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Il dibattito

Consiglio dedicato all'ospedale Franchini. Venerdì riapre il pronto intervento

In foto: il Franchini
il Franchini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 9 minuti
gio 18 giu 2020 19:29
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Il Consiglio comunale di Santarcangelo ha dedicato l’intera seduta alla situazione attuale dell’ospedale “Franchini” . In apertura l’Azienda sanitaria ha fatto il punto sul ritorno all’operatività dei vari reparti dopo l’emergenza Covid-19. Poi gli interventi dell’amministrazione e dei consiglieri. Nel dibattito è emerso che il punto di pronto intervento riaprirà da venerdì per 12 ore (dalle 8 alle 20). Per la riapertura h24 bisognerà attendere il reclutamento del personale.

Ecco la sintesi a cura dell’ufficio stampa del comune

Stefano Busetti, direttore sanitario dell’Ausl Romagna, ringraziando tutti gli operatori del Franchini e l’Amministrazione comunale per il percorso condiviso, ha spiegato che l’ospedale di Santarcangelo è stato fondamentale nella gestione della crisi sanitaria, mantenendo inalterate alcune funzioni e partecipando al riassetto temporaneo della rete ospedaliera per sostenere l’”Infermi” di Rimini. Nell’annunciare la sospensione temporanea dei servizi, l’Azienda si era da subito impegnata a ripristinarli non appena terminata l’emergenza. La gestione della delicata fase di transito, che impegna risorse e spazi, impedisce tuttavia un ritorno immediato alla piena normalità. A questo si aggiunge la sospensione dei concorsi per le nuove assunzioni, previsti nei mesi di marzo e aprile in modo da essere pronti per il periodo estivo, per i quali le procedure sono riprese, di fatto, questa settimana.

Per queste ragioni, a partire da domani (venerdì 19 giugno), il Punto di primo intervento riaprirà per 12 ore al giorno (dalle 8 alle 20). Resta l’impegno di tornare all’apertura h24 appena il problema del reclutamento del personale sarà superato: il concorso per i medici di medicina d’urgenza si svolgerà a luglio, mentre sono già state avviate le procedure per un secondo concorso. È inoltre in corso di definizione un accordo tra Regione e Università per selezioni a tempo determinato tra gli specializzandi all’ultimo anno, ha aggiunto in sostanza Busetti: un’ulteriore possibilità per mettere in atto tutti i meccanismi di reclutamento del personale medico, unico vero fattore limitante per la riapertura h24 del Punto di primo intervento.

Il direttore generale dell’Ausl Romagna, Marcello Tonini, ha ricordato il confronto continuativo tra l’Azienda sanitaria e il Consiglio comunale, che dura da almeno 15 anni, esprimendo apprezzamento per i toni e le considerazioni emerse dal dibattito dell’assemblea. Un clima di responsabilità, nonostante le preoccupazioni, da attribuire a una doppia consapevolezza: quella per il tragico momento appena trascorso e quella per la centralità riconosciuta dall’Azienda sanitaria all’ospedale di Santarcangelo, dimostrata da un sostanzioso elenco di investimenti materiali e professionali. Ribadendo la centralità della sanità pubblica, Tonini ha ricordato che il Sistema sanitario nazionale necessita di un imponente rifinanziamento, di un’adeguata pianificazione e del tempo necessario a investire su nuove professionalità e servizi.

Nelle sue conclusioni, la sindaca Alice Parma ha rinnovato il ringraziamento al personale sanitario dell’ospedale Franchini per l’impegno durante l’emergenza Covid-19 e ai presenti per la qualità del dibattito, ricordando lo strettissimo rapporto che lega Santarcangelo al suo ospedale, presidio importante anche per diversi Comuni limitrofi. Le preoccupazioni della cittadinanza e del Consiglio comunale, ha detto, devono comunque tenere conto della cornice normativa che regola la sanità romagnola. A questo proposito, la sindaca ha ricordato il contributo dell’Amministrazione comunale nello scorso mandato alla definizione del Piano di riordino che ha portato alla formazione dell’Ausl Romagna: un piano che assegna un ruolo e prerogative ben precise all’ospedale Franchini, che non possono essere modificate da circostanze contingenti ma solo con una revisione del Piano stesso. Il ritorno da tutti auspicato alla piena operatività di ogni reparto avverrà gradualmente, ma senza che sia mai stata messa in discussione questa impostazione generale.

