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Riflessione e suggerimenti

Problema criminalità a Riccione non è solo baby-gang. Riflessioni dei Giovani Pd

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 16 apr 2021 14:56
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Non ridurre il problema della criminalità a Riccione solo al tema delle baby-gang. L’invito arriva dal Gruppo Giovani del Pd che evidenzia come il fenomeno non sia “meramente legato alla pandemia, ma si tratta di una situazione preesistente, sicuramente amplificata dalle tensioni sociali e psicologiche dovute all’epoca covid, ma palesemente non generata da questa condizione.” Secondo il Gruppo Giovani è necessario “interrogarsi sulle cause e proporre soluzioni costruttive che possano dare una risposta propositiva, non solo repressiva.” Il suggerimento all’amministrazione è quello di “potenziare la rete pubblica di sostegno sociale e psicologico” ma anche di incentivare l’associazionismo dei ragazzi non lasciando che gli unici punti di ritrovo siano i bar e i locali legati alla vita notturna.

La nota del Gruppo Giovani PD Riccione 

Ridurre il problema della criminalità a Riccione alle baby-gang, non è solamente deleterio per l’immagine della città, ma è anche una constatazione di arrendevolezza e di fallimento nei confronti dell’attuazione di politiche giovanili volte al loro supporto emotivo-psicologico e al coinvolgimento dei ragazzi all’interno di un’ottica di inclusività sociale. Sarebbe da sottolineare, inoltre, che il fenomeno delle baby-gang non è meramente legato alla pandemia, ma si tratta di una situazione preesistente, sicuramente amplificata dalle tensioni sociali e psicologiche dovute all’epoca covid, ma palesemente non generata da questa condizione. Sono anzi diversi anni che assistiamo al manifestarsi di questa problematica. Anziché stigmatizzare i giovani come ragione principale di fenomeni di microcriminalità a Riccione, bisognerebbe interrogarsi sulle cause e proporre soluzioni costruttive che possano dare una risposta propositiva, non solo repressiva, al manifestarsi di tali malesseri in un’ottica che si estende sul medio-lungo periodo. Sarebbe necessario investire sulla creazione di luoghi di verifica ed analisi, in un’ottica di collaborazione fra amministrazione e strutture pubbliche, per individuare quali siano le problematiche che danno vita a tali aggregazioni, dando centralità all’ascolto delle famiglie e dei giovani stessi. L’amministrazione dovrebbe ampliare e potenziare la rete pubblica di sostegno sociale e psicologico, che a livello territoriale spesso si dimostra carente, inaccessibile o mal funzionante. Non solo, a Riccione manca una “cultura giovanile” che incentivi l’associazionismo dei ragazzi, offrendo loro spazi, occasioni e momenti di scambio ed interazione costruttiva, per la germinazione di fenomeni che producano non solo un cambiamento costruttivo in termini sociali, ma anche risvolti di carattere occupazionale. Bisogna, prima di tutto, potenziare questi strumenti. Finché gli unici spazi aggregativi che la città offre ai giovani rimangono quelli legati alla vita notturna e al divertimento da bar, non è possibile parlare di azioni serie messe in campo per contrastare il disagio giovanile. La città va pensata assieme ai giovani, investendo sulla cultura, lo sport e la socialità, ma soprattutto mettendosi in una posizione di ascolto e non di condanna, interrogandosi sui perché e su cosa manca, facendo in modo che i ragazzi si sentano parte integrante di una comunità e non una minoranza. Proprio partendo dalle scuole, si potrebbero incentivare workshop, progetti, eventi e manifestazioni sia temporanei che permanenti che mirino a potenziare momenti di scambio e di aggregazione giovanile non solo fra ragazzi ma con la cittadinanza tutta, mettendo al centro la loro creatività e generando azioni propedeutiche all’indirizzamento verso le scelte future in ambito lavorativo e scolastico. Vanno, inoltre, incentivati gli spazi di aggregazione giovanile e le occasioni di socialità con un piano strutturato che non sia “calato dall’alto” ma che porti i giovani al centro: il loro è un mondo in continua evoluzione, se non ci si mette in una posizione di ascolto, qualsiasi proposta rischia di essere già vecchia ed obsoleta. Occorre adottare una posizione di uditori nei confronti dei giovani, captando anche le richieste più silenziose e velate, se si vuole veramente cercare di porre rimedio a fenomeni che non sono altro che la manifestazione di forme di disagio. Se non si cambia punto di vista, si rischierà sempre di intervenire quando ormai è troppo tardi.