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Il Calcio dopo il Covid-19

CRER FIGC. Francesca Crovasce: "affrontiamo anche l'emergenza psicologica"

In foto: Francesca Crovasce
Francesca Crovasce
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 4 giu 2020 19:02
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“Si è parlato tanto di emergenza sanitaria ed economica, ma per le Società sportive, le scuole e i centri di aggregazione è in corso una vera e propria emergenza sociale ed emotiva. Durante la pandemia i ragazzi e i giovani sono stati coinvolti pochissimo; a loro si è chiesto solo di stare chiusi in casa in una fase della vita che al contrario necessita il contatto con gli altri, l’esplorazione e la riscoperta del corpo attraverso la pratica dello sport”. A parlare è Francesca Crovasce, 38 anni, psicologa e psicoterapeuta collaboratrice della Delegazione Provinciale di Rimini, per la quale è responsabile dello Sportello di Ascolto assieme alla collega Federica Mazza, oltre che psicologa dello sport per il Centro Federale Territoriale di Gatteo Mare e coordinatrice dell’area educativa di ‘Kas8 Factory’, centro culturale di aggregazione giovanile. Da quando il Coronavirus si è abbattuto sul nostro Paese, la Crovasce ha messo la sua professionalità al servizio dei suoi pazienti e del calcio dilettantistico riminese, fornendo consigli utili in attesa di un ritorno alla normalità.

“Agli allenatori ho suggerito di continuare ad avere una comunicazione attiva con i loro giovani calciatori, proponendo loro esercizi, giochi anche virtuali e quant’altro potesse mantenere forte il concetto di squadra. Le parole chiave sono state ‘inventarsi’ e ‘ricrearsi'”.

CONFRONTI. “Contrariamente a quanto si potrebbe credere – prosegue la Crovasce i ragazzi hanno complessivamente reagito meglio degli adulti a questa pandemia. L’abitudine ad utilizzare i social è stata di grande aiuto. La difficoltà principale ha riguardato gli spazi: essere stati chiusi in casa 24 ore su 24 con i genitori in una fase specifica della vita in cui è necessario confrontarsi con i pari età è stata fonte di forte stress”.

Da psicologa e psicoterapeuta conferma un aumento dei casi di crisi di panico e di depressione? “Anche in questo caso la fascia più colpita è stata quella adulta. Da una indagine condotta da “Laboratorio Adolescenza” si evince che l’86% degli adolescenti ha dichiarato di avere condiviso le indicazioni dettate dal Governo e di avere osservato comportamenti prudenti. In sintesi: non vedono l’ora di uscire, ma rispettano le regole”.

L’analisi diventa ancora più interessante quando si vanno a scandagliare le differenze di genere. “Le femmine hanno vissuto meglio il lockdown e la pandemia. I ragazzi sono più fisici e bisognosi di contatto, mentre le ragazze manifestano di più la necessità di chiacchierare”.

EMOZIONI. Oggi più che mai è necessario imparare a lavorare su se stessi e sugli altri. “Al Centro Federale Territoriale di Gatteo Mare abbiamo tenuto incontri con gli allenatori in cui abbiamo spiegato come affrontare le emozioni. Quelle che gli atleti tendono a manifestare maggiormente sono l’ansia, la paura, la rabbia, aspetti essenziali da gestire e da analizzare, come se fossimo dei veri e propri detective. Chi pratica sport è molto più resiliente, perché è abituato al cambiamento, alla flessibilità e all’adattamento, e a livello cognitivo ha una preparazione superiore a cercare di risolvere un problema immediato. Pensiamo al calcio, ad esempio, in cui alcuni aspetti tecnici fondamentali, come il passaggio, il dribbling o il tiro, prevedono continuamente l’applicazione di un rapido ed efficace problem solving”.

Come si possono armonizzare la paura e la voglia di ricominciare a giocare in questa fase della pandemia? “Bisogna parlarne. Anche una volta che si tornerà in campo, sarà necessario riprendersi il tempo perso con un tempo di qualità. Sarà importante chiedere ai ragazzi quali emozioni hanno provato e lavorare per canalizzarle nello sport, che avrà un ruolo fondamentale come valvola di sfogo. Per questo le famiglie devono capire che i ragazzi, a prescindere dai compiti scolastici, devono potersi muovere, chiaramente rispettando le regole”.

COMPORTAMENTI. Un tema molto caldo oggi, considerando le polemiche legate al ritorno della movida e ai famosi assembramenti tra i più giovani. “Il mancato rispetto delle regole fa parte del senso di onnipotenza degli adolescenti, che si sentono supereroi e capaci di avere tutto sotto controllo. Come psicologa, però, noto che questi atteggiamenti sono particolarmente diffusi nei ragazzi poco seguiti dalle famiglie di origine. Non mi riferisco solo ad un approccio emotivo, fisico e fisiologico, ma anche ad una situazione comportamentale. Se in casa i genitori forniscono modelli coerenti con quello che dicono, anche i figli, in un certo momento, porteranno avanti questi messaggi. Al contrario, un padre e una madre che nel concreto si dimostrano irrispettosi delle regole, indurranno i loro figli a fare altrettanto. È necessario dare il buon esempio”.

Anche quando crea sofferenza, come nel caso delle manifestazioni affettive, ancora sottoposte ad alcune restrizioni. “In questo momento è importante trovare forme di saluto che non siano gli abbracci o i baci. I giovani sono molto bravi e originali. Sono sicura che sapranno inventarsi valide alternative”.

Damiano Montanari
Ufficio Stampa e Comunicazione CRER FIGC LND