La mascherina, il distanziamento nelle panche, tanti gesti cambiati, eppure, nonostante le limitazioni, sui volti delle persone che ieri sono tornate alla messa domenicale si è visto lo sguardo gioioso di ritrovarsi e di tornare a vivere l’Eucarestia. Grazie anche ai volontari che nelle parrocchie hanno dato la loro disponibilità per il servizio di accoglienza è stato possibile riunirsi attorno alla stessa mensa, anche se con numeri ridotti e forse, in alcuni casi, con il timore di dover lasciare le persone fuori.
Nelle chiese un po’ meno le famiglie presenti rispetto al solito, pochi bambini e persone anziane, molto più sobria l’animazione: là dove il coro è presente lo è solo con pochi membri distanziati tra loro. Tolta l’acqua dalle acquasantiere, sospeso il passaggio tra le panche per l’offertorio, cui si è ovviato con contenitori posti all’ingresso o con buste sulle panche, e la distribuzione della comunione è stata fatta con guanti a mascherina da sacerdoti e ministri solo sulle mani dei fedeli (in alcune parrocchie stando al posto, in altre con la fila ai piedi dell’altare ma procedendo a distanza di sicurezza l’uno dall’altro). Tante sottrazioni, ma poca cosa al confronto alla possibilità di potersi riaccostare nuovamente alla comunione, un di più che supera le mancanze pur oggettive e dolorose. L’auspicio è che anche per queste gradualmente si possano trovare soluzioni creative che vadano a compensare i vuoti che si sono comunque avvertiti.
Ieri siamo andati a vedere come la messa domenicale è stata vissuta nella parrocchia di San Lorenzo a Riccione.