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Arginare il virus

Covid. Fondazione Gimbe: sovrastimati effetti delle misure

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 17 dic 2020 16:46 ~ ultimo agg. 16:47
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Diminuiscono in Emilia Romagna i casi testati ma anche gli attualmente positivi e la percentuale di incremento di nuovi contagi ma soprattutto scende sotto la soglia di allerta il riempimento delle terapie intensive (28%). Resta invece preoccupante l’occupazione di posti letto di pazienti covid in area media, ancora al 50%. Sono questi gli indicatori pubblicati dalla Fondazione Gimbe e relativi alla settimana tra il 9 e il 15 dicembre. Gli indicatori nazionali vedono invece: 

• Decessi: 4.617 (-5,4%)
• Terapia intensiva: -342 (-10,2%)
• Ricoverati con sintomi: -2.739 (-9,1%)
• Nuovi casi: 113.182 (-17,1%)
• Casi attualmente positivi: -70.222 (-9,5%)
• Casi testati -88.423 (-16,1%)
• Tamponi totali: -162.837 (-12,9%)

Secondo il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, benché si confermi un rallentamento del contagio, il dato è viziato da un calo del 16,15 dei casi testati. L’effetto delle misure di mitigazione sarebbe quindi sovrastimato. Sicuramente le misure restrittive introdotte dal DPCM 3 novembre 2020 hanno frenato la diffusione del contagio – continua il Presidente – ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita ad un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane, suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire.
Anche sul fronte ospedali– spiega Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione GIMBE – l’entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi. Il picco della seconda ondata per i ricoverati con sintomi è stato raggiunto il 23 novembre (n. 34.697) e in 22 giorni si è ridotto del 26,9%, quello delle terapie intensive il 25 novembre (3.848) e in 20 giorni si è ridotto del 28,1%. “Peraltro non è possibile definire – prosegue Gili – quanto la ridotta pressione su ricoveri e terapie intensive sia un effetto delle misure di contenimento e quanto dipenda invece dall’elevato tasso di mortalità dei pazienti ospedalizzati”. In ogni caso, la soglia di occupazione da parte di pazienti COVID supera il 40% nei reparti di area medica in 10 Regioni e oltre il 30% nelle terapie intensive in 14 Regioni.
Infine, continua inesorabilmente a salire il numero dei decessi: 4.617 morti nell’ultima settimana, oltre 20.000 nell’ultimo mese e più di 31.000 quelli della seconda ondata dal 1 settembre. L’Italia è al primo posto in Europa per decessi totali da COVID-19 (n. 65.857) e per tasso di letalità (3,5%).

Nell’imminenza delle festività natalizie – continua Cartabellotta – a fronte di dati tutt’altro che tranquillizzanti, le (in)decisioni politiche continuano ad essere condizionate conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia“. Secondo la Fondazione quindi, Governo e Regioni hanno tentennato troppo nell’introdurre le restrizioni e le hanno poi allentate troppo frettolosamente.
In questo scenario – conclude Cartabellotta – la serrata di Natale è l’unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell’influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti-COVID. Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla“.