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ricercato un 41enne

Usurai "strozzano" commerciante di auto. La polizia arresta un 40enne

In foto: Repertorio
Repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 22 apr 2020 17:05 ~ ultimo agg. 23 apr 11:45
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Ha chiesto un prestito di 8mila euro per aprire la sua attività ad un 41enne napoletano che si era detto disponibile ad aiutarlo. Da quel momento in avanti, però, per un commerciante di auto usate del Riminese è iniziato un incubo durato un anno e mezzo, terminato solo quando si è deciso a denunciare alla Squadra mobile di Rimini il suo usuraio e il cognato di quest’ultimo, che nel frattempo era stato costretto ad assumere nella sua attività.

Per avere quegli 8mila euro iniziali, il commerciante era stato costretto a versare all’usuraio (il 41enne napoletano) 1.200 euro ogni mese, dal marzo 2018 al dicembre 2019, a titolo di interesse. Nel luglio 2019, a causa di alcune difficoltà economiche, il rivenditore di auto non aveva avuto altra scelta se non quella di chiedere un secondo prestito, questa volta di 30mila euro. In quell’occasione, era stato pattuito il pagamento di una cifra mensile di 4mila euro a titolo d’interesse, con l’ulteriore clausola di assumere all’interno della propria ditta il cognato dell’usuraio (un 40enne napoletano) al quale sarebbe spettato uno stipendio di 1.200 euro, oltre all’affitto dell’appartamento nel quale avrebbe dovuto abitare.

Sin dall’inizio della vicenda, il pagamento degli interessi era stato effettuato mediante ricariche su carte Postepay appositamente indicate dall’usuraio o tramite consegna di denaro in contanti direttamente nelle mani degli strozzini. Durante le festività natalizie trascorse a Napoli, poi, resosi conto di non poter più far fronte all’ulteriore impegno assunto, la vittima aveva raccimolato e consegnato 2.300 per guadagnare tempo, per poi evitare ogni tipo di incontro con l’usuraio. È in quel momento che sono iniziate le minacce e le insistenti richieste di restituzione dell’intero capitale. Spaventato, il commerciante è ritornato a Rimini in compagnia della sola moglie, lasciando i figli a Napoli da alcuni familiari. Il timore di ritorsioni, infatti, era troppo grande.

A inizio gennaio, non avendo più altra via d’uscita, la vittima ha deciso di denunciare i suoi strozzini alla Mobile. Ai poliziotti ha fornito alcune ricevute di ricariche Postepay attestanti i pagamenti effettuati e le chat WhatsApp con il 41enne. Sulla base della denuncia e dei primi riscontri effettuati, la Prima sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile, diretta da Mattia Falso, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Luca Bertuzzi, ha avviato una mirata attività di indagine che ha consentito di incastrare l’usuraio e il cognato.

Grazie ai numerosi elementi di prova raccolti, lo scorso 28 febbraio il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei due napoletani. Circa un mese più tardi gli uomini della Mobile hanno arrestato al porto di Civitavecchia, di rientro dalla Spagna il cognato dell’usuraio. Il 41enne, invece, è tuttora ricercato. Stando alle indagini, sarebbe riuscito a sfuggire alla cattura grazie all’appoggio avuto da criminali vicini al clan camorristico Sautto-Ciccarelli, egemone nella zona del Parco Verde di Caivano, nel Napoletano. Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo di 40mila euro, corrispondente agli interessi usurai versati ai due napoletani. Così i poliziotti riminesi, in ragione della dimostrata sproporzione tra redditi dichiarati dai due indagati e beni posseduti, hanno individuato e sequestrato tre auto (una Fiat 500 X, una Renault Clio e una Nissan Micra) e due scooter riconducibili all’usuraio e al cognato.

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