Indietro
menu
Martedì il funerale

Il ricordo di Nicola Salgado della preside e dei professori dell'ITES Valturio

In foto: Nicola Salgado
Nicola Salgado
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 24 ago 2020 17:28 ~ ultimo agg. 25 ago 13:21
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Certamente non uno studente modello, ma un ragazzo gentile che si sapeva far amare. Così ricordano Nicola Salgado, il 22enne riminese morto nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana in un incidente in moto, la preside ed i professori dell’ITES “Valturio”, dove “Nick” si è diplomato nel 2018.

“Non è che fosse un bravissimo studente. Tutte le mattine facevamo colazione insieme, fuori orario – ricorda la preside Daniela Massimiliani -. Alla cena che siamo soliti fare ogni anno con le quinte ricordo che mi ritrovai questo ragazzo di fianco: mi fece da cameriere per tutta la serata, voleva persino farmi ballare. A un certo punto della serata mi chiese se era possibile per lui essere promosso. Era un gran bel ragazzo, molto simpatico”.

La professoressa Milva Montanari ricorda l’esame di maturità di Nicola. “Ricordo il suo esame orale: doveva esporre la sua tesina, iniziò il colloquio parlando due minuti, poi non sapeva più cosa dire. Era un ragazzo leggero. Ho un bellissimo ricordo di lui: sono andata a mangiare una piadina alla Casina del Bosco un mese fa e lui mi ha riconosciuto. Era una persona a cui non si poteva non voler bene. La scuola l’ha vissuta bene dal punto di vista delle amicizie, anche con i docenti”.

Pierangelo Marchetti è stato suo professore nel biennio. “Era in una classe nella quale ci sono state molte sospensioni. Nonostante non fosse bravissimo dal punto di vista scolastico, Nicola non si è mai lasciato trascinare dalle persone che si comportavano male: era sempre disposto alla battuta, ma cercava di non esagerare mai. In questi dettagli si vede la differenza”.

Ha un ricordo recentissimo la professoressa Maria Elena Rencricca. “Tre settimane fa sono andata a mangiare alla Casina del Bosco: appena mi ha visto mi è venuto a prendere dal marciapiede e mi ha portato al mio tavolo in braccio. Inutili tutti i miei tentativi di farmi rimettere giù prima di arrivare a destinazione. Di Nicola ne avrei mille da raccontare: quando arrivavi lui non era mai in classe, era a chiacchierare col bidello, al bar, oppure in giro. E quando era in classe lo sentivi: la lezione era diversa un po’ per la confusione che faceva un po’ perché dovevi catturare la sua attenzione. Si faceva però sempre perdonare perché aveva una simpatia contagiosa. Era un ragazzo super vitale, super energico. Io insegno Spagnolo e Nicola era di origine argentina: in terza ha voluto fare subito una lezione con il mate e i biscottini argentini. Quando è venuta a Rimini sua nonna suo babbo preparò una cena argentina per farmela conoscere. Per lui era tutto facile: ricordo anche quando preparò gli strozzapreti alla trasmissione “La Campanella”. Si era fatto il tatuaggio di un leone sulla coscia e un giorno si abbassò i pantaloni dicendo: “guardi, prof, che bel leone”. Era matto schianto! Però era vita, era energia, metteva frizzantezza in tutto. La sua presenza era importante, si sentiva. La sua scomparsa è un duro colpo per me: ci vorrà del tempo, speriamo che Dio ci aiuti!”

La professoressa Stefania Ricci ricorda l’amore del padre nei confronti di Nicola. “Io l’ho avuto solo nel primo anno, era il 2012/2013. E ho ben presente il ricordo di quest’uomo dalla grande umiltà che amava tantissimo il figlio: in quel primo anno di superiori del figlio venne a parlare con me una quindicina di volte. Nicola è riuscito a completare il percorso scolastico al “Valturio” grazie all’aiuto della famiglia, e del padre in particolare, e perché noi insegnanti gli volevamo bene nonostante ci facesse tribolare. Nicola aveva un carattere simpaticissimo e una caratteristica che lo faceva emergere: la gentilezza. Era poi un ragazzo che ascoltava i consigli, cercava di migliorare. Quando negli anni successivi al primo mi incontrava nei corridoi della scuola mi diceva: “prof, ma lo sa che adesso vado meglio in matematica?” Tutte le volte mi raccontava come stava andando il suo percorso scolastico: era una persona di quelle che ti rimangono nel cuore”.

“L’impressione è che al di là della spavalderia non avesse una grande autostima – aggiunge il professor Giuseppe Magnani -. Secondo me faceva il cameriere perché gli piaceva, ma la mia impressione è che avrebbe potuto fare di più nella vita”.

L’omelia del funerale, martedì alle 9:30 nella chiesa della Riconciliazione, sarà affidata a don Concetto Reveruzzi, suo professore di Religione al “Valturio”. “Nicola cercava prima di tutto la socialità: il lavoro di cameriere gli piaceva molto proprio per socializzare, ma non lasciava niente di intentato per fare qualcosa in più. Magari non aveva quel piglio che troviamo in altri, ma aveva un bel carattere. La cosa più bella era la sua solidarietà, ma anche la sua goliardia: quando eccedeva cercava poi sempre un modo per riparare. Nelle ore di Religione si scatenava: aveva una bella spiritualità interiore, amava presentare un Gesù simpatico, con il pollice in alto. Ha condiviso con noi cose molto personali della sua vita. I suoi genitori gli hanno trasmesso una grande spiritualità. Ricordo poi le partite di calcetto: era molto bravo a giocare a calcio. Ed era un grande organizzatore di uscite extrascolastiche. Si vedevano in ogni momento la sua capacità di contatto e il suo animo buono”.