. L’intervento di Domenico Samorani, capogruppo di minoranza

Il nostro sistema sanitario nazionale godeva di autorevoli riconoscimenti in tutto il mondo che facevano onore al sistema Italia. Oggi, dopo anni di tagli lineari ai posti letto e al personale, fatica enormemente a gestire non solo le emergenze, ma anche l’ordinario. 
Riflessione sull’emergenza. Nelle prime settimane di pandemia abbiamo tutti affrontato con forza e disperazione l’emergenza sanitaria facendo leva sulle risorse degli ospedali. Ma, giorno dopo giorno, abbiamo avuto la dimostrazione che tutto questo non era sufficiente per contrastare l’epidemia e neppure per gestire la sequela delle migliaia di pazienti dimessi, tantomeno per quelli sintomatici lasciati a domicilio in autogestione e il resto del mondo nel limbo del terrore di un contagio fatale.
Sul Resto del Carlino, cronaca di Forlì, 10 giugno 2020, il Direttore della Cardiologia ci informa che, in questi mesi, “c’è stato un crollo del 40% dei ricoveri per patologie cardiologiche e la Società Italiana di Cardiologia ha stimato che, la mortalità per infarto, durante il lockdown, è triplicata. I risultati sono apparsi sulla più importante rivista medica del mondo, il New England Journal of Medicine. Le persone, pur in presenza di sintomi, non chiamavano il 118 per paura di infettarsi. Si stima che gli infarti, tra le mura domestiche, siano aumentati del 50%. Il messaggio era: restate a casa. A Forlì le urgenze si facevano, ma non si presentava nessuno. Lo stesso in PS. Il messaggio doveva essere: nelle situazioni di urgenza contattare il servizio sanitario… Ora i numeri sono tornati quelli di prima delll’emergenza, se non di più”.
Pensate che tutto questo va moltiplicato per tutte le patologie acute e quelle programmate di classe A come le neoplasie maligne. Inoltre, segnalo l’interruzione degli screening durante il lockdown, riaperti il primo giugno. In sintesi, l’emergenza sanitaria è una medaglia a due faccie: il Covid e il Non-Covid.
La più grande “falla” evidenziata dall’attuale pandemia nel nostro SSN, è stata la fragilità ed insieme lo scarso utilizzo e coinvolgimento della sanità territoriale: oggi abbiamo una grande occasione di ripensare e rifondare l’assistenza e la cura, il concetto stesso di presa in carico, dentro una medicina di comunità. È necessario, in questo tempo ancora emergenziale, che si crei un “passaggio di consegne” immediato, efficace, stabile nel tempo e bi-direzionale tra specialisti ospedalieri, MMG e gli operatori di tutte le professioni sanitarie per rispondere ai nuovi bisogni dei pazienti Covid e non Covid.
Realismo vuole che si corra ai ripari, cambiando rotta.
In questo contesto si inserisce la convocazione del consiglio straordinario con a tema uno dei più importanti servizi sanitari territoriali come il Pronto Intervento.
Non possiamo ridurre la discussione alla sola riapertura del PI di Santarcangelo e in particolare alla mancata copertura dei turni di notte dei medici.
Dopo le migliaia di morti, davvero pensiamo che basti riaprire il PI secondo la filosofia del “dov’era, com’era”?
Certo che, senza il lievito è difficile fare una buona torta.
Sappiamo bene che, ad oggi, i concorsi per medici di PS non hanno adesioni e conosciamo bene le difficoltà degli operatori sanitari nel gestire la folla di pazienti, spesso minacciosi, che si accalcano nel triage in attesa di essere visitai o ricoverati per la penuria di posti letto. La centralizzazione senza il filtro del territorio crea disservizi ai cittadini e diventa terreno favorevole al contagio. L’azienda sanitaria è riuscita, con risorse aggiuntive, a tamponare momentaneamente la carenza di 15 medici di Pronto Soccorso tra Rimini, Riccione e Santarcangelo ripristinando un servizio H24.
Mi domando: è, dunque, solo un problema di organico oppure di ridefinire la strategia sanitaria del territorio e quale funzione debba avere questo ospedale e in particolare il PI?
La discussione, credo, sia più complessa di quanto sembri.
Il decreto “Cura Italia” è stato un invito a cambiare rotta aumentando il Fondo sanitario nazionale e per la Protezione Civile per un totale di 3,5 miliardi fondamentalmente per ridurre il GAP dei posti letto in Rianimazione (4.000 in Italia contro i 23.000 in Germania). Cito solo i primi 2 punti del decreto:

