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Lavoro e fatturato a rischio

Pubblici esercizi, il grido d'allarme arriva in piazza a Bologna

In foto: Gaetano Callà
Gaetano Callà
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 22 ott 2020 19:32
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Le associazioni di categoria dei pubblici esercizi con in testa la Fipe accenderanno un riflettore sulla loro difficile situazione mercoledì 28 ottobre alle 11.30, quando i gestori dei locali occuperanno contemporaneamente le piazze di 10 città italiane capoluoghi di regione – Firenze, Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Catanzaro. A Bologna ci sarà anche una rappresentanza riminese. Sarà una manifestazione dal valore simbolico ma comunque di grande impatto visivo, nel pieno e assoluto rispetto di ogni normativa, soprattutto sanitaria.

Obiettivo: ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e 200mila addetti e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid19, nel nostro Paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno.

“Comprendiamo l’emergenza sanitaria e la gravità del momento – spiega il presidente di FIPE della provincia di Rimini e vicepresidente regionale, Gaetano Callà – ma coniugare sicurezza e lavoro è possibile e deve essere l’obiettivo principale del governo e di tutta la politica. In questi mesi abbiamo investito tanto in sanificazioni, dispositivi di protezione per lavoratori e clienti e misure di sicurezza all’avanguardia. Sono stati fatti sacrifici importanti, con senso di responsabilità e attenzione al bene comune, siglando protocolli e rispettando le regole. La categoria sta pagando un conto economico salatissimo e le conseguenze rischiano di essere drammatiche. Chiediamo dunque alle istituzioni di tener conto dei sacrifici degli operatori prevedendo strumenti concreti e adeguati incentivi per risollevare il comparto. E’ necessario tutelare un settore che rappresenta un’autentica ed indiscussa eccellenza. Scendiamo in piazza per evidenziare pubblicamente, una volta di più, questa situazione senza precedenti. Misure che servono immediatamente per evitare si concretizzino le stime dei nostri Uffici studi, che per la fine dell’anno nel nostro settore ipotizzano la chiusura sul territorio nazionale di 50mila aziende e la perdita di 350mila posti di lavoro. Se dovesse accadere sarebbe una pesante sconfitta per tutti, politica, economia e società”.