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Racconti del servizio civile

Mettersi al servizio: la testimonianza di Bianca con l'APG23

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 7 gen 2021 15:37 ~ ultimo agg. 15 gen 14:42
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Continuano i racconti dei volontari del servizio civile. Oggi leggiamo la storia di Bianca

biancaMi chiamo Bianca, ho 23 anni e nella mia mente ho sempre avuto l’idea di fare, prima o poi, servizio civile.

Sono una cosiddetta “figlia di comunità”, i miei genitori fanno parte dell’Associazione praticamente da trent’anni e io ho sempre vissuto circondata da persone diverse, alcune che si fermavano per più tempo, altre per poco. Per me era la normalità, ho capito solo dopo che in realtà la maggior parte delle famiglie non vive allo stesso modo, che essendo sette in casa venivamo considerati numerosissimi, che non per tutti la famiglia era un concetto così “aperto”.

Fatto sta che dopo la fine della triennale in Servizio Sociale a Urbino decido di realizzare davvero questa idea. Inizialmente ho guardato progetti di altre associazioni ma poi solo quelli della Papa Giovanni mi permettevano di mettermi realmente a servizio degli altri in maniera totale e mi attiravano. Nella mia mente c’era sempre stato il desiderio di lavorare insieme alle persone con disabilità, ma poi mi sono detta “perché non ti metti in gioco in un campo con cui non hai mai avuto a che fare?” ed è così che mi sono candidata per il progetto “Oltre la strada c’è la vita” presso la casa di prima accoglienza per donne vittime di tratta “Maria Maddalena” a Rimini.

Strada nuova, è vero, ma che in fondo trovavo molto coerente con le mie convinzioni personali e morali che ho sempre avuto e che con il tempo mi sto formando sempre di più. Mi considero femminista, e mi arrabbio parecchio quando questo movimento viene considerato al pari del maschilismo, quando si crede che voglia la superiorità della donna sull’uomo e non si capisce che invece combatte per avere riconosciuta la parità tra le persone (ma non è questo il luogo per fare uno dei miei discorsi sulla storia dei femminismi). Quale miglior posto allora per mettere in pratica queste mie convinzioni, per mettermi in discussione e formarmi ancora di più come persona?

Ed è proprio ciò che sto facendo, nonostante il periodo di stop dato dall’emergenza coronavirus in cui siamo (che mi ha comunque permesso di mettermi a servizio in altro modo) nonostante la timidezza e insicurezza che mi contraddistinguono sono proprio soddisfatta della scelta presa. Con il tempo ho imparato a conoscere le ragazze che vivono la casa ed ho acquisito un pochino della loro fiducia, mi sono cimentata nel ruolo, a me nuovo, di insegnante di italiano arrivando ad avere anche delle piccole soddisfazioni, sto imparando le canzoni che cantano con gioia durante il momento della preghiera mattutina, mi sto impratichendo anche in molte cose del mondo degli adulti, quali sono le procedure per prendere il medico di base per esempio,  dov’è la scuola di italiano per stranieri, quali visite vanno fatte durante una gravidanza.

Parallelamente a queste competenze più pratiche sto imparando anche a lasciarmi trasportare dall’esuberanza delle ragazze in casa, ma anche dalla fragilità dovuta alla loro storia, a capire quando hanno voglia di parlare e confidarsi (con un misto di italiano e inglese che, ammetto, un po’ fa ridere) o quando invece vogliono solo rimanere sole. Sto imparando a far rispettare le regole della casa senza sentirmi in colpa se qualcuno si arrabbia o la prende male, sto capendo che sbagliare non è sempre irrimediabile.

Sono a disposizione, e mi rendo conto che per quanto le ragazze mi vogliano bene e lo dimostrino sono una presenza necessaria in questo momento, ma non indispensabile. So che in questo momento delle loro vite sono utile, ma che con il tempo ognuna di loro troverà la propria indipendenza. Auguro loro di costruirsi una vita dove non debbano più essere schiave di padroni che le vedono solo come merce per fare soldi, ma si rendano conto che hanno valore in quanto persone.

Il mio anno di Servizio non è ancora finito, ho ancora tanto da imparare, ma trovo sia proprio questo lo spirito con cui fare Servizio Civile, non sono io la protagonista ma, in questo caso, lo sono le ragazze, è per loro che metto a disposizione il mio tempo, è a loro che mi affianco e da cui traggo energia. Ed è con questo spirito che spero che molti altri ragazzi scelgano di spendere un anno della loro vita, ne usciranno sicuramente arricchiti e cresciuti.

Bianca

Operatrice volontaria in servizio civile presso la Casa per ragazze Santa Maria Maddalena di Rimini (Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII)