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Le motivazioni del diniego

Manifesti contro la pillola abortiva, la Giunta di Rimini non autorizza

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 16 dic 2020 15:23
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Rimini sceglie di non autorizzare i manifesti contro la pillola abortiva diventati in questi giorni un caso che ha diviso l’opinione pubblica nazionale.

Nei giorni scorsi l’Associazione Pro Vita & Famiglia ha presentato domanda all’ufficio affissioni del Comune per la diffusione di 100 manifesti nell’ambito della campagna nazionale di sensibilizzazione contro l’uso della pillola abortiva RU 486. La Giunta Comunale di Rimini con apposita delibera ha deciso di optare per il diniego.

Il manifesto infatti presenta una donna stesa per terra dopo aver addentato una mela, con la frase che campeggia in alto: Prenderesti mai del veleno? STOP ALLA PILLOLA ABORTIVA RU486 Mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo.

La motivazione del diniego della Giunta è nella modalità di comunicazione dei messaggi, già rimossi in città come Milano e Bergamo. Lo stesso sindaco di Bergamo Gori era intervenuto puntualizzando che non si trattava di una censura sulle posizioni delle associazioni Pro Vita, ma sul messaggio specifico del manifesto.

La Giunta Comunale di Rimini condivide le motivazioni di Bergamo e Milano per cui “il farmaco – RU486 – è sicuro e approvato dall’Aifa, i manifesti mirano a ingenerare allarme per la salute e la vita delle donne che ne fanno uso”.

La delibera cita l’articolo 46 del Codice dell’Autodisciplina della Comunicazione Pubblicitaria, dove si legge che i messaggi di comunicazione sociale non possono: “sfruttare indebitamente la miseria umana nuocendo alla dignità della persona, né ricorrere a richiami scioccanti tali da ingenerare ingiustificatamente allarmismi, sentimenti di paura o di grave turbamento; colpevolizzare o addossare responsabilità a coloro che non intendano aderire all’appello; presentare in modo esagerato il grado o la natura del problema sociale per il quale l’appello viene rivolto”.

I promotori di questi messaggi di comunicazione sociale, ricorda la Giunta, possono esprimere liberamente le proprie opinioni sul tema trattato, ma deve risultare chiaramente che trattasi di opinioni dei medesimi promotori e non di fatti accertati. La definizione di “veleno” per un farmaco approvato dall’Ema e dall’Aifa, giudicato quindi sicuro dalle massime autorità in materia, rappresenta quindi una comunicazione falsa, fuorviante e ingannevole e non sostenuta da fatti accertati. Al netto delle considerazioni in merito all’utilizzo del farmaco che rientrano nel campo delle scelte più private dell’individuo, per la Giunta questa pubblicità costituisce quindi una comunicazione distorsiva della realtà, volta a disincentivare l’uso della pillola creando un falso allarmismo.

La difesa della vita è un tema complesso e delicato che, ovviamente, va ben oltre la discussione sulla legittimità o meno dello slogan di un singolo manifesto. Sulla gestione della RU 486 in Italia lo stesso sindaco Gori esprime perplessità in un dialogo a distanza col direttore di Avvenire.