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Sanificazioni e criminalità. Fiamme Gialle sequestrano azienda

repertorio

“Il coronavirus è un buon affare”. A vantarsene al telefono con i suoi complici un pregiudicato di origine napoletana, diventato socio occulto di una azienda di sanificazioni che operava tra Rimini e Pesaro. L’intercettazione telefonica è finita al centro dell’inchiesta delle fiamme gialle riminesi, ribattezzata “Dirty Cleaning”, pulizie sporche. Quattro gli indagati per intestazione fittizia di beni, tra cui lui, il pregiudicato partenopeo, E.S. le sue iniziali, che per anni è stato sottoposto a sorveglianza speciale perché ritenuto socialmente pericoloso e coinvolto nel 2014 nell’operazione antidroga Drugstore, oltre ad essere vicino al clan camorristico dei Di Lauro.

Stando al quadro accusatorio, nell’aprile scorso, in pieno lockdown, l’indagato aveva messo le mani su un’azienda molto attiva a Rimini, Pesaro e Urbino, che si occupa di sanificare auto, negozi e hotel. Grazie alla complicità di una cosiddetta testa di legno, a cui era intesta la ditta, il pregiudicato intascava gli utili e rilasciava certificazioni e fatture. Un’attività alquanto remunerativa, che lo aveva spinto a dire che “con il Covid si fanno i soldi”. Le indagini dei finanzieri riminesi, coordinate dal sostituto procuratore Paola Bonetti, hanno permesso di interrompere il meccanismo illecito. Sono scattati così i sigilli alla società di sanificazione e bloccati i conti correnti in esecuzione del decreto di sequestro preventivo disposto dal gip del tribunale di Rimini.