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Gnassi: il Mes per la sanità

Al Palas la Giornata dei Volontari IOR nel ricordo di Dino Amadori

In foto: Fabrizio Miserocchi
Fabrizio Miserocchi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 10 ott 2020 17:48 ~ ultimo agg. 17:59
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Tanta commozione, ma anche altrettanta determinazione a proseguire la missione che il fondatore, prof. Dino Amadori, ha iniziato nel 1979 e ha dovuto lasciare a causa della sua scomparsa il 23 febbraio 2020. E’ stato questo lo spirito della 33° edizione della “Giornata dei Volontari IOR”, potrebbero essere proprio queste le parole più adatte. Questa mattina il Palacongressi di Rimini ha spalancato le sue porte alla solidarietà a più di 400 persone, opportunamente distanziate.

Il video della mattinata su Facebook

Ad aprire i lavori il Direttore Generale IOR, Fabrizio Miserocchi, che ha svolto il ruolo di collegamento tra le varie anime della giornata. «Un anno è passato, eppure sembra sia trascorso un secolo – ha spiegato – la nostra realtà è profondamente cambiata: ci guardiamo intorno e non riconosciamo i nostri gesti naturali, come un abbraccio, una stretta di mano, un sorriso. Per noi questo cambiamento è stato ancora più forte: siamo rimasti senza la figura di riferimento, una figura che segnava il passo del nostro percorso professionale umano e affettivo. Il prof. Amadori ha rappresentato qualcosa per ciascuno di noi: qualcosa da custodire. Ma non si tratta di una mancanza nostalgica: la traccia delle sue opere è quantomai viva. Avremmo voluto imparare ancora da lui, godere della sua compagnia, la sua abitudine a guardare lontano. Mi sono chiesto spesso in questi mesi come ricominciare. Non possiamo sostituire il carisma e lo spessore scientifico di Dino Amadori, ma possiamo fare tesoro di quel che ha realizzato. Noi siamo qui oggi e siamo insieme, per dimostrare che è ancora possibile. È una sfida che dobbiamo accettare, non per semplice dovere ma per l’obbligo di essere pienamente uomini e donne».

A seguire è intervenuto colui che ha raccolto il testimone del prof. Amadori nella carica di Presidente IOR, Domenico Scarpellini. «Siamo invitati e stimolati a continuare il percorso tracciato, nel segno dell’unità e dell’impegno – ha affermato sul palco – ricordandoci come non esistano pazienti né status sociali: esistono le persone. Ho avuto il dono di conoscere e lavorare con Dino per diversi anni: col suo sorriso, la sua alta professionalità, la sua umiltà, era un punto di riferimento per tutti, pazienti e collaboratori. Sono certo che ciò che ci ha indicato col suo operato non si debba interrompere per la sua scomparsa: l’ossessione per la lotta contro il cancro deve essere mantenuta viva. Pochi giorni prima della partenza per Antigua, poiché di persona avevo manifestato perplessità per i tanti impegni da lui assunti, mi telefonò e con la sua solita delicatezza mi rassicurò e mi invitò a procedere sulla progressiva realizzazione del PRIME Center, terza struttura dopo IOR e IRST creata al servizio della comunità romagnola tanto cara al Professore. Il suo progetto è oggi più che mai vivo in noi, per cui con grande responsabilità ci facciamo promotori di un cambiamento profondo per non cedere al virus dell’indifferenza verso chi soffre».

Il Sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, ha portato il suo saluto da padrone di casa e ha parlato anche di temi di attualità nazionale: “bisogna senza indugio attivare il Mes per un grande processo di modernizzazione della sanità italiana”. Poi ai volontari IOR ha spiegato: «Il professor Amadori non è lontano, è presente, ma soprattutto è attuale – ha spiegato – questo non è un anno come tutti gli altri: la Storia, con la S maiuscola, spesso ci mette davanti a dei bivi che impongono la necessità di ripensare, investire, curare, proteggere la nostra sanità. Nel dolore della perdita di persone che hanno un posto nel nostro cuore e vite si impone un cambiamento di un modello di sviluppo basato sulla visione del territorio come risorsa infinita. Se viviamo meglio nell’ambiente in cui siamo anche le malattie croniche e invalidanti possono essere aggredite non solo da un punto di vista della cura ma anche della prevenzione. La sanità deve tornare centrale nelle traiettorie di investimento. Ringrazio ancora lo IOR per questa giornata: la sua importanza trascende il luogo dove ci troviamo, in questo caso Rimini, ma si estende in tutta la Romagna e in tutta Italia. Ricordiamoci che sanità e cura sono anche anima, e senza anima non ci sarebbe spinta per la ricerca. Impegniamoci tutti verso abitudini diverse che possono e devono trasformarsi in prospettive migliori per tutti».

E’ intervenuto anche l’Assessore Politiche per la Salute Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini. «Congratulazioni allo IOR per quanto ottenuto in questi tanti anni – ha spiegato – purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere il prof. Amadori per pochi giorni, ma la mia prima visita ufficiale è stata in una delle sue più importanti realizzazioni, l’IRST di Meldola. Lì ho avvertito quello che era il respiro profondo della sua visione in termini scientifico-sanitari, nonché la sua spinta al miglioramento della qualità di vita della persona malata di cancro e dei suoi famigliari. Quando nasceva l’Istituto Oncologico Romagnolo avevo 10 anni: all’epoca persi il mio migliore amico per un tumore ematologico da cui oggi probabilmente si può guarire. Quindi, forse, ora sarebbe qui con noi. Ricordo molto bene lo shock che provai nel vederlo solo, degradato nel fisico, disperato nell’animo, straziato nelle sue relazioni. Allora chi soffriva di patologia oncologica aveva di fronte a sé isolamento, morte, devastazione dei rapporti. In questi 40 anni avete fatto la storia dell’appropriatezza delle cure, concependola come un vestito tessuto ad arte sulla persona. Non avete soltanto sviluppato grazie anche alla grande competenza e maestria del prof. Amadori un nuovo modo di concepire la lotta contro il cancro, ma avete acceso i riflettori su tutto ciò che sta attorno al malato, che dev’essere considerato anzitutto una persona. Questo è uno dei principali motivi per cui si sono fatti passi da gigante non solo per la nostra Regione e per l’Italia, ma anche per la comunità internazionale».

Tanti altri ospiti si sono alternati sul palco del Palacongressi di Rimini nel corso della mattinata: dal nuovo Direttore Generale dell’AUSL Romagna, dott. Tiziano Carradori, al Presidente IRST prof. Renato Balduzzi; dal collegamento in diretta da Londra col ricercatore di fama internazionale prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas, al dott. Nestory Masalu che ha inviato il suo ricordo del prof. Amadori direttamente dal Mwanza Cancer Center in Tanzania. A chiudere il tutto Paolo Cevoli, che da par suo è intervenuto in maniera dissacrante ma anche coinvolgente con alcune divertenti storie che raccontano l’eccellenza e l’unicità del territorio romagnolo.