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Cassa in deroga per quasi 10mila lavoratori riminesi

Sono 3.406 le unità produttive della provincia di Rimini che hanno avuto accesso alla cassa integrazione in deroga per un totale di 9.915 lavoratori coinvolti e quasi 2,7 milioni di ore. Solo nella città metropolitana di Bologna e nel modenese ci sono state domande più elevate. Reggio Emilia è invece in linea con Rimini. Complessivamente in Regione sono 43.812 le domande di Cig in deroga presentate da parte di 32.258 datori di lavoro. Oltre 95mila i lavoratori coinvolti. Le richieste valutate sono circa il 95% e quell autorizzate e trasmesse all’Inps per il pagamento sono 37.573. Quasi il 97% riguarda il settore dei servizi (prevalentemente commercio al dettaglio e all’ingrosso e alloggio e ristorazione) mentre i lavoratori coinvolti sono in stragrande maggioranza operai e impiegati (rispettivamente 48,2% e 43,1%), soprattutto donne (61,8%). Nove datori di lavoro su dieci tra quelli che hanno presentato domanda hanno imprese piccolissime (fino a 5 dipendenti).

La prossima settimana chiuderemo al 100% tutte le richieste che ci sono pervenute” – annuncia l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla che conferma l’impegno a sollecitare la velocizzazione dei pagamenti da parte dell’Inps. “Inoltre – aggiunge –, abbiamo risollecitato il sistema bancario affinché non ci siano vuoti rispetto al pagamento dell’anticipazione. E su quest’ultimo aspetto, stiamo tra altro definendo un accordo con Poste Italiane. Qualora ci fossero problemi è possibile contattare gli uffici dell’Agenzia regionale al Lavoro scrivendo all’indirizzo arlinfoderoga@regione.emilia-romagna.it”.

La novità degli ultimi giorni è che si è passati da circa 3 mila domande di cassa alla settimana a 400. “A conferma – spiega Colla – che il 4 maggio è stata una riapertura vera. Se riusciamo a far ripartire il 18 anche i settori del commercio e dei servizi, facendo planare gli ammortizzatori, la ripresa delle condizioni di lavoro sarà a cascata positiva anche per le condizioni economiche delle famiglie. In Emilia-Romagna i nostri sforzi vanno nella direzione di scongiurare, puntando sul lavoro, di passare da una pandemia sanitaria a una pandemia sociale”.