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L'appello

Indino (Silb): serve una data per la riapertura dei locali da ballo all'aperto

In foto: Gianni Indino, presidente SILB Emilia Romagna
Gianni Indino, presidente SILB Emilia Romagna
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 9 apr 2021 12:58
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Serve una data per la riapertura dei locali da ballo, almeno di quelli all’aperto. L’appello al Governo arriva dal presidente regionale del Silb, Gianni Indino. “Abbiamo bisogno di una data certa per cominciare a programmare – scrive –. Gli imprenditori della notte non possono continuare ad essere dimenticati, relegati all’angolo, in attesa di ciò che verrà mentre tutti gli altri competitor internazionali fanno incetta di prenotazioni“. Indino spiega che in Italia il 30% dei locali da ballo ha ormai deciso di chiudere i battenti ma “le discoteche storiche della Riviera romagnola sono pronte a riaprire per l’estate, a fronte di grandi investimenti per eventi e spettacoli di portata internazionale e di collaborazioni tra locali.” “Devono – aggiunge però – essere supportati da scelte che non affossino definitivamente la loro voglia di ripartire.” L’appello è rivolto anche all’Emilia Romagna affinché “si faccia portavoce delle difficoltà e insieme di certezze per gli imprenditori e i lavoratori in primis, ma anche per tutto l’indotto che ruota attorno al divertimento, agli eventi, allo spettacolo. Lasciare indietro questo settore, lasciarlo morire, sarebbe un delitto che pagherebbe l’intero territorio non solo quest’anno, ma anche in prospettiva futura“.

La nota di Gianni Indino (Silb)

“Si riaprano i locali da ballo, almeno all’aperto. Lo chiediamo a gran voce: abbiamo bisogno di una data certa per cominciare a prepararci – spiega Gianni Indino, presidente del SILB dell’Emilia Romagna e della provincia di Rimini -. Se poi dovessero intervenire problemi ce ne faremo una ragione, ma dopo un anno terribile per l’intero comparto dell’intrattenimento, è urgente poter subito programmare l’estate. Le discoteche sono aziende importanti e complesse, che non si riaprono riattivando semplicemente il contatore elettrico. I locali chiusi ormai da un anno hanno necessità di fare manutenzione, hanno necessità di programmare eventi e serate e di fare promozione in Italia e all’estero, hanno necessità di reperire il personale e stavolta non sarà facile, perché molti lavoratori hanno giocoforza dovuto reinventarsi in altri settori, dai servizi all’agricoltura all’edilizia, per sopperire alla mancanza di lavoro e a sostegni inadeguati.
Ora gli imprenditori sono nuovamente in grande apprensione per le voci che si susseguono e che vedono allontanarsi la possibilità di riaprire le proprie aziende. Nonostante voci autorevoli, a cominciare dai sindaci della Romagna, del Veneto, della Toscana e della Liguria, richiamino lo Stato a considerare una veloce apertura dei locali da ballo in vista di una stagione turistica che non può prescindere dall’offerta di intrattenimento, sembra che le istituzioni nazionali siano sorde ai richiami di un settore che, lo ricordiamo, in Italia vale 4 miliardi di fatturato con le sue 2.500 imprese con 50.000 lavoratori occupati. Per questo sarò presente all’Assemblea Straordinaria organizzata da FIPE in piazza a Roma martedì 13 aprile.
Gli imprenditori sono disperati, lo sento ogni giorno, e la rabbia aumenta ogni volta che si sentono studi e indagini riportare che i contagi in luoghi aperti sono irrisori, che in altre nazioni sta per riaprire tutto, che altrove si sperimentano soluzioni mentre noi non possiamo nemmeno programmare. Di proposte ne abbiamo fatte tante, impegnandoci anche ad intensificare le regole rispetto ai protocolli di sicurezza già imposti, ma non abbiamo trovato risposte. Capiamo benissimo che sia difficile comprendere l’importanza di questo comparto, eppure esso è fondamentale per il turismo, a maggior ragione sul nostro territorio da sempre vocato al turismo giovanile, oltre che per la socialità e lo svago delle persone, già fortemente provate da questo anno di isolamento anche sul piano psicologico.
L’estate scorsa la Regione Emilia Romagna ha permesso di riaprire i locali all’aperto seguendo i protocolli, quest’anno cosa farà? Non è ancora dato a sapersi. Confidiamo che la Regione possa essere ancora una volta vicino al nostro territorio permettendoci di lavorare. Anche perché quest’anno oltre ai protocolli di sicurezza abbiamo i vaccini. Il timore di affrontare il tema è palese, ma dobbiamo ammettere che per un periodo sarà obbligatorio convivere con questo virus.
Gli imprenditori della notte non possono continuare ad essere dimenticati, relegati all’angolo, in attesa di ciò che verrà. In giro per l’Italia il 30% dei locali da ballo ha già deciso di chiudere per sempre. Al momento la caparbietà dei nostri imprenditori e il radicamento di questo settore nella nostra economia li sta facendo desistere ancora da questa terribile scelta, ma la pazienza e le possibilità economiche non sono infinite. Le discoteche storiche della Riviera romagnola sono pronte a riaprire per l’estate, a fronte di grandi investimenti per eventi e spettacoli di portata internazionale e di collaborazioni tra locali. Insomma, i nostri si ingegnano, con lo spirito imprenditoriale che li ha sempre contraddistinti, ma devono essere supportati da scelte che non affossino definitivamente la loro voglia di ripartire.
Sentire parlare di isole greche Covid-free, di Baleari e Canarie da tutto esaurito, di Croazia, Turchia, Portogallo, Dubai, senza contare i luoghi più esotici, che stanno già raccogliendo milioni di prenotazioni mentre noi siamo ancora completamente al palo e carichi di incertezze, non fa che scoraggiare imprenditori già esausti. Spiace che i turisti europei non possano pensare al nostro territorio per prenotare le loro vacanze estive perché brancoliamo nell’incertezza. Il nostro territorio non può prescindere dal comparto: i giovani sono un target fondamentale che la Riviera non può perdere. Serve una visione, serve un aiuto da parte della Regione Emilia Romagna che si faccia portavoce delle difficoltà e insieme di certezze per gli imprenditori e i lavoratori in primis, ma anche per tutto l’indotto che ruota attorno al divertimento, agli eventi, allo spettacolo. Lasciare indietro questo settore, lasciarlo morire, sarebbe un delitto che pagherebbe l’intero territorio non solo quest’anno, ma anche in prospettiva futura”.