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arrestato marito-padrone

Violenta la moglie per anni e la ricatta: "Se mi lasci, mi suicido"

In foto: repertorio
repertorio
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 22 mag 2020 11:33 ~ ultimo agg. 18:51
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Era costretta ad avere rapporti sessuali a comando, contro la sua volontà. E ogni volta che tentava di opporsi o indurlo a smettere dicendogli che se ne sarebbe andata e avrebbe chiesto il divorzio, lui saliva in piedi sul bordo del balcone e minacciava di gettarsi nel vuoto: “Se mi lasci mi suicido”, le ripeteva. E così riusciva a farla desistere dall’andarsene da quella casa che per lei era diventata una prigione di violenze, maltrattamenti e intimidazioni, persino di morte: “Ricorda, il matrimonio è sacro… Solo la morte ci può separare”.

Ma lei, una una riminese di 39 anni, a quasi cinque anni dal primo episodio di violenza, ha trovato finalmente la forza di dire basta. Si è rifugiata dalla sorella che abita in un altra regione e una volta lì, lontano da quel marito-padrone, si è presentata in caserma per integrare le precedenti denunce. Ha consegnato ai carabinieri gli ultimi messaggi minatori del marito e il selfie di lui, in piedi sul cornicione, che minacciava di farla finita se lei non fosse tornata. Sono stati gli ultimi tasselli di un quadro indiziario già ben ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, che ha chiesto e ottenuto dal Gip di Rimini, Manuel Bianchi, la custodia cautelare in carcere del marito della donna, un 57enne italiano, residente a Rimini, accusato di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti.

Per il Gip l’indagato, che “ha un’indole possessiva, instabile e impulsiva”, nutre “una vera e propria ossessione” per la moglie. Desumibile da ripetuti episodi di abusi che si sono susseguiti nel corso degli anni. La moglie, infatti, è stata costretta a subire violenze fisiche e psicologiche. Quando il marito decideva di possederla, lei non doveva opporsi. E quelle poche volte che tentava di farlo, non faceva altro che aumentare la ferocia dell’uomo. Come quando le aveva strappato i vestiti di dosso e chiuso a chiave la porta: “Se non me la dai, me la prendo…”. Un’altra volta, invece, le aveva ordinato di andare in camera e di spogliarsi: “Oggi devi fare quello che ti dico io, se no ti rompo…”. In quell’occasione la 39enne, temendo per la sua incolumità, era riuscita a nascondere il telefonino e ad attivare la registrazione audio, poi consegnata ai carabinieri. E mentre lei lo implorava di smettere, lui la violentava con forza. Neppure l’allontanamento da casa aveva placato la morbosità del 57enne, che a distanza controllava ogni suo accesso sui social: “Sei sempre collegata, sei sempre su WhatsApp, allora hai l’amante…”.

“Sussiste il pericolo concreto e attuale che l’indagato – scrive il Gip – commetta altri delitti della stessa specie… con l’ulteriore non trascurabile rischio che l’escalation persecutoria trascenda in condotte lesive dell’incolumità fisica della vittima”. Da qui l’arresto e il successivo trasferimento in carcere, dove nei prossimi giorni potrà fornire la sua versione dei fatti nel corso dell’interrogatorio di garanzia.