile del territorio Romagna, pari all’8,5%, risulta superiore al corrispondente dato regionale (6,6%) ma nettamente inferiore a quello nazionale (11,1%). Il livello della disoccupazione femminile è tuttavia maggiore, come accade negli altri territori di riferimento, rispetto a quello maschile (5,1%) e, in particolare, la disoccupazione delle giovani donne (da 15 a 24 anni) è più del doppio di quella degli uomini di pari età (25,9% contro 11,8%).

Indubbiamente, la situazione del lockdown della prima parte del 2020 e le conseguenze del Covid-19 hanno avuto e avranno riflessi non positivi sulla situazione occupazionale femminile e sul maggior carico familiare indotto; nel periodo giugno 2019 – maggio 2020, i dati SILER dell’agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia-Romagna riportano un saldo negativo (differenza tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro dipendente) di 8.780 donne (su di un saldo totale negativo di 16.640 posizioni) che, considerando la minore partecipazione femminile al mercato del lavoro, assume una rilevanza maggiore.