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Cultura della legalità

L'allarme da Cattolica. "Vigilare perchè col Covid non accada come nell'89"

In foto: l'incontro
l'incontro
di Serena Saporito   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 28 ago 2020 19:24 ~ ultimo agg. 16 set 16:29
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Si è svolto giovedì sera a Cattolica, in Piazza della Repubblica, l’incontro dedicato alla “promozione e diffusione della cultura della legalità”. Presente il magistrato cattolichino Piergiorgio Morosini, che ha lanciato l’allarme e invitato a vigilare, contro possibili infiltrazioni in questa difficile fase economica dovuta al Covid nelle imprese del turismo e dei servizi del nostro territorio.

Un primo incontro cui ne seguiranno altri a cadenza fissa, per confrontarsi su quanto emergerà dall’Osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata, nato cinque anni fa e che ora avrà un nuovo, aggiornato protocollo di intesa, condiviso col territorio. Cattolica alza le barricate così contro la criminalità organizzata. Chiamando a raccolta la cittadinanza in piazza in una serata di agosto in piena stagione turistica.

L’aggressione della criminalità organizzata nel territorio cattolichino è stata portata alla luce giusto un mese fa dall’operazione della Guardia di Finanza Darknet, su presunte infiltrazioni criminali in alcune attività economiche da parte di esponenti vicini a clan campani tra cui i Casalesi. Fenomeni da saper riconoscerli per combatterli. Fondamentale allora la testimonianza di chi la criminalità la combatte ogni giorno. Come il magistrato cattolichino Piergiorgio Morosini, titolare di numerosi processi alla mafia. Non è entrato nell’inchiesta della Gdf il Giudice Morosini, ma ha sottolineato la fragilità delle imprese nella difficile situazione attuale, specie quelle legate a turismo e servizi. Difficoltà e crisi di liquidità che rischiano di trovare una risposta pronta nella criminalità.

Era già accaduto nell’89, all’epoca della crisi delle mucillagini: la relazione della commissione parlamentare antimafia nel 1993 ha dedicato un capitolo alla riviera romagnola. Tra l’89 e il ’91 cambiarono titolarità molti alberghi tramite prestanome. Qualcosa di simile accadde dopo la crisi del 2009.

“Certi racconti di quelle stagioni – ha detto Morosini – mi ricordano certi resoconti di questi giorni. Dove piccole attività di ristorazione cercano di far quadrare i conti richiamando al lavoro i riservisti della famiglia. Persone anziane che tornano a dare una mano. In questo modo cercano queste attività di contenere le spese e di tirare avanti. Ma queste iniziative individuali che si giocano nelle famiglie del territorio, fino a quando saranno sufficienti? Fino a quando potranno resistere? Noi non siamo all’anno zero nella consapevolezza a certi problemi. Abbiamo oltre alla consapevolezza, delle strutture investigative in grado di decodificare determinati dati. Abbiamo addirittura dei rappresentanti delle istituzioni che in tempi non sospetti hanno detto che esistono delle lavatrici sul territorio che si avvalgono della presenza di personaggi locali insospettabili. Sono dichiarazioni non del 1918, ma attuali. Del sindaco di Rimini, nel gennaio scorso”.   

Secondo l’atlante delle mafie l’Emilia Romagna per ora è ultima tra le regioni del nord in termini di presenza mafiosa sul territorio, ma anche qui una decina di anni fa sono partite le confische di beni – appartamenti, alberghi, ristoranti – in cui aveva investito la criminalità. 10 di queste strutture dalla Regione Emilia Romagna sono state trasformate in case per rispondere all’emergenza abitativa o strutture per le forze dell’ordine. Confische a cui a breve ne seguiranno altre, man mano che i processi vanno avanti, restituendo al territorio quanto sottratto dall’economia sana che per ora in Emilia Romagna riesce ad avere la meglio.

Un estratto dell’intervento del magistrato Piergiorgio Morosini:

 

La sintesi della serata: 

Dopo l’introduzione alla serata della moderatrice, la giornalista Francesca Valente, il Sindaco Mariano Gennari ha ricordato lo scopo formativo ed informativo dell’appuntamento: “continuare a tenere una luce accesa, per sensibilizzare la coscienza pubblica sul pericolo delle aggressioni dei capitali della criminalità organizzata nel territorio. Una priorità per le Amministrazioni, dobbiamo insieme una cadenza fissa per gli incontri sul tema”.

Sulla necessita della formazione si è concentrato anche l’intervento dell’Assessore di Rimini Mattia Morolli. “Non bisogna sottolineare l’attività nelle scuole e con i giovani. La partecipazione di molte associazioni di volontariato. Un presa di coscienza che parta dal basso, contrastare tra i giovani il “mito” della criminalità che spesso attraverso la narrazione di varie fiction distorta dei media viene dipinta come invincibile”.

Ad Ivan Cecchini e Gian Guido Nobili il compito di illustrare le peculiarità e le attività dell’Osservatorio Provinciale sulla Criminalità Organizzata, nato nel 2015. L’osservatorio da subito – hanno ricordato – è stato promotore di protocollo d’intesa per promuovere la cultura della legalità e la cittadinanza responsabile. Il sostegno alle sue attività è stato ribadito dal sottosegretario alla presidenza della giunta regionale Davide Baruffi. Ed un nuovo protocollo di intesa e stato annunciato a breve, aggiornato nei contenuti e condiviso con il territorio.

Il Magistrato cattolichino Piergiorgio Morosini ha sottolineato come si tratti di un “argomento trasversale, c’è bisogno di persone credibili ed al di fuori di ogni sospetto per l’attività dell’Osservatorio”.

Sull’importanza di sottrarre il business economico delle sostanze stupefacenti alle mafie si è soffermato il Senatore Nicola Morra. “A me sembra che i territori più ricchi e meno a conoscenza dei fenomeni siano quelli più esposti ai rischi di infiltrazioni. Ogni organizzazione ha una semantica diversa. Dobbiamo studiarla, conoscerla, per poter intervenire. Siamo cresciuti pensando che l’emergenza mafiosa fosse l’emergenza Palermo, l’emergenza Cosa Nostra. Oggi sappiamo che la mafia più devastante è quella calabrese che fattura oltre 60miliardi di euro. L’unico antidoto è la trasparenza. E la trasparenza ha bisogno di istruzione e cultura. La mafia la sconfiggi non con i magistrati – ha concluso Morra – ma con i maestri elementari”.