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Shock da pandemia per l’economia locale. Nessun settore risparmiato

la presentazione dell'osservatorio

Meno imprese attive, notevole flessione della produzione nel manifatturiero, cali nelle vendite del commercio al dettaglio e nel volume d’affari delle costruzioni, contrazione delle esportazioni, rilevante incremento delle ore di cassa integrazione e decisa flessione del movimento turistico. E’ un quadro fosco quello che emerge dall’Osservatorio dei dati economici sulla provincia di Rimini elaborato dalla Camera di Commercio della Romagna, presentato oggi a Forlì. Un vero shock quello causato dalla pandemia che non risparmia alcun settore, anche se nel 2021 è atteso un rimbalzo positivo, ma a non sufficiente ad un pieno recupero della crescita persa quest’anno.

Il primo dato di difficoltà è quello relativo al numero di aziende. Al 30 giugno erano 34.087, con una diminuzione dello 0,5% rispetto al stesso periodo del 2019. In maggiore flessione le imprese più piccole, in particolare le artigiane che segnano quasi il meno 1% e quelle cooperative (-4,5% annuo). Grande fatica a resistere sul mercato per le start-up. Sono 105 attualmente, ma con un calo dell’8% in un anno.

Riguardo ai settore più colpiti: agricoltura (-1,7% di imprese), comparto pesca (-0,5%)e una forte contrazione del valore del pescato (-14,6% rispetto al medesimo periodo del 2019). Nell’industria manifatturiera in calo tutti gli indici: rispetto al 1° trimestre 2019, infatti, si assiste ad un forte decremento della produzione (-16,5%), del fatturato (-17,6%) e degli ordinativi (-18,4%). La variazione della produzione media degli ultimi 12 mesi (rispetto ai 12 precedenti) è pari al -5,1%. Dal punto di vista strutturale, al 30/6/2020, si rileva una diminuzione tendenziale (-1,5%) della consistenza delle imprese manifatturiere attive, che si attestano sulle 2.528 unità.

Per il settore delle costruzioni si riscontra una sostanziale stabilità nel numero delle imprese attive (4.843 al 30/6/2020, -0,2% rispetto al 30/06/2019). In forte calo il volume d’affari: -15,1% nel 1° trimestre del 2020, rispetto ad analogo periodo del 2019.

Riguardo al commercio al dettaglio, le vendite nel 1° trimestre 2020, rispetto al medesimo periodo del 2019, risultano in sensibile diminuzione (-10,9%); ne risentono, riguardo al comparto, sia l’alimentare (-9,2%), sia il non alimentare (-14,5%); riguardo alla dimensione, ne risentono, in modo molto deciso la piccola distribuzione (-16,9%) e in misura meno incisiva la media distribuzione (-6,7%) e la grande distribuzione (-3,4%). In termini di numerosità, invece, risultano in calo le imprese attive del commercio al dettaglio (4.879 aziende al 30/6/2020, -2,2%). Diminuisce, inoltre, anche la consistenza delle imprese nel settore del commercio nel suo complesso (all’ingrosso, al dettaglio e riparazioni autoveicoli), che conta 8.641 imprese al 30/6/2020 (-1,3% rispetto al 30/6/2019).

In forte decremento l’export provinciale (547 milioni di euro), nei primi tre mesi del 2020 con una variazione negativa del 9,9%, rispetto ad analogo periodo del 2019. Ciò è dovuto alla diminuzione del valore esportato dei principali prodotti: -8,7% i macchinari ed apparecchi meccanici (26,5% del totale); -11,7% i prodotti dell’abbigliamento (23,3%); -32,0% i prodotti in metallo (7,6%); -13,8% i mezzi di trasporto (5,8%), che comprendono navi e imbarcazioni (-14,9%, 5,5%); -14,1% gli apparecchi elettrici (5,3%). Tra i principali comparti, l’unico in aumento è quello di alimentari e bevande (+11,8%, 10,1% dell’export). Decrescono poi le esportazioni verso tutte le principali aree geografiche, ad eccezione dell’Asia orientale (+4,4%, 11,1% del totale): -5,9% verso la UE (50,7% dell’export), con un calo della Francia (-5,3%) e un aumento della Germania (+5,0%), -24,6% verso i Paesi europei non UE (15,9% del totale), causa una forte diminuzione verso il Regno Unito (-38,5%, ora appunto compreso nei Paesi extra UE, N.d.R.), -9,9% verso l’America settentrionale (12,7%), complice il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti (-9,8%, principale Paese). Anche le importazioni provinciali (236 milioni di euro) risultano in diminuzione: -3,4% nel periodo gennaio-marzo 2020 sul medesimo intervallo del 2019.

Le imprese attive dei servizi di alloggio e ristorazione (4.680 unità al 30/6/2020) sono in diminuzione rispetto al 30/6/2019 (-1,6%). Nel periodo gennaio-maggio 2020, rispetto ai primi cinque mesi dell’anno precedente, il movimento turistico presenta dati fortemente in ribasso: -77,6% gli arrivi totali (-76,9% italiani, -80,8% stranieri) e -70,3% le presenze totali (-68,5% italiane, -75,7% straniere). Quanto riportato deriva dagli effetti diretti della sospensione della ricettività turistica dal mese di marzo fino a circa la metà di maggio, dovuto alle disposizioni sanitarie per il contenimento della pandemia da Covid-19. Di conseguenza, in base alle rilevazioni congiunturali di Unioncamere Emilia-Romagna, nel 1° trimestre dell’anno in corso crolla il volume d’affari del settore turistico (-29,7% rispetto allo stesso trimestre del 2019).

