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"Fermi da un anno"

Lavoratori dello spettacolo e della cultura scendono in piazza per protestare

In foto: Il teatro Galli, uno dei luoghi simbolo della cultura @foto Migliorini
Il teatro Galli, uno dei luoghi simbolo della cultura @foto Migliorini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 22 feb 2021 16:35
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Ventitre febbraio 2020-23 febbraio 2021. Un anno esatto dal blocco totale del mondo dello spettacolo e della cultura causato dalla pandemia. Per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore, un anno di profonda precarietà, disoccupazione, assenza totale di prospettive. Centinaia di migliaia di persone stanno sopravvivendo a stento con l’elargizione delle “misure tampone” adottate dal Governo, ma che non sono certamente sufficienti, né tantomeno risolutive.

Rimini si unisce alla manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo e della cultura: martedì 23 febbraio, dalle ore 15, in piazza Cavour di fronte al Teatro Galli, sarà allestito un presidio, in contemporanea con altre 20 piazze italiane. La manifestazione è aperta a tutta la cittadinanza, ma l’invito rivolto in particolare a chi lavora nel mondo dello spettacolo e della cultura è quello di portare con sé uno strumento del proprio lavoro, e di contribuire con interventi artistici. “Mai come in occasione di questa triste ricorrenza è giunto il momento di fare sentire la propria voce e di richiedere misure concrete e rapide per la ripartenza dell’unico settore ad oggi ancora fermo. Il primo a chiudere e l’ultimo a riaprire, e la data di riapertura non è ancora in calendario”, dicono gli organizzatori.

Intanto oggi, lunedì 22 febbraio, i teatri comunali di Rimini aderiscono all’iniziativa lanciata da U.n.i.t.a. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) che ha invitato i teatri italiani a illuminare i propri edifici dalle 19.30 alle 21.30. Un’azione simbolica e di solidarietà verso artisti, lavoratori e pubblico, che vuole riaccendere l’attenzione per chiedere al Governo e alla cittadinanza, nelle istanze di Unita, che si torni immediatamente a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo, che lo si torni a nominare, che si programmi e si renda pubblico un piano che porti prima possibile ad una riapertura in sicurezza di questi luoghi. Si illuminano le facciate dei teatri che pure hanno ospitato negli ultimi 12 mesi un’attività di prove, ricerca e spettacoli in streaming, ma che dovranno pienamente tornare a essere “ciò che da 2.500 anni sono sempre stati – scrive Unita – piazze aperte sulla città, motori psichici della vita di una comunità”.