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"scuola scagionata dai dati"

Comitati didattica in presenza: a settembre tutti i ragazzi in classe

In foto: la conferenza stampa
la conferenza stampa
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 6 giu 2021 09:54
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Sono andati a recuperare i report Ausl per suffragare la loro tesi: la scuola non è pericolosa e sarebbe dovuta rimanere aperta. A riportare i dati i comitati per la scuola in presenza, nati in tutto il territorio romagnolo. “Nel dettaglio – spiegano -, il report di Ausl Romagna evidenzia che in sei mesi dalle primarie alle superiori, i focolai sono stati 277 e soltanto 51 (pari al 18%) hanno riguardato le secondarie di secondo grado come viene rilevato nell’ottava pagina de report stesso. Eppure, proprio queste scuole nel periodo di febbraio 2021, dopo l’ordinata riapertura avvenuta grazie al Tar di Bologna, sono state maggiormente analizzate. A scuole aperte e lezioni in presenza, i casi totali da focolai scolastici sono crollati proprio a partire dai primi di febbraio in poi.  Ma la decisione presa è stata in controtendenza perché con l’ordinanza 28 del 6 marzo partendo dalle province della Romagna è stata riattivata la Dad in tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Dati che, a detta dei comitati, “scagionano le scuole regionali – riferisce la coordinatrice regionale dei comitati emiliano romagnoli Stefania Montebelli in quanto i 2.254 nuovi casi registrati tra il 22 gennaio e il 5 febbraio a scuole aperte e lezioni in presenza ( informazioni rinvenibili dalla sezione “Speciale Scuola” del report ER) diventano 2.921 (+30 per cento) dall’ 8 marzo al 21 marzo proprio nel periodo in cui bambini e ragazzi erano a casa in dad al 100% e crollano al -40 per cento quando riaprono anche le secondarie di secondo grado a metà aprile, arrivando a 1.778 nuovi casi nel periodo 19 aprile- 2maggio. Nonostante questo e  nonostante il DL 52/2021 avesse predisposto le lezioni in presenza al 100%, 200 mila ragazzi hanno finito l’anno scolastico in Dad. Tutto il mondo della scuola in Emilia-Romagna riflesso nel report regionale stesso datato 1 giugno, ha registrato solo 28 casi di positività (7 addirittura in tutta la provincia di Rimini), contro solo 72 giorni concessi di presenza in classe in un anno e due mesi”.

“Fino ad oggi – afferma Stefania Montebelli, referente anche del comitato riminese Per la Scuola in Presenza e Monica Ballanti, referente del comitato ravennate della rete –  i dati inerenti i focolai scolastici in Romagna sono rimasti nella sola disponibilità di Asl Romagna. Solo ora, a distanza di diversi mesi dai periodi di riferimento di quei dati, e dopo aver tenuto lungamente le scuole superiori in didattica a distanza, viene svelata la realtà”.

I comitati chiedono chiarezza da parte della Regione: “ci attendiamo, da subito, una presa di coscienza delle evidenze di cui sopra da parte degli Amministratori pubblici. Da subito ci si attende inoltre la messa in atto di tutte le azioni utili per giungere pronti all’inizio del nuovo anno scolastico, a partire dall’adeguamento dei trasporti pubblici e di tutte le misure necessarie per ripristinare senza ritardi e senza ulteriori penalizzazioni le lezioni in presenza al cento per cento per tutte le scuole di ogni ordine e grado a partire dal primo giorno dell’anno scolastico 2021/2022. Chiediamo che vengano previsti ristori per le famiglie e per gli studenti penalizzati dall’illegittima sospensione delle lezioni in presenza, risarcimento dei danni derivanti da quanto perso a causa delle errate valutazioni poste in essere sulla base dell’omissione di dati che risulta invece fossero disponibili. Si chiede infine l’adozione di un protocollo sanitario che non discrimini gli studenti rispetto a tutte le altre categorie, un protocollo analogo a quello in vigore fino a marzo e che anche secondo la stessa Ausl ha funzionato benissimo e che identificava come contatti stretti solo quelli che lo erano effettivamente e non a prescindere tutti gli studenti di una classe, anche se distanziati e con mascherina.