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Fondazione Gimbe: dpcm insufficiente ad arginare la crescita di contagi

repertorio

Nella consueta analisi settimanale dell’epidemia, la Fondazione Gimbe propone alcune riflessioni sugli effetti delle misure del recente Dpcm sulla curva del contagio. “Il loro effetto sulla flessione della curva dei contagi sarà minimo – spiega il presidente Nino Cartabellotta – sia perché le misure non sono state “tarate” su modelli predittivi a 2 settimane, sia perché le blande misure dei primi due DPCM sono già state neutralizzate dalla crescita esponenziale della curva epidemica”. L’impatto dell’introduzione di differenti misure di contenimento sul valore di Rt è oggetto di un recente studio – pubblicato su Lancet Infectious Diseases da ricercatori dell’Università di Edimburgo – che ha analizzato dati da 131 Paesi. “In relazione ai risultati ottenuti dall’introduzione di ciascuna misura di contenimento – spiega Renata Gili, responsabile della Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – è stata stimata l’efficacia sul valore di Rt di quattro possibili gruppi di interventi a 7, 14 e 28 giorni. Se da un lato gli effetti dipendono dal numero e dalla tipologia di restrizioni, dall’altro non sono affatto immediati. Infatti, per dimezzare il valore di Rt servono 28 giorni di lockdown totale, tempi che in Italia potrebbero dilatarsi ulteriormente per il ritardo sempre maggiore nella notifica dei casi“.

La Fondazione, ricordando che le misure introdotte con il DPCM del 24 ottobre includono divieto di eventi pubblici e assembramenti, invito allo smart working e didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado per almeno al 75% delle attività, stima a 14 giorni una riduzione del valore di Rt di circa il 20-25%. Un valore che viene reputato insufficiente per piegare la curva dei contagi e arginare il sovraccarico degli ospedali. “Peraltro – spiega Cartabellotta – l’indice Rt oggi sottostima ampiamente la velocità di diffusione del virus perché, oltre ad essere calcolato solo sui casi sintomatici (circa 1/3 del totale dei contagiati), si basa su dati relativi a due settimane prima e pubblicati dopo circa 10 giorni. In altri termini, le decisioni vengono prese sulla base di un Rt che riflette contagi di circa un mese fa“. Secondo quanto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità il 23 ottobre, infatti, l’indice Rt medio di 1,50 (IC 95%: 1,09-1,75) è calcolato al 20 ottobre su dati riferiti al periodo 1-14 ottobre. “L’epidemia già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane – conclude Cartabellotta – insieme al continuo tentennamento di Sindaci e Presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale. Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata. Perché questa volta, oltre al dilagare dei contagi anche nelle regioni del Sud, meno attrezzate dal punto di vista sanitario, abbiamo davanti quasi 5 mesi di stagione invernale con l’influenza in arrivo”.

I dati della settimana 21-27 ottobre sono i seguenti: 

• Decessi: 955 (+108,1%)
• Terapia intensiva: +541 (+62,2%)
• Ricoverati con sintomi: +5.501 (+65,1%)
• Nuovi casi: 130.329 (+88,9%)
• Casi attualmente positivi: +112.351 (+78,7%)
• Casi testati +91.641 (+14,5%)
• Tamponi totali: +147.423 (+14,4%)

In Emilia Romagna i casi attualmente positivi nella settimana 21-27 ottobre sono 383 ogni 100mila abitanti (in Italia 423) con un incremento del 17,6% sui sette giorni precedenti (in Italia +30%). Il rapporto tra positivi e casi testati è del 14,9% (in Italia 18%), i ricoverati con sintomi sono 20,9 ogni 100mila abitanti (in Italia 23,1) e i ricoverati in terapia intensiva 2,3 (identico dato in Italia).