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La protesta

No sicurezza, no lavoro. I pescatori suonano le sirene contro l'impianto eolico

In foto: la protesta dei pescatori
la protesta dei pescatori
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 3 lug 2020 10:11 ~ ultimo agg. 19:24
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Alle 9 le sirene dei pescherecci del porto di Rimini hanno suonato all’unisono per simboleggiare la protesta dei pescatori contro il progetto dell’impianto eolico offshore. Sulle imbarcazioni alcuni cartelli a motivare la protesta: “no sicurezza”, “no lavoro”. Secondo la categoria, che lamenta di aver appreso del progetto dai giornali, il nuovo impianto avrebbe infatti conseguenze molto negative sull’attività dei pescatori. Una voce critica, quella del settore pesca, che si aggiunge alle tante che si sono alzate nelle ultime settimane sia di carattere politico che ambientale. Il progetto, progetto, che prevede la realizzazione di un impianto con 59 pale alte oltre 200 metri lungo un rettangolo di mare parallelo alla costa e ampio 114 kmq, è ancora nella fase iniziale dell’iter autorizzativo.

La nota

Parere negativo e contrario al progetto della centrale eolica offshore “Rimini” presentato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dalla società Energia Wind srl, e la richiesta di prorogare di almeno 90 giorni la scadenza dei termini di consultazione per consentire di esaminare in maniera approfondita l’istanza depositata, coinvolgendo tutti i pescatori interessati.

È questa la posizione espressa dalle centrali cooperative riunite nell’Alleanza Cooperative Pesca dell’Emilia-Romagna (Confcooperative FedAgriPesca Emilia-Romagna, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Agci Agrital) che nei giorni scorsi hanno inviato alla Capitaneria di Porto di Rimini una lettera contenente le ragioni della contrarietà a un progetto che penalizza fortemente l’attività dei pescatori. “Nel complesso – dichiarano Vadis Paesanti, Cristian Maretti e Patrizia Masetti in rappresentanza delle tre centrali cooperativel’influenza del rilascio della concessione sull’economia ittica romagnola sarebbe assolutamente negativa, soprattutto in considerazione della generale riduzione dei periodi e delle aree di pesca conseguenti alle sempre più stringenti normative comunitarie e nazionali. Non si può sottrarre ulteriore spazio marino alla pesca”.

Sono diversi i motivi che hanno indotto i rappresentanti delle cooperative di pescatori ad essere presenti questa mattina al presidio convocato al Porto di Rimini per chiedere lo stop al progetto.

Innanzitutto, come si legge nel documento, la concessione trentennale di questo specchio d’acqua di 114 km² davanti ai Comuni di Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Cattolica ad una distanza dalla costa tra 5,4 (10 km circa) e 12 miglia nautiche, significa l’occupazione del 20% dello spazio totale dell’area marina tra le 3 e le 12 miglia del Compartimento di Rimini (da Tagliata di Cervia a Cattolica). “La localizzazione del progetto entro le 12 miglia – continuano Paesanti, Maretti e Masetti – imporrebbe alla pesca ulteriori limitazioni e interdizioni all’interno di un’area di mare vastissima, in una regione in cui la fascia costiera è già sottoposta a vincoli diversi come piattaforme, poligoni di tiro, aree di scarico fanghi portuali, concessioni per acquacoltura, aree di protezione per tartaruga marina e tursiope”. Inoltre, “vanno considerati i rischi per la sicurezza della navigazione, soprattutto nei periodi invernali e con condizioni meteo marine sfavorevoli, dati dall’elevato numero di ostacoli (59 installazioni e 2 piattaforme)”.

L’Alleanza Cooperative Pesca dell’Emilia-Romagna ritiene poi “errata e improponibile” la considerazione secondo la quale la centrale eolica offshore “Rimini” possa portare importanti benefici allo sviluppo della piccola pesca costiera, in quanto questa per la stragrande maggioranza è abilitata alla navigazione entro le 6 miglia, mentre il progetto prevede l’utilizzo di un’area compresa tra 5,4 e 12 miglia.

In conclusione, Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna, Legacoop Agroalimentare Nord Italia e Agci Agrital sottolineano anche la mancanza di studi e approfondimenti sugli effetti dei campi elettromagnetici e dell’inquinamento acustico e chiedono che l’istanza venga presentata anche al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e al Ministero dell’Ambiente, oltre che alla Regione e agli Enti locali.