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Mercato annullato. Fiva e Anva: da amministrazione ultimatum inaccettabile

In foto: il mercato a Riccione
il mercato a Riccione
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 20 nov 2020 15:37
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Situazione tesa a Riccione dopo la cancellazione del mercato di questa mattina in piazza Unità. “Se il mercato settimanale di Riccione non si è svolto non è per colpa dei commercianti, ma di un’amministrazione locale che ha preferito lasciare a casa 280 operatori con i loro dipendenti anziché provvedere alla sicurezza degli accessi alla zona mercatale”. A parlare sono il presidente provinciale di FIVA-Confcommercio, Nicola Angelini e il presidente provinciale di ANVA-Confesercenti, Pierangelo Domeniconi. “ Una cosa che riteniamo gravissima soprattutto perché frutto di un vero e proprio ultimatum del giorno prima: o pagate la sicurezza, o il mercato non si fa”.

I due presidenti di categoria spiegano come, a fronte delle nuove regole imposte, altri comuni si sono fatti carico delle spese aggiuntive per gli steward che monitorino gli ingressi mentre “il Comune di Riccione ha tenuto un comportamento negativo e inspiegabile, pretendendo di scaricare i maggiori costi sugli ambulanti. Ricordando che il Comune istituisce e gestisce i mercati, che hanno anche una valenza sociale perché permettono a tutti i cittadini di avere luoghi all’aperto fruibili, sicuri e vicini per fare acquisti, riteniamo che non possa esimersi dai costi per la sicurezza degli accessi all’area”.

Angelini e Domeniconi spiegano che martedì l’amministrazione ha fatto sapere di non essere riuscita a reperire volontari per vigilare sugli accessi e ci ha chiesto di richiedere preventivi ad alcune agenzie per questo servizio. “Preventivi arrivati mercoledì pomeriggio e valutati troppo gravosi da pagare per operatori che già per ogni giornata di lavoro corrispondono le imposte sul suolo pubblico e rifiuti, che già si occupano della sanificazione e della sicurezza delle loro postazioni e che sono già fortemente provati da un netto calo degli incassi dovuto alla scarsità di affluenza e alla risicata capacità di spesa dei clienti in questo periodo di pandemia“.

Nella riunione indetta per giovedì alle 13, abbiamo spiegato le nostre difficoltà e le perplessità per la proposta avanzata dall’amministrazione di inserire questa “quota sicurezza” nei prossimi bollettini Cosap. Anche perché nessuno può sapere se la Zona Arancione finirà davvero il 3 dicembre o verrà prorogata e dunque nessuno può sapere quanti mercati andranno fatti in questa condizione, con il rischio che la spesa si sommi per tante settimane lievitando a dismisura. Nessun accordo era stato sottoscritto al termine della riunione, nella quale era stato chiesto un po’ di tempo per un confronto con i soci su una questione così delicata. Arrivati subito alcuni dinieghi a questo aumento dei costi e data l’impossibilità di contattare il resto degli associati a causa dei tempi strettissimi, nel pomeriggio abbiamo avvertito l’amministrazione, che anziché farsi carico della sicurezza ha preferito chiudere il mercato prendendosi la responsabilità di lasciare a casa i lavoratori e avvantaggiando di fatto gli altri canali commerciali”.

Una forzatura – concludono FIVA E ANVA – considerata non accettabile “dopo che alla riapertura dal lockdown di primavera avevamo fatto di tutto per venire incontro alle problematiche, reclutando volontari tra i commercianti, restringendo le aree e cambiando la collocazione dei banchi con una forte penalizzazione di molti operatori. Non possiamo credere che Riccione, non certo parca nelle iniziative e negli eventi, non riesca a far fronte ad una cifra così esigua per la sicurezza. Per questo mercato cancellato, chiederemo il rimborso delle imposte Tari e Cosap. In vista di venerdì prossimo torneremo ad incontrarci per trovare un accordo che possa soddisfare tutti, ma che non può arrivare sotto forma di ultimatum