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L'economia del mare

Blue economy: i numeri riminesi e l'effetto 'moltiplicatore'

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 12 ott 2021 18:34
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I dati relativi all’economia del mare, la cosiddetta blue economy, presentati al Salone Nautico di Genova, hanno un ruolo molto importante nell’economia dell’area Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, in particolare per la realtà riminese. E’ quanto emerge dall’analisi delle imprese, del valore aggiunto e dell’occupazione, le cui incidenze, sul totale dei settori economici, per entrambe le province, risultano superiori a quelle regionali e nazionali.

Riferiti al periodo pre-pandemia, valore aggiunto e occupazione rappresentano le principali variabili di misurazione del settore trasversale rappresentato dalla “blue economy”, che, tra l’altro, funge da moltiplicatore della ricchezza prodotta da altre attività economiche indirette, in una sorta di logica di filiera, che, sulla base di studi effettuati, si stima possa essere circa il doppio della ricchezza derivante dalle attività economiche più direttamente coinvolte.

Al 31/12/2020 in provincia di Rimini sono presenti 5.473 imprese registrate nei settori dell’economia del mare, che costituiscono il 13,9% del totale delle imprese registrate; incidenza che risulta nettamente superiore sia a quella regionale (3,1%) sia al dato nazionale (3,7%). Il 63,8% di queste sono imprese di alloggio e ristorazione, il 20,7% imprese sportive e ricreative, il 7,7% imprese appartenenti alla filiera ittica, il 5,1% quelle ricomprese nella filiera della cantieristica, l’1,8% attività di trasporto merci e passeggeri via mare e lo 0,9% quelle afferenti la ricerca, la regolamentazione e la tutela ambientale.

Il valore aggiunto dell’anno 2019, prodotto dalle imprese della “blue economy”, ammonta a 1.233 milioni di euro e rappresenta il 13,1% della ricchezza dell’intera economia (2,3% il peso in Emilia-Romagna, 3,0% in Italia). Il contributo più consistente è fornito dai servizi di alloggio e ristorazione (73,9% del valore aggiunto della “blue economy”), a cui seguono le attività sportive e ricreative (10,2%) e quelle legate alla filiera della cantieristica (7,0%). Rispetto al 2014 si riscontra un incremento del valore aggiunto del 12,0%, più alto di quello registrato a livello regionale (+7,7%) ma inferiore, seppur lievemente, alla variazione positiva nazionale (+12,4%).

Gli occupati nel 2019 nei settori dell’economia del mare sono 22mila, che rappresentano il 13,6% del totale degli occupati provinciali (2,5% l’incidenza in Emilia-Romagna, 3,5% in Italia). Anche in questo caso l’apporto principale, in termini occupazionali, è dato dai servizi di alloggio e ristorazione (73,8% degli addetti della “blue economy”), seguito dalle attività sportive e ricreative (11,8%) e da quelle della filiera della cantieristica (5,9%). Nel medio periodo si rileva un aumento degli occupati del 7,1%, superiore alla variazione positiva regionale (+4,5%) ma minore della crescita a livello nazionale (+8,2%).

Infine, è utile evidenziare qualche dato di posizionamento con le altre province regionali e nazionali (107 nel complesso), con riferimento al peso delle tre variabili dell’economia del mare sul totale dell’economia. Da questi, si evincono dei risultati molto positivi per la provincia riminese:

– per imprese registrate (13,9% del totale), Rimini occupa il 1° posto a livello regionale e il 2° in ambito nazionale (dopo La Spezia);

– per valore aggiunto (13,1% del totale), Rimini si colloca al 1° posto in Emilia-Romagna e al 2° nel contesto nazionale (dopo Trieste);

– per occupazione (13,6% del totale), Rimini occupa la 1° posizione a livello regionale e la 3° in Italia (dopo La Spezia e Trapani).

Commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna: “Come ha evidenziato la Commissione Europea, la “blue economy” o “Economia del mare”, rappresenta un elemento di grandissima rilevanza per la ripresa, soprattutto per il conseguimento degli obiettivi di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Il “sistema mare”, infatti, è considerato un alleato strategico per una competitività sostenibile, per la lotta al cambiamento climatico, per valorizzare la biodiversità e per avviare a soluzione i problemi connessi all’approvvigionamento energetico / idrico. A tutto ciò va aggiunto che la “blue economy” è dotata di effetto moltiplicatore, per cui ogni euro di valore aggiunto prodotto dai settori appartenenti alla filiera ne attiva altri 2 su tutta l’economia nel suo complesso. Si tratta, quindi, di un vero e proprio modello innovativo di sviluppo economico, che, proprio per queste ragioni, è stato ampiamente rafforzato nell’ambito della politica marittima integrata comunitaria, la quale, a sua volta, è stata posta al centro della nuova politica europea del “Green Deal”. Non si può, infine, non ricordare che l’importanza dell’”Economia del mare” è stata riconosciuta anche nel PNRR, che si inserisce all’interno del programma Next Generation EU, dove sono individuati specifici obiettivi e sono stanziate ingenti risorse finanziarie per gli investimenti connessi”.