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L'intervista all'ex commissario

Venturi: "mai più scuole chiuse." E auspica quarantena breve

In foto: Sergio Venturi
Sergio Venturi
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 14 set 2020 11:48 ~ ultimo agg. 15 set 09:58
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Non possiamo più permetterci di chiudere la scuola per oltre 200 giorni. Perché le scuole sono lo specchio del Paese e dobbiamo fare di tutto perché rimangano sempre aperte. Ci saranno difficoltà, certamente. Ma non si può chiudere al primo positivo“. A dirlo è l’ex commissario per l’emergenza covid dell’Emilia Romagna Sergio Venturi, primo ospite della nuova stagione di Tempo Reale (Icaro Tv/Radio Icaro). “Abbiamo l’esempio dei centri estivi – spiega – dove qualche positivo c’è stato ma sono state chiuse solo certe sezioni e per il tempo necessario della quarantena“. Venturi auspica anche che il periodo di quarantena venga ridotto a 10 o sette giorni. “Non c’è ragione di tenere isolate per 14 persone delle persone che stanno bene solo perché venute a contatto con un caso.” Secondo l’ex commissario “non possiamo più permetterci la scuola a distanza. O meglio la formazione a distanza, perché – spiega – la scuola è qualcosa di diverso, che fa crescere i nostri bambini. Ne abbiamo così pochi e non possiamo creargli paure e renderli angosciati.” E Venturi, a proposito di angoscia, cita un esempio di qualcosa da non fare: “non si può scrivere sull’aula che deve ospitare i bambini con la febbre – dice – ‘aula di isolamento per i sospetti covid’. Ci sono due parole, isolamento e sospetto, che non andrebbero mai dette ad un bambino. Hanno una accezione negativa. Mica è colpa del bambino se ha la febbre o la tosse. Le parole hanno un peso incredibile nell’educazione.

Nel corso dell’intervista l’ex commissario ha poi ricordato i momenti difficili dell’inizio della pandemia e parlato del suo libro, “Il volo del colibrì”, nel quale ripercorre l’emergenza dando uno sguardo anche al futuro. “Queste sono le settimane del buon senso ma anche del coraggio – dice citando il motomondiale di Misano disputato con pubblico (anche se contingentato) – il coraggio di riprendere, con le giuste precauzioni, la nostra vita. Dobbiamo dare a tutti un messaggio positivo e non di paura perché la paura non è mai un buon consiglio.