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Gli impianti della discordia

Comitato "L'astronave che fuma". Antenne sul palas, situazione intollerabile

In foto: le antenne contestate
le antenne contestate
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 20 lug 2021 19:30 ~ ultimo agg. 21 lug 08:30
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Il Comitato “L’astronave che fuma” torna a denunciare un’eccessiva presenza di impianti per la telefonia sul tetto del palacongressi, con una situazione rischiosa per la popolazione. “Dal gennaio 2021, gli abitanti del quartiere devono ora subire la presenza di ben quattro stazioni radiobase collocate sul Palas (tre delle quali presenti dal 2013) che irradiano ognuna segnali su cinque frequenze diverse comprese tra i 900 e i 3750 MHz, alle quali presto si uniranno a regime i 700 MHz una delle tre frequenze del 5G. Questa nuova banda telefonica, che subentra alle dismesse frequenze analogiche televisive, produrrà un’onda di 40 cm con una lunga gittata ed anche avrà la capacità di superare i muri delle case, attestandosi come un secondo maxi Wi-fi”.

Il nuovo impianto in arrivo avrà emissioni al limite anche a ridosso di case e luoghi sensibili, denunciano i cittadini. “Qualora la valutazione teorica dell’esposizione ai campi e.m. sia superiore a 3 V/m nel raggio di 200 m e prossima ai 6V/m in edifici circostanti e siti sensibili (e per siti sensibili si dovranno intendere anche le residenze civiche in quanto in tali ambienti le persone vi sostano ben più di quattro ore) si dovranno creare le condizioni teoriche, fin dal progetto, perché ciò non avvenga. Mentre in zona, a contatto con le case e scuole dell’infanzia presenti, vengono già programmati in teoria 6/Vm. Questi sono i valori che i residenti d’ora in poi si dovranno aspettare. Va detto che il precedente fondo e.m. si attestava su livelli oscillanti intorno ai 0,5 V/m)”. 

All’Amministrazione Comunale si imputano precise responsabilità: “L’Amministrazione non sta facendo valere il proprio Regolamento Comunale, che all’Art. 3 applica il principio di prevenzione e di compatibilità ambientale (punto 8.4 Direttiva Regionale G.R. n. 197/2001 e G.R. 1138/2008) e le conseguenti misure per la minimizzazione dell’impatto elettromagnetico dovuto agli impianti di telefonia mobile; forse non tiene debito conto dei fattori ambientali già presenti in questa zona, al fine di evitare una concentrazione di condizioni sfavorevoli, con conseguente incremento delle situazioni di disagio della popolazione e del rischio per la salute (“..evitare un’area già gravata da situazioni ambientali problematiche ”Art. 3 comma3.3) (“applicare la migliore tecnologia che consenta di minimizzare sia l’emissione degli impianti, che l’impatto ambientale” Art. 2 comma 2,7) (“ tenere in debito conto i fattori di pressione ambientale, anche al fine di evitare per quanto possibile una concentrazione di condizioni ambientali sfavorevoli in alcune aree del territorio” Art. 3 comma 2) (..assicurare innanzitutto la salvaguardia della salute e la sicurezza dei cittadini.. “Art. 3 comma 4.3)”.

Inoltre “La legge regionale n. 30/2000 e le successive 197/2001, 1138/2008 e seguenti, specificano, oltre a definire i siti sensibili, che “..la localizzazione degli impianti in prossimità di aree destinate ad attrezzature sanitarie, assistenziali e scolastiche è consentita qualora si persegua l’obiettivo di qualità teso alla minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici degli utenti di dette aree ovvero quando il valore di campo elettrico risulta, compatibilmente con la qualità del servizio da erogare, il più vicino possibile al valore del fondo preesistente”.

Da propri monitoraggi i cittadini avrebbero inoltre già rilevato “valori ben superiori ai limiti consentiti” Una situazione intollerabile, ribadisce il Comitato: “Nuovi gestori bussano alla porta dei Comuni per installare ulteriori antenne, non si potrà dare accesso a tutti, serve un limite di tolleranza nelle aree più densamente abitate e già abbondantemente servite dalle telecomunicazioni. Lo Stato, le Regioni dovranno  regolamentare con nuove linee guida il numero dei gestori e delle antenne forse in proporzione al territorio e agli abitanti. Questo è un settore delicato che non
doveva essere lasciato all’iniziativa privata, ma gestito dall’ ente pubblico. La speculazione in questo settore ha creato il caos e l’inquinamento che ora ci ritroviamo”.