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Valentini su ricorsi: a Rimini non si possono evitare le primarie

L'avvocato Jessica Valentini

L’avvocato Jessica Valentini accoglie con soddisfazione la pronuncia favorevole della Commissione Nazionale di Garanzia i cui componenti si sono pronunciati all’unanimità sul suo ricorso e torna ribadire che a Rimini l’unica via possibile, visto anche il pronunciamento della CNG, sono le primarie. “Come ho già detto, la mia azione non era “contro” nessuno e tantomeno contro il candidato Jamil Sadegholvaad. Il ricorso si è reso a mio avviso necessario semplicemente per riaffermare principi previsti dallo Statuto Nazionale, evitando che Rimini costituisse un caso eccezionale nel panorama nazionale”.

Mentre infatti il Segretario Nazionale del PD Enrico Letta, già diversi mesi fa, dichiarava che le primarie costituivano il metodo naturale per la selezione dei candidati Sindaci nel centrosinistra, così ribadendo i principi dello Statuto nazionale e mentre gli organi e i dirigenti del Partito si adoperavano nei Comuni interessati alla prossima tornata elettorale (tra i quali Torino, Bologna e Roma) per organizzare le primarie, a Rimini il dibattito si è paradossalmente incentrato su come evitarle“.

Prendo atto che i primi commenti sulla pronuncia dell’Organo nazionale di Garanzia del Partito hanno riguardato l’annullamento dell’allargamento della composizione dell’Assemblea del PD di Rimini, poiché irritualmente disposta dalla Commissione di Garanzia Regionale e non dall’Assemblea medesima. E’ un aspetto importante, ma non è l’unico e peraltro non è nemmeno quello sul quale si è concentrato il mio ricorso“.

L’elemento centrale del ricorso, spiega l’avvocato riguarda l’assenza di valide deliberazioni da parte del PD di Rimini idonee a derogare al metodo delle primarie per la scelta del candidato Sindaco. Anche su questo aspetto, afferma la Valentini, la Commissione Nazionale di Garanzia interviene con nettezza richiamando l’articolo 24 e definendo la via da intraprendere.
E’ all’art. 24 dello Statuto nazionale che deve guardarsi e quella disposizione dice appunto che i candidati alle cariche monocratiche si scelgono con primarie di coalizione. Lo stesso articolo prevede poi al comma 4 che può essere prescelto un metodo di selezione alternativo alle primarie solo se ricorrono congiuntamente due condizioni: 1) esiste un accordo di tutta la coalizione per non svolgere le primarie e 2) l’Assemblea del PD del livello territoriale interessato si pronuncia con una maggioranza dei 3/5. Basta già far riferimento il primo requisito per capire che nel caso di Rimini non si possono evitare le primarie, visto che, come attestano le dichiarazioni di Coraggiosa, Verdi e SiAmo Rimini, non esiste alcun accordo formalizzato per evitare le primarie ed anzi in più occasioni forze della coalizione hanno espresso l’opposto auspicio di organizzarle. In ogni caso, quand’anche vi fosse un accordo formalizzato, servirebbe una ratifica dell’Assemblea comunale del PD con la maggioranza dei 3/5. Ecco perché, allo stato, le primarie sono – se si intende rispettare lo Statuto nazionale, del che non dubito – l’unica opzione deliberabile dal PD di Rimini.