Stop a microaree. Rufo Spina: ora chiarezza su spese e sistemazioni
“L’annunciato abbandono dello scellerato progetto delle microaree (da tempo nell’aria, ma ancora mai ufficializzato) rappresenta una grande vittoria dell’opposizione, in particolare del collega Marcello e del sottoscritto, che per 4 anni si sono strenuamente battuti in consiglio comunale e nei pubblici dibattiti”. Nonché la “grande sconfitta del Gnassimo”. Lo sottolinea il consigliere Carlo Rufo Spina del Gruppo Marcello e Spina per Rimini con una stroncatura non solo per il progetto, oggi superato, delle microaree ma anche la Legge Regionale in cui si inseriva.
“Ricordo bene come in questi 4 anni il Sindaco sia sempre venuto in consiglio per difendere il progetto e come, in tali circostanze, il cons. Muratori sia sempre stato primo e più assiduo difensore dell’amministrazione.
Appare quindi risibile ora lo sbandieramento come successo personale da parte del capogruppo di Patto Civico di questa marcia indietro, per ora solo annunciata, dato che come sempre il consiglio comunale non viene coinvolto se non quando è il momento di ratificare i cospicui debiti fuori bilancio dell’amministrazione.
E dato che la maggioranza ha per ora sempre bocciato i nostri ordini del giorno che chiedevano esattamente quanto ora viene annunciato da Muratori, non potremo far altro che riproporne il contenuto in un immediato consiglio tematico per vedere se finalmente oltre alle parole seguiranno i fatti.
Anche perché vogliamo capire che fine faranno tutte le spese per sottoservizi che erano state iniziate e quindi a quanto ammontano le spese inutili finanziate dall’amministrazione con i soldi di tutti.
E su un altro aspetto vogliamo avere garanzie: bene la chiusura del campo nomadi di Via Islanda (situazione di degrado creata dagli occupanti, non certo dai riminesi), ma deve essere chiuso tutto, perchè gli occupanti sono tutti uguali: sinti e non sinti, tutti devono sgomberare il campo e le sistemazioni in strutture pubbliche devono essere compatibili con le graduatorie, senza preferenze, salvo ovviamente il possibile ricorso alle case per l’emergenza abitativa, che come sappiamo è un istituto emergenziale, non strutturale e definitivo”.