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Le voci di ragazzi e famiglie

Fateci tornare a scuola! Lo sconforto di genitori e ragazzi

In foto: il cartellone
il cartellone
di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 3 mar 2021 12:56 ~ ultimo agg. 18:33
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Ennesimo stop delle scuole in Emilia-Romagna, che ha gettato nello sconforto e nella preoccupazione tanti, suscitando numerose reazioni. Un alternarsi di chiusure e aperture che in questo ultimo anno ha notevolmente provato studenti, insegnanti e famiglie di cui abbiamo raccolto ancora una volta commenti e riflessioni (e continueremo a farlo).

Roberta, mamma di un ragazzo di prima liceo, ci scrive: “Sogni e speranze rimbalzano da una parete all’altra della stanza e trovano una via d’uscita solo quando si aprono le finestre per il cambio dell’aria. In Dad per precauzione, ma la precauzione ha come scopo quello di evitare danni, e allora è necessario identificarli questi danni, identifichiamoli tutti però!

Abituata a ragionare per immagini mi immagino il centro direzionale che sceglie se e come riaprire le scuole superiori come un cerchio, formato da un politico accanto ad una psicologa, una politica seduta accanto ad un sociologo, qualche altro politico (mettiamone due o tre dai) e un’antropologa …a chiudere il cerchio un paio di genitori con figli adolescenti, carta, penna e mascherina per tutti, empatia, visione e lungimiranza portate da casa.

Ad oggi i mezzi pubblici (mi riferisco al nostro territorio) hanno funzionato bene, così come l’organizzazione creata all’interno dei vari istituti e il rispetto delle regole da parte degli studenti.

Diamo fiducia ai nostri ragazzi perché è l’unica maniera per insegnare loro ad avere fiducia e in questo momento ce n’è davvero tanto bisogno”.

Poi c’è T., mamma di tre figli, che preferisce rimanere anonima, ma che ci tiene a far sentire la sua voce e la sua preoccupazione: “Per la mia famiglia l’incertezza, la disorganizzazione e il disinteresse istituzionale che ruotano attorno alla scuola, sono stati una vera e propria spinta dentro all’abisso. Ho due figli di 14 e 15 anni. Il più piccolo già aveva difficoltà a causa della dislessia e s’è sentito, a primavera, improvvisamente abbandonato dalla scuola. La tensione derivante dal ritrovarci tutti a lavorare e studiare in una piccola casa e dall’aver perso tutti i punti di riferimento esterni – sport, scout – lo ha portato ad avere enormi difficoltà a dormire e aggressività verso la famiglia. Siamo riusciti a finire l’anno per miracolo, poi a settembre il contesto scolastico è diventato persino più incerto e il ragazzo è piombato nella depressione. Per fortuna la neuropsichiatria infantile ci sta supportando. Nel frattempo, l’altro figlio, che amava moltissimo la scuola, è sempre più demotivato sullo studio e triste per la situazione a casa. Gli insegnanti ci sono vicini, ma i ragazzi non sono più quelli di prima. Molti sono demotivati, disabituati al contesto della scuola, alcuni traumatizzati. Non ho commenti né soluzioni sulla situazione pandemica, ma certo stare a casa non è un bagno di salute”.

Per favore, fateci tornare a scuola!”, scrive Samuele, 14 anni, preparando anche uno striscione per la manifestazione di sabato. “In questo periodo i ragazzi che frequentano le scuole superiori, le scuole medie e le scuole elementari stanno letteralmente impazzendo perché di continuo si alterna la didattica in presenza e la didattica a distanza. In passato si era deciso di distanziare i banchi, di imporre limiti di distanza tra i ragazzi, indossare sempre la mascherina e di non prestarsi le cose a vicenda. Visto che sono stati imposti questi limiti che senso ha allora la didattica a distanza? Inoltre se le persone possono andare al supermercato, possono andare a fare passeggiate (spesso non indossando la mascherina), possono andare al lavoro perché solo i ragazzi, che devono ancora imparare le cose fondamentali che gli serviranno nella vita, subiscono queste restrizioni?”.