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Interrogazione Bertozzi

Dal murales cancellato al progetto per rivalutare la street art

In foto: il muro prima e dopo la cancellazione
il muro prima e dopo la cancellazione
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 14 mag 2021 11:52
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In consiglio comunale il consigliere del Pd Simone Bertozzi ha sollevato il tema del murales cancellato sulla parete dell’ex anagrafe in via De Warthema. Graffiti realizzati, col patrocino dello stesso Comune, nel 1994 in occasione dell’evento “Indelebile 94”, una delle prime grandi convention italiane della subcultura hip hop che vide la partecipazione di artisti internazionali come Mode 2, Sender, Gasp, Kraze e l’italiano Dado che oggi sono divenuti modelli di riferimento per il design e la moda a livello mondiale. Ad esibirsi nella kermesse furono anche Neffa, Fabri Fibra e Sottotono. Oltre all’episodio incriminato della cancellazione, il consigliere ha chiesto all’amministrazione “di avviare un percorso di conservazione e valorizzazione delle opere storiche presenti in tutta la città, dal parco Marecchia fino al porto canale“.

A rispondere l’assessore alla cultura Gianpiero Piscaglia. In merito alla cancellazione del murales, ha spiegato che si è trattata della scelta di una associazione che ha sede vicino allo stabile e ha deciso di verniciare il muro. “Un episodio avvenuto in buona fede“, ha precisato. L’assessore ha poi detto di condividere “l’idea di inserire in un circuito di beni culturali a cielo aperto anche la street art. Tema su cui l’amministrazione è attenta come hanno dimostrato anche alcune committenze richieste negli ultimi anni“. Il comune ha avviato anche un processo di rilevazione fotografica a cui seguirà poi la catalogazione. Il primo passo, ha spiegato Piscaglia, è un progetto realizzato con alcune scuole e con Visit Rimini: si tratta di una mappa dedicata alle opere di Eron. Saranno localizzate e sarà possibile un itinerario per ammirare i lavori realizzati sui muri tra Rimini, Riccione e Santarcangelo.

L’interrogazione di Simone Bertozzi (Pd)

Qualche settimana fa è successo un fatto spiacevole che, nonostante la denuncia dei volontari di Casa Madiba e il dibattito sui social, non ha trovato spazio sulla stampa locale. Mi riferisco alla cancellazione di alcuni importanti murales realizzati quasi trent’anni fa sulla parete dell’ex anagrafe in via De Warthema.

Questi graffiti furono realizzati – con il patrocino del Comune di Rimini – in occasione dell’evento “Indelebile 94”, una delle prime grandi convention italiane della subcultura hip hop, di cui Rimini in quegli anni era a pieno titolo una delle capitali italiane. E che vide la partecipazione di artisti internazionali come Mode 2, Sender, Gasp, Kraze e l’italiano Dado che oggi, universalmente riconosciuti, sono divenuti modelli di riferimento per il design e la moda a livello mondiale. Oltre che dei migliori break dancer italiani, mc, dj e interpreti della musica (al tempo praticamente sconosciuti al maistream) come Neffa, Fabri Fibra e Sottotono.

Questa interrogazione non vuole soltanto fare luce su questo increscioso fatto, ma chiedere all’Amministrazione di avviare un percorso di conservazione e valorizzazione delle opere storiche presenti in tutta la città, dal parco Marecchia fino al porto canale. Per una Rimini che si candida come capitale italiana della Cultura 2024 e che tre anni fa decise di insignire un artista come Eron (che si consacrò proprio durante quella kermesse) del prestigioso Sigismondo D’oro può essere questa una grande occasione. Una città come Rimini, che spalanca le sue bellezze al mondo, deve poter inserire – in un circuito di beni culturali e musei contemporanei a cielo aperto – anche le tante opere della cosiddetta street art. In linea con altre città italiane ed europee, come Napoli, Bologna, Berlino, Parigi e Rotterdam. Solo per citarne qualcuna.

Nonostante un percorso culturale e di sensibilizzazione, iniziato già nel 2011 con l’ex assessore Visintin, viviamo ancora in una società che tende a confondere il graffittismo con l’imbrattamento, il vandalismo con il writing e l’arte urbana, associando spesso (e capita di leggerlo costantemente sui social) questa nobile cultura ai temi dell’illegalità e del degrado, credendo con perpetrata miopia che una mano di vernice grigia possa alleggerire quel senso di insicurezza e di abbandono che si respirà in alcune aree urbane.

Insomma, questo grave episodio può servire alla città per fare finalmente uno scatto. Mentale, cuturale, sociale e, in un’ottica di catalogazione, conservazione e valorizzazione, rappresentare anche un importante volano per l’economia e il turismo di questo territorio.