La Corte d'Appello non fa sconti, confermata la condanna a 4 anni e 6 mesi per Lolli
Dopo un’ora di camera di consiglio, i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Bologna hanno confermato la condanna in primo grado per Giulio Lolli, il patron della Rimini Yacht, ritenendolo colpevole di associazione a delinquere. Il Tribunale di Rimini lo aveva invece assolto dall’accusa di estorsione, dichiarando prescritti altri reati come falso e truffa. L’impianto accusatorio del pm Davide Ercolani ha retto e così come la sentenza di primo grado a 4 anni e 6 mesi di carcere. Anche per i giudici di secondo grado, Lolli non ha realizzato la mega truffa da solo. Operazioni fraudolente che generarono un giro d’affari stimato in circa 300 milioni, venute alla luce dopo la singolare denuncia di furto di uno yacht dalla Darsena di Rimini.
Il difensore di Giulio Lolli, l’avvocato Antonio Petroncini, “la condanna per il reato di associazione a delinquere non è fondata. Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se fare ricorso in Cassazione, ipotesi che reputo molto probabile”.
Per l’imprenditore avventuriero, scappato dall’Italia alla vigilia dello scoppio dello scandalo Rimini Yacht, e rifugiatosi in Libia, dove era stato arrestato e condannato per terrorismo e fiancheggiamento di un gruppo estremista separatista, era arrivata l’estradizione nel 2019, e ora di queste accuse dovrà risponderne nel nostro Paese. Infatti Lolli è a processo nella Capitale con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale e al traffico di armi.