– aumento su base regionale del 50% i posti letto in terapia intensiva e del 100% i posti letto in reparti di rianimazione e malattie infettive, anche consentendo alla sanità pubblica delle regioni di stipulare contratti non solo con il privato accreditato ma, in questa situazione di emergenza, con lo stesso privato non accreditato; fondi complessivi per 240 milioni di euro;
– incremento del personale medico ed infermieristico e i dispositivi sanitari facendo affidamento sulle dotazioni del privato accreditato e non accreditato, mediante indennizzo al privato stesso da parte del fondo sanitario regionale; fondi complessivi per 100 milioni di euro;

L’altra novità, mi pare di poter dire, è che la pandemia ha spinto il SSN a guardarsi attorno ed a cercare la collaborazione del privato accreditato e non accreditato.
La nostra esperienza chirurgica presso Villa Maria è più che positiva sia a livello di servizi che accoglienza. Dunque, il sistema privato è diventato una risorsa ed ha permesso al nostro SSN e locale di limitare i danni soprattutto a carico dei pazienti con neoplasie già conclamate. Forse è caduto un dogma, quello del privato brutto e cattivo.
Io rimango sempre della mia idea per quanto riguarda le relazioni tra le persone e cioè che ognuna rappresenta una risorsa nella sua diversità. Lo stesso vale per tutti i diversi sistemi che offrono un contributo al servizio sanitario nazionale e perciò stesso un servizio pubblico. La cultura dello scarto non mi rappresenta.

Successivamente, se non sbaglio, la Regione ha stanziato 748 milioni sia per la realizzazione dell’Hub Covid Hospital nazionale, sia per i nuovi ospedali o le loro ristrutturazioni, per le Case della Salute, oltre che per l’acquisto di ulteriori immobili e tecnologie.
L’assessore regionale Donini conferma: “intervettare il virus, supportare i medici di famiglia nella cura e alleggerire la pressione sugli ospedali. Ecco come seguiamo l’epidemia sul territorio.. 81 USCA – Unità speciali di continuità assistenziale – istituite presso le Aziende Usl e attive in Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, di cui 29 in più nell’arco di una sola settimana, con il coinvolgimento di oltre 400 medici”.

E siamo in attesa degli ingenti finanziamenti europei per potenziare il nostro sistema sanitario nel territorio.
La filosofia di spesa mi sembra, ora, chiara: non più tagliare, ma investire.

Recuperato in gran parte il Gap dei posti in rianimazione, la seconda fase, per il nostro SSN, è quella di investire sul territorio, ricreando una rete sanitaria territoriale.

Quindi, il problema non è semplicemente quello di riaprire il PI dell’Ospedale “Franchini”, ma avere una strategia territoriale in cui il PI svolga il suo ruolo coordinandosi con tutte le risorse sanitarie presenti o in itinere.
E’ sulla strategia che bisogna lavorare, perché non possiamo più sbagliare la meta.

Un anno fa, aprile 2019, Ex-Lavatoio, durante la presentazione di un libro – mai uscito – sulla storia dell’Ospedale “Franchini”, gli interventi più accreditati e autorevoli, all’unisono, certificarono che “la vocazione del nostro Ospedale era la cronicità”.
Seguendo quelle politiche sanitarie, invece di aumentare i servizi sul territorio per i pazienti cronici, si ricorreva, coerentemente, alla loro ospedalizzazione attraverso l’OSCO ad esempio.
La centralizzazione del paziente cronico a scapito di un massiccio investimento sul servizio domiciliare e tagliando il 50% dei posti letto nel reparto di chirurgia.
Il nostro Ospedale, oggi, somiglia sempre più a una articolata e diversificata RSA con tutti i pericoli che comporta in epoca di pandemie, presenti e future.
Non solo. La mancata occupazione dei posti letto in chirurgia è andata ad incrementare e affollare il reparto di chirurgia generale dell’ospedale “Infermi” creando – per modo di dire – “assembramento” e lunghe liste di attesa.
Le due sale operatorie pomeridiane potrebbero essere sfruttate meglio in funzione di una decentralizzazione verso il territorio e presa in carico del malato nella sua complessità.

