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Ancora troppi ragazzi a casa

Scuola. Tar del Lazio riconosce istanze dei Comitati: Governo riesamini chiusure

In foto: la "protesta degli zaini"
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 27 mar 2021 13:51 ~ ultimo agg. 19:08
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Il Tar del Lazio ha sospeso l’efficacia del Dpcm del 2 marzo scorso che ha disposto la didattica a distanza in tutte le scuole delle Regioni in “zona rossa”.  Il Tar stabilisce che la Presidenza del Consiglioriesamini le misure che, sulla base del Dpcm del 2 marzo (al momento comunque ancora in vigore), hanno comportato l’automatica chiusura in zona rossa di tutte le scuole di ogni ordine e grado con il ricorso alla didattica a distanza. La domanda cautelare era stata presentata da un gruppo di genitori e di studenti e del Comitato “A Scuola!” di cui fa parte anche il comitato riminese “Per la scuola in presenza- Ragazzi a scuola”, promotore della cosiddetta “Protesta degli zaini”.

Inoltre il Tar del Lazio ha accolto la domanda cautelare formulata dai genitori del Comitato Ri(n)corriamo la scuola di Firenze contro il DPCM 2 marzo 2021 relativamente alla chiusura delle scuole in zona gialla e contro l’attivazione ingiustificata della Dad al 50% per le scuole superiori disposta dallo stesso DPCM.

Per entrambi i ricorsi, il TAR Lazio ha ordinato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di riesaminare le misure impugnate entro il 2 aprile 2021, riconoscendo che esse “non appaiono supportate da una adeguata istruttoria”.

Come premessa il Comitato riminese invita a considerare quanto annunciato dal Governo non si possa considerare, numeri alla mano, una riapertura: “In Emilia Romagna, quasi 1 milione e quattrocentomila adolescenti e universitari resteranno reclusi in casa, a fronte di 365mila studenti che potranno andare in presenza. Nella provincia di Rimini, a quasi 106 mila sarà imposto il prolungamento della Dad, mentre solo a poco più di 27 mila sarà consentito tornare in aula“.

Nel merito dei pronunciamenti, spiega il Comitato, “il Collegio giudicante ha rilevato come dai verbali del CTS e dagli altri documenti prodotti in giudizio dall’Avvocatura dello Stato “non emergano indicazioni specifiche ostative alla riapertura delle scuole”.

Infatti il TAR ha riconosciuto fondate le ragioni dei ricorrenti fiorentini i quali hanno sostenuto che “non esistono evidenze scientifiche solide e incontrovertibili circa il fatto che il contagio avvenuto in classe influisca sull’andamento generale del contagio, che l’aumento del contagio tra i soggetti in età scolastica sia legato all’apertura delle scuole, che la c.d. variante inglese si diffonda maggiormente nelle sole fasce d’età scolastiche”.

Il TAR sembra suggerire al governo la strada da seguire, là dove evidenzia come il CTS non abbia “valutato la possibilità, nelle zone rosse, di disporre la sospensione delle attività didattiche solo per aree territoriali circoscritte, in ragione del possibile andamento diversificato dell’epidemia nella regione”. L’automatismo della misura applicata sull’intero territorio regionale classificato “zona rossa”, lascia dunque perplesso anche il TAR: per la sua rigidità e assolutezza, esso appare incompatibile, infatti, di per sé, con i limiti di proporzionalità e adeguatezza cui devono soggiacere anche i provvedimenti emergenziali.

Spetta al Governo ora chiedere conto al CTS delle ragioni che lo hanno indotto a chiedere l’adozione di una siffatta drastica misura, misura che sta moltiplicando le diseguaglianze sociali e inducendo gravi danni alla salute fisica e psichica dei più giovani”.

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