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intervista post vaccinazione

Il dottor Paolizzi: vogliamo testimoniare che il vaccino è sicuro

In foto: il dottor Paolizzi (foto Migliorini)
il dottor Paolizzi (foto Migliorini)
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 27 dic 2020 16:22 ~ ultimo agg. 28 dic 13:04
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Dopo l’infettivologo Carlo Biagetti, è stato il primo medico riminese ad essere vaccinato. Il dottor Corrado Paolizzi, medico di base con tante persone anziane tra i suoi assistiti, si è recato in Fiera, insieme agli altri medici e operatori sanitari, per ricevere la prima dose di vaccino. Lo abbiamo intervistato poco dopo la somministrazione del vaccino Pfizer. “Oggi credo sia una bellissima giornata – ha dichiarato -. L’inizio di una via fondamentale nella lotta a questa malattia, che ha mietuto tante vittime, tra i civili e anche tra noi medici di base. Oggi abbiamo voluto dare un chiaro segno che il vaccino è sicuro. Spero appena sarà possibile vedere la ressa di persone che verrà a vaccinarsi“.

Il dottor Paolizzi, o come ama definirsi e dutor dla mutua, ha inviato un messaggio a tutti i suoi pazienti.

Cara e caro Paziente,
il concetto che “le persone hanno bisogno più di buoni esempi che ti buoni maestri”
e che questi ultimi vengono ascoltati con maggiore attenzione quando sono anche testimoni di ciò che vogliono insegnare, nella storia è stato ripreso più volte, adattato al pensiero di cui si voleva far partecipi gli interlocutori.
Così hanno fatto persone ben più autorevoli di me come Paolo VI ed il presidente Pertini. Ed allora faccio mie le parole che le persone hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. Oggi è una bellissima giornata per la nostra città, per la nostra regione, per il nostro Stato, e speriamo per il mondo intero.
*Oggi mi sono vaccinato contro il covid 19*. Quando è stata raccolta la volontarietà da parte degli operatori sanitari di sottoporsi alla vaccinazione contro il covid19, ho ritenuto doveroso aderire e non dico entusiasticamente perché dalla testa non riesco a togliermi il pensiero delle tante persone, pazienti e colleghi, che si sono ammalati e perfino morti. Non posso e non voglio dimenticare le persone morte senza il conforto della presenza degli affetti della vita, e non posso che commuovermi ed arrabbiarmi pensando ai tanti Colleghi morti per adempiere al proprio dovere. Ma oggi non è la giornata delle polemiche.
Io sono un *medico di famiglia*, altre definizioni non mi piacciono, e non posso non pensare al gravoso impegno che mi ha visto profondere in questi ultimi 10 mesi di questo maledetto 2020, ovviamente non da solo ma insieme ai tanti altri Colleghi del territorio e dell’ospedale, colleghi medici di famiglia, colleghi della guardia medica, colleghi del USCA. Come ebbi occasione di rispondere ad un noto politico italiano, l’assistenza sanitaria è e deve essere un concerto fatto di Medici, Infermieri, OSS, biologi, psicologi, degli OSPEDALI e del TERRITORIO, tenendo però sempre presente la massima che le battaglie, anche quelle tremende si vincono negli ospedali, ma le guerre si vincono insieme sul territorio. Ed allora volendo immaginare questa giornata come una battaglia vinta, vorrei dedicare questa alla mia famiglia a cui devo tutto; ai miei Colleghi che come me si impegnano quotidianamente verso i propri pazienti e che con le loro intuizioni, condivise tra noi, cercano di elevare sempre più la qualità della lotta a questo virus. E vorrei dedicarla a tutti i miei pazienti nella speranza che sanitariamente vedano in me sia un “maestro” che un esempio, e per l’atto di oggi della vaccinazione, un esempio da imitare.Concludo con una raccomandazione; quella di oggi è solamente una battaglia, ne seguiranno altre più importanti, ma nessuno si sogni di abbandonare quella dell’uso corretto delle mascherine e dei comportamenti saggi.