Le imprese attive nel settore “trasporti di merci su strada” sono in flessione del 5,2% su base annua (585 unità al 30/06/2020), analogamente alla dinamica del settore nel suo complesso (953 unità, -3,8%). Negativi, causa chiusura per circa 4 mesi, i dati sul movimento passeggeri all’aeroporto Fellini di Rimini: -84,0% di arrivi e -82,2% di partenze nel periodo gennaio-giugno 2020, rispetto al medesimo intervallo del 2019.

I dati ISTAT Forze di lavoro – pre crisi Covid (ultimi disponibili) – relativi all’anno 2019 (media annua), rilevano per la provincia di Rimini:

– un tasso di attività 15-64 anni (73,1%) inferiore al dato regionale (74,6%) ma superiore a quello nazionale (65,7%);

– un tasso di occupazione 15-64 anni (67,1%) più basso rispetto al dato regionale (70,4%) ma migliore di quello nazionale (59,0%);

– un tasso di disoccupazione 15 anni e più (8,0%) più alto della media regionale (5,5%) ma inferiore alla media nazionale (10,0%);

– un tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni (16,9%) minore rispetto a quello dell’Emilia-Romagna (18,5%) e dell’Italia (29,2%).

I dati “destagionalizzati” SILER, elaborati dall’Agenzia Regionale per il lavoro dell’Emilia-Romagna riportano, per il periodo marzo-maggio 2020, un saldo occupazionale (differenza tra numero dei rapporti attivati e cessati) negativo (-7.306 posizioni lavorative).

Nel periodo gennaio-giugno 2020 risultano autorizzate 10.133.973 ore di Cassa Integrazione Guadagni, con un rilevante incremento, causa disposizioni specifiche Covid-19, rispetto ad analogo periodo 2019 (+1858,1%). In fortissimo aumento il ricorso alla CIG Ordinaria (63,9% della CIG totale) che comprende le disposizioni specifiche dei decreti Covid-19, mentre ricompare la CIG in deroga (34,9%) che nel 2019 non era stata prevista. Il 47,6% dello ore totali di CIG autorizzata si ritrova nel settore manifatturiero, seguono il Commercio (18,1%), le Costruzioni (10,1%) e Alloggio e ristorazione (6,6%).

Riguardo all’andamento del credito, al 31 marzo 2020 i prestiti bancari alle imprese, che ammontano a 5,3 miliardi di euro (60% del totale clientela), risultavano in aumento (+2,8% rispetto al medesimo periodo del 2019); in crescita quelli alle imprese medio-grandi (+5,6%), in calo quelli alle piccole imprese (-3,8%). A livello settoriale, deciso incremento per i prestiti al manifatturiero (+13,4%) e, in forma più lieve, ai servizi (+1,0%), mentre calano i prestiti verso le costruzioni (-0,8%). Variazione positiva anche per i prestiti alle famiglie (+0,7%). Le sofferenze sui prestiti totali, al primo trimestre 2020, sono state pari al 5,76% (Emilia-Romagna: 4,84%, Italia: 3,88%); infine, il ritmo di crescita delle nuove sofferenze rilevato in provincia, sempre nel primo trimestre 2020 (+1,7%), risulta pari a quello regionale.

Le previsioni per il 2021 sono però positive, di resilienza e di progressivo recupero.

Solo quello che si misura può essere migliorato, per questo la funzione di Osservatorio qualificato che la Camera della Romagna garantisce al territorio è particolarmente preziosa, tanto più nella grave situazione nella quale ci troviamo, perchè ci consente di avere a disposizione, oltre ai ‘numeri’, altri elementi qualitativi che ci aiutano a comprendere meglio la realtà e ad individuare strategie mirate. Riguardo poi agli scenari dei singoli settori e alla loro capacità di tenuta – sulla quale incidono poi le caratteristiche strutturali del nostro territorio – stiamo lavorando affinché le misure straordinarie poste in atto dal Governo, dalla Regione e dalla Camera di commercio possano essere efficaci nel sostenere un sistema imprenditoriale che sta dando prova di grande determinazione e impegno. Non è il momento, perciò, di farsi scoraggiare dai numeri, che sono – come prevedibile – prevedibilmente assai negativi, e lo saranno anche nei prossimi mesi. Questo è il momento di lavorare ancora più intensamente, tutti assieme, Istituzioni, Imprese, Associazioni di Categoria, Sindacati e Sistema Bancario, per affrontare nel modo più costruttivo le difficoltà che abbiamo davanti – commenta Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di commercio della Romagna –. Lavoriamo partendo dal presupposto che il nostro Territorio è in grado di far fronte alle difficoltà della situazione con le qualità distintive, che nel tempo hanno prodotto e consolidato la nostra capacità di creare ricchezza e coesione e che ci hanno sempre consentito un buon posizionamento a livello nazionale. I punti di forza del Sistema territoriale dai quali possiamo partire – qualità della vita, capitale umano, capacità innovativa, competenze e resilienza – sono di indubbio valore. In questa fase, quindi, servono una forte azione strategica, una rinnovata capacità di relazione con i livelli istituzionali superiori e una spinta a tradurre una visione di ripresa, crescita e sostenibilità in un modello di sviluppo efficace e condiviso. La situazione è complessa, ma non senza soluzioni e abbiamo la possibilità di giocare una partita vincente”