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a tutta salute

Quando lo sport diventa una malattia: la vigoressia

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vigoressia
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 10 mag 2021 20:11 ~ ultimo agg. 20:14
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Domani (martedì 11 Maggio) alle 20:40 su icaro tv, nel consueto appuntamento con la trasmissione “tutta salute” si parlerà di vigoressia, ovvero, l’ossessione per la forma fisica. In studio con Lucia Renati ci sarà il dottor Samuele Valentini, biologo nutrizionista. Titolo della puntata: “lo sport nel bene e nel male: la vigoressia”

Durante la pandemia ci siamo accorti, ancora di più, di quanto sia importante l’attività fisica e di quante persone non ne possano fare a meno. Tra l’altro, il covid stesso è tornato a ricordarci che le persone con una forma fisica migliore e una vita più attiva e un’alimentazione sana, hanno un rischio di ammalarsi più basso. D’altronde, ce lo ripetono tutti i medici che lo stile di vita è importante. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Ospite della puntata di martedì 11 maggio è il Dottor Samuele Valentini – Biologo nutrizionista, si occupa principalmente di Medicina dello sport e nutrizione sportiva.

La vigoressia indica una dipendenza dall’esercizio fisico a causa di una preoccupazione eccessiva per il proprio aspetto e dal desiderio di modificarlo aspirando alla perfezione. Ci sono anche molti aspetti psicologici.

Vigoressia: cos’è.

Lo sport può diventare una vera e propria ossessione e trasformarsi in dipendenza. La vigoressia o dismorfia muscolare, è una sorta di dipendenza patologica dall’esercizio fisico, si verifica nel momento in cui si pratica sport superando i limiti normalmente posti dallo sforzo, dalla noia e dalla stanchezza. Il termine Vigoressia deriva dal latino “orexis” – “appetito”, e “vigor” – “vigore o forza”, quindi, letteralmente si può tradurre come “fame di grandezza”. Questa dipendenza nasce da una preoccupazione ossessiva per l’aspetto fisico e dal desiderio di modificarlo aspirando alla perfezione, tanto che si definisce anche “complesso di Adone”, dalla celebre figura mitologica simbolo della giovanile bellezza maschile. È infatti particolarmente diffusa nella popolazione maschile, tuttavia, starebbe prendendo sempre più piede anche tra le donne; la fascia di età più colpita è quella dei 25 ai 35 anni, seguita da quella tra i 18 e i 24, ma non manca una crescente fetta di persone più adulte, anche over 40.
La vigoressia viene anche definita come anoressia inversa, in quanto, apparentemente, i sintomi sono opposti a quelli dell’anoressia nervosa: il vigoressico si vede sempre magro e non abbastanza muscoloso anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico. Il doversi continuamente esercitare può diventare una vera e propria mania che comporta, come tutte le dipendenze, un cambiamento radicale nelle abitudini quotidiane.
L’esercizio diventa una priorità assoluta con conseguenze spesso drastiche nella vita sociale: sia nei rapporti affettivi, sia nella vita lavorativa, che vengono messi in secondo piano o addirittura abbandonati. Qualsiasi altra attività del tempo libero che non sia legata alla disciplina praticata viene trascurata. Per quanto riguarda le cause della vigoressia, secondo gli esperti queste sono da identificarsi in una combinazione di fattori di natura diversa, quali: fattori psicologici, fattori sociali e fattori biologici. Sembra che l’autostima giochi un ruolo importante, infatti si tratta di soggetti con una cronica insoddisfazione del loro aspetto e di sé in generale, che sentono la necessità di irrobustire il loro fisico anche per rafforzare la propria immagine interiore. Sono insicuri e si paragonano di continuo agli altri. Rispetto ad altre dipendenze o ad altri tipi di disturbi alimentari, la vigoressia è più difficile da individuare proprio perché, ad un primo sguardo, le persone che ne soffrono sembrano prendersi molta cura di se stessi, svolgendo molta attività fisica e rispettando una dieta salutare. Il dilagare di questo tipo di disturbi è sostenuto sempre più spesso dai media, che mostrano ideali di bellezza (per le ragazze) e di forza (per i ragazzi) irraggiungibili e inesistenti, nonché dai social network, luoghi ideali di condivisione, purtroppo anche di molte menzogne.