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I dati del rapporto 2020

Sistema Produttivo Culturale e Creativo in Romagna. Dati in crescita prima della pandemia

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 26 apr 2021 13:02 ~ ultimo agg. 13:11
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Nel giorno dell’attesa riapertura di musei, cinema, teatri, sale concerto, la Camera di Commercio della Romagna ripropone i dati del Rapporto “Io sono cultura 2020”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere italiana, in collaborazione con Regione Marche. Dati che testimoniano di un settore che era in crescita prima della pandemia.

Nel 2019 in provincia di Rimini le imprese del “core cultura” (ovvero, attività produttive che generano ricchezza e occupazione e che sono direttamente riconducibili ai settori culturali e creativi), ammontano a 1.799 unità: il 49,8% del totale sono attività afferenti al mondo dei servizi (architettura, design e comunicazione), il 37,4% attività di produzione di beni e servizi culturali replicabili (audiovisivo e musica, videogiochi e software, editoria e stampa), il 12,6% attività di performing arts e arti visive (quelle legate a beni e servizi culturali non riproducibili, tipo gli spettacoli dal vivo) e lo 0,2% attività connesse alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico. Nel dettaglio, le imprese del “core cultura” hanno un’incidenza, sul totale delle imprese attive, del 4,5%, in linea con il dato dell’Emilia-Romagna (4,6%) e dell’Italia (4,5%).

Rispetto al 2018, in provincia si rileva un incremento dello 0,6% delle imprese del “core cultura”, a differenza della stabilità regionale e in linea con la variazione positiva nazionale (+0,5%); in aumento le industrie creative (+1,6%), stabili sia le industrie culturali (-0,1%) sia le attività che si prendono cura e valorizzano il patrimonio storico e artistico, mentre calano le attività di performing arts e arti visive (-1,3%).

Riguardo al lavoro, si riscontrano 5,6 mila occupati nelle imprese del “core cultura” e 4,2 mila occupati nelle imprese del “creative driven” (imprese che, pur non facendo parte della filiera, impiegano contenuti e competenze culturali per accrescere il valore dei propri prodotti); i 9,8 mila occupati del sistema produttivo culturale e creativo, in crescita annua dello 0,9%, hanno un’incidenza, sul totale degli occupati provinciali, del 6,0% (5,8% in Emilia-Romagna, 5,9% in Italia).

Nella classifica nazionale, stilata su 107 province, nel 2019 Rimini occupa il 17° posto per peso degli occupati del S.P.C.C. sul totale dell’economia locale, in miglioramento di due posizioni rispetto al 2018 (19°).

Per quel che concerne, invece, la ricchezza prodotta, il valore aggiunto delle imprese del “core cultura” ammonta a 252 milioni di euro mentre quello delle imprese del “creative driven” si attesta a 214 milioni di euro; i 466 milioni di valore aggiunto del sistema produttivo culturale e creativo, in crescita annua dello 0,8%, hanno un’incidenza, sul totale del valore aggiunto provinciale, del 5,0% (5,1% in Emilia-Romagna, 5,7% in Italia).

Nella classifica nazionale, sempre su 107 province, nel 2019 Rimini occupa il 29° posto per peso della ricchezza prodotta dal S.P.C.C. sul totale dell’economia locale, in peggioramento di una posizione rispetto al 2018 (28°).

“I dati sono riferiti al 2019 e quindi non tengono conto della crisi causata dalla pandemia. Sono, però, dati appena resi disponibili e che inquadrano perfettamente la situazione. Rappresentano, quindi, una fonte informativa indispensabile per studiare l’impatto delle “imprese culturali e creative”, una realtà fino ad ora poco osservata, ma che merita azioni di sostegno concrete nello scenario pandemico attuale, che ha inciso in modo particolarmente negativo su questo importante comparto – commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna –. I numeri del Rapporto dimostrano che la cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del “made in Italy”. Cultura e sono asset dello sviluppo capaci di generare importanti ricadute economiche e sono anche “driver di cambiamento e di innovazione”, perché imprimono una spinta propulsiva allo sviluppo sociale, culturale e identitario. Purtroppo, questo Rapporto evidenzia anche che in Italia, nel 2020, i due terzi delle imprese hanno subito una consistente riduzione dei propri fatturati. Neppure i nostri Territori sono stati risparmiati e la pandemia ha avuto pesanti effetti negativi sulle imprese, sull’occupazione e sulla produzione di valore aggiunto. Va, inoltre, tenuto conto del fatto che nella ripresa, che tutti auspichiamo forte e diffusa, le regole di distanziamento e il calo dei flussi turistici avranno come conseguenze immediate una riduzione delle presenze. Occorre, quindi, programmare iniziative che stimolino la naturale alleanza tra cultura e turismo, affinché si sprigioni un circuito virtuoso che porti benefici a entrambi i settori. Sottolineo, che i nostri Territori – e le loro Istituzioni -, consapevoli della situazione e delle tante difficoltà, stanno promuovendo la realizzazione di percorsi che identificano “la cultura” come un vero e proprio motore di sviluppo e hanno avviato progetti di riqualificazione e valorizzazione del proprio patrimonio, che supportano anche le nuove forme di turismo. Considerata l’importanza di questi asset, la Camera di commercio della Romagna ha inserito a pieno titolo tra le sue linee strategiche per lo sviluppo della competitività del territorio, sia la crescita dell’attrattività turistica, sia quella dei sistemi di produzione culturale”.