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Finale Euro 2020

Cari inglesi, dov'è finito il fair play? Bisogna riscoprire una "Sana cultura sportiva"

In foto: I giocatori inglesi si sfilano la medaglia dal collo
I giocatori inglesi si sfilano la medaglia dal collo
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 13 lug 2021 11:05 ~ ultimo agg. 14 lug 13:58
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Qualche sera fa ho avuto il piacere di presentare il libro “Sana cultura sportiva” del maestro di tennis Fabrizio Serafini. Le sue riflessioni su come educare ed educarsi allo sport mi sono venute in mente domenica durante la finale degli Europei tra Italia e Inghilterra.

Ho visto giocatori di casa finire a terra a ogni minimo contatto ed il loro CT Southgate lamentarsi con il quarto uomo per presunti “tuffi” degli azzurri (così ha riferito l’inviato Rai a bordocampo). I suddetti giocatori alzare il braccio reclamando rimesse pur nella consapevolezza di aver toccato per ultimi il pallone. E a fine partita sfilarsi dal collo a velocità supersonica la medaglia d’argento (giusto citare, per amor di cronaca, i sette giocatori che invece l’hanno tenuta: Pickford, Sterling, Maguire, Ramsdale, Mings, Henderson e Johnstone). E mi sono chiesto: cari inglesi, dov’è finito il vostro spirito del fair play? Per tanti anni abbiamo vissuto nel mito di giocatori “ruvidi” ma corretti. Il presente evidentemente è altra cosa.

Stendiamo poi un velo pietoso su quanto accaduto fuori dal rettangolo verde con i tifosi italiani aggrediti prima della partita e l’Inno di Mameli fischiato.

E dire che proprio in Inghilterra un calciatore italiano fu protagonista, il 16 dicembre 2000, di uno dei più bei gesti di fair play della storia del calcio: Paolo Di Canio in un Everton-West Ham, poco prima del 90°, sul punteggio di 1-1, con il portiere Gerrard a terra dopo un contrasto di gioco, fermò il pallone con le mani perché venissero prestate le cure del caso all’estremo difensore avversario anziché cercare di capitalizzare il cross di Sinclair, approfittando della porta sguarnita.

E allena in Inghilterra Pep Guardiola, l’allenatore che neanche un mese e mezzo fa ha baciato la medaglia dopo la sconfitta del suo Manchester City nella finale di Champions League con il Chelsea. Un gesto che è stato lodato anche da Papa Francesco. “Questo ci insegna – ha detto il Pontefice al termine del suo discorso nell’udienza alla delegazione della Federbasket – che anche nella sconfitta ci può essere una vittoria: prendere con maturità le sconfitte, perché questo ti fa crescere. Ti fa capire che nella vita non sempre tutto è dolce, non sempre tutto è vincere, delle volte si fa questa esperienza della sconfitta. E quando uno sportivo, una sportiva, sa vincere la sconfitta così, con dignità, con umanità, col cuore grande, questo è una vera onorificenza, una vera vittoria umana”.

Concetti approfonditi nel libro “Sana cultura sportiva” (tra l’altro ricevuto anche dal Papa), che forse sarebbe utile tradurre in inglese e fare recapitare a chi la finale di Euro 2020 l’ha persa non una, ma due volte.