Oggi, nel tempo del Post-Covid, dobbiamo forse cambiare rotta e chiederci quale sia il ruolo e la vocazione di questo Ospedale rispetto al territorio e, quindi, se non sia più ragionevole non solo aprire, ma potenziare il PI H24 per decomprimere il PS di Rimini secondo il nuovo slogan uscito dalla pandemia: “curare i pazienti a casa loro”.
E, inoltre, se non valga la pena investire e approfittare di questi mesi per adeguare le strutture di accesso agli ospedali spesso obsolete e tali da rendere impossibile la separazione dei percorsi di cura già all’ingresso. Le tensostrutture esterne, dove effettuare triage e diagnostica di base per i casi sospetti, potrebbero diventare una soluzione da preparare per l’autunno, in attesa degli indispensabili adeguamenti strutturali in molti ospedali.

Ora che si registra una flessione dei ricoveri, è emerso, con maggior evidenza, quanto sia già chiara, nella cura dei pazienti cronici, la necessità di una stretta cooperazione tra rete ospedaliera, MMG e risorse sanitarie territoriali. Di qui può nascere una nuova sanità che, solo per convenzione organizzativa, denominiamo territoriale, ma che, in realtà, è unica, in quanto unico è il paziente che richiede cure e assistenza coordinate sia al domicilio sia nella fase di ricovero.
Occorre creare nuove articolazioni sanitarie che si proiettino nel territorio e che lavorino in sinergia con quelle esistenti. Tutte queste dovranno concorrere alla realizzazione della programmazione regionale attraverso l’erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie in sinergia con i soggetti accreditati e contrattualizzati pubblici e privati.
Territorio significa anche attività domiciliari, servizi di salute mentale e per la disabilità, comunità, residenze socio-sanitarie: reti forti, che devono continuare a operare con la presenza “fisica” del personale di cura.
Le attività che riguardano le prestazioni alla persona sono erogate di norma negli ambulatori dei Presidi Distrettuali su prenotazione e/o convocazione, ma vanno riqualificati e potenziati.
Recentemente il presidente della FNOMCeO, dr. Filippo Anelli ha posto questa domanda:
“Perché non affidare ai professionisti la governance delle strutture sanitarie attraverso la definizione degli obiettivi di salute? È tempo di superare un modello che ancora oggi vede prevalere gli obiettivi di bilancio su quelli della salute, rivalutando un’appropriatezza che sia finalmente assistenziale e non meramente economica.”
I luoghi che hanno risposto meglio allo tsunami (e che meglio stanno preparando la riapertura) sono stati quelli dove i professionisti in prima linea, sono stati coinvolti nelle decisioni, scelte e proposte, ri-orientando strutture e normative in base a quello che, man mano, la realtà domandava.
Questa drammatica situazione può essere l’occasione per rimettere al centro del lavoro sanitario la persona. L’uso delle nuove tecnologie e delle risorse rese disponibili, lo sforzo per rimuovere gli ostacoli della burocrazia, il dialogo tra istituzioni e professionisti, vorremmo fossero passi guidati dalla esperienza fatta, giudicata e condivisa, per costruire quel “percorso paziente” che urgentemente oggi deve ristabilire una collaborazione feconda tra Ospedale e Territorio, un dialogo che da decenni in tutte le regioni è gravemente trascurato.

. La nota della lista civica PenSa-Una Mano per Santarcangelo

Ringraziamo il Direttore Generale Tonini e Sanitario Busetti per la partecipazione al Consiglio comunale di oggi pomeriggio e per i chiarimenti sulla situazione odierna dell’Ospedale “Franchini”.
Prendiamo atto dell’impegno dell’Azienda sanitaria a ripristinare il prima possibile l’operatività h24 del Pronto Intervento, impegnandoci a nostra volta a seguire come sempre l’evolversi della situazione.
Per monitorare al meglio ogni sviluppo e rispondere ai chiarimenti chiesti dai citadini, continueremo ad aggiornarci periodicamente con gli altri gruppi di maggioranza, nella consapevolezza dell’importanza che il presidio ospedaliero locale ha per tutto il territorio.
Se l’emergenza Covd-19 ha insegnato qualcosa, è senz’altro che la sanità pubblica merita ancora più centralità e attenzione rispetto al passato.