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Lettera di messa in mora

Concessioni balneari, la Commissione Europea avvia procedura di infrazione

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 3 dic 2020 18:06 ~ ultimo agg. 19:18
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La Commissione Europa ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per le norme sulle concessioni balneari: l’estensione delle concessioni fino al 2033 sarebbe infatti in contrasto col diritto europeo. Il primo passo è stato l’invio di una lettera di costituzione in mora.

“Gli Stati membri – spiega una nota della Commissione – sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (ad esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L’obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse”.

In una sentenza del 14 luglio 2016 emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che” la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione. L’Italia non ha attuato la sentenza della Corte. Inoltre l’Italia da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione“.

La Commissione ritiene che “la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’UE, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della Corte di Giustizia sopra menzionata e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane”.

L’Italia ora ha due mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

Il riminese Roberto Biagini, del Coordinamento Nazionale Mare Libero, parla di “Gravi responsabilità di una politica bipartisan che rischia di far pagare a tutti gli italiani le conseguenze della conservazione dolosa dei privilegi garantiti per anni ai balneari con promesse farlocche e disposizioni legislative emanate dal 2016 in avanti in palese violazione delle norme euro-unitarie e della sentenza della Corte di Giustizia del 14 Luglio 2016. Non vorrei essere nei panni di quei funzionari comunali, alla luce di questa ulteriore messa in mora, che già erano consapevoli di estendere illegittimamente con i famosi “timbri ricognitori” le concessioni al 2033. Mi auguro che Rimini non si accodi a questa vergogna se non altro perché il dirigente, a differenza del parlamentare che non paga mai di tasca sua per le scelleratezze commesse, potrebbe incorrere certamente in responsabilità erariali, e non solo, a causa del proprio operato”.