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Scuola. Le considerazioni di una mamma: serve il coraggio della politica

Il dibattito sulle scuole superiori, ancora malinconicamente chiuse in quasi tutta Italia, non si placa. In redazione ci sono arrivate le considerazioni di una mamma, Jessica Valentini.  “Per me – scrive – la scuola è prioritariamente luogo di costruzione della identità di un individuo” “attraverso le relazioni. Relazioni con i coetanei e con adulti terzi rispetto alla famiglia, che non sempre è in grado di offrire opportunità“. Secondo Jessica “questa opportunità, fornita dall’essere parte di una comunità, viene a mancare con la didattica a distanza“. A rischiare di più, spiega, sono “i più fragili, i disabili, i ragazzi privi o con insufficiente supporto parentale, senza integrazione scolastica, che mettono a repentaglio la propria stessa futura integrazione sociale“. Che fare allora? “Comprendo – scrive Jessica – che molti siano preoccupati per il rischio contagio e qualità della vita scolastica dei figli tra mascherine e distanziamento, ma ora serve il coraggio degli Adulti. E il coraggio della Politica.

Jessica è intervenuta anche nella trasmissione Tempo Reale

Le riflessioni di Jessica Valentini

Mia nonna, nata nel 1925, poté andare a scuola solo fino ad 8 anni, poi iniziò a lavorare come domestica e la domestica fece per tutto il resto della sua vita.
Non poté scegliere, a differenza di molti suoi coetanei con famiglie benestanti.

Dico questo perché il diritto all’educazione è stato formalmente riconosciuto per la prima volta solo nel 1948, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo . Quindi è una conquista molto recente, sono poco più di 70 anni.

La diamo per scontata, ma così non è. Ancora in molti paesi il diritto all’educazione non è garantito.

Partendo dall’assunto che tale diritto non possa essere soppresso in quanto diritto umano fondamentale, mi sono domandata se la didattica a distanza lo garantisca. E mi sono risposta di no, non lo garantisce.
La risposta ovviamente cambia a seconda di cosa si intenda per fare scuola.
Per me la scuola è prioritariamente luogo di costruzione della identità di un individuo.
Come? Attraverso le relazioni. Relazioni con i coetanei e con adulti terzi rispetto alla famiglia, che non sempre è in grado di offrire opportunità. Anzi, in molti casi può costituire un limite difficilissimo da superare.
Lo sviluppo di un individuo passa attraverso la socializzazione, il confronto fra pensieri e stili di vita diversi, la contaminazione e, infine, l’esercizio del diritto di uguaglianza e di pari opportunità.
Così, nelle classi, si impara a sviluppare la capacità di adattamento, a elaborare le frustrazioni, a collaborare con i compagni. Si matura, si cresce. Questa opportunità, fornita dall’essere parte di una comunità, viene a mancare con la didattica a distanza, anche ammesso e non concesso che essa riesca a fornire un’ottima istruzione.
Ma se tutti i ragazzi pagano a caro prezzo il sacrificio del vissuto personale in termini di opportunità. I più fragili, i disabili, i ragazzi privi o con insufficiente supporto parentale, senza integrazione scolastica, mettono a repentaglio la propria stessa futura integrazione sociale.
Lo dicono i dati raccolti sulla dispersione scolastica.

Si pone oggi, quindi, grazie alla pandemia, la necessità e l’opportunità di riconsiderare il valore dell’educazione scolastica.

Comprendo che molti siano preoccupati per il rischio contagio e qualità della vita scolastica dei figli tra mascherine e distanziamento, ma ora serve il coraggio degli Adulti.
E il coraggio della Politica.