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Le richieste

Sostegno a chi è a rischio. Nasce a Rimini l'Assemblea per il Reddito di Esistenza

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di Redazione   
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ven 10 apr 2020 09:31 ~ ultimo agg. 21 apr 09:52
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Non tutti sono uguali davanti alla pandemia e ci sono tante figure lavorative che rischiano di vedere il proprio reddito ridotto o azzerato, dagli educatori agli stagionali, senza protezioni sociali. Oltre alle tante forme di povertà già presenti prima dell’emergenza. E’ la premessa dalla quale è nata a Rimini l’Assemblea per il Reddito di Esistenza, che presenta una serie di specifiche richieste a sostegno delle fasce a rischio.

Il sito di riminiperilreddito


La presentazione:

Siamo una rete di attivisti e attiviste provenienti dal mondo dell’associazionismo, degli spazi sociali e del sindacalismo di base che si batte perchè i costi della crisi, scatenata dal Covid-19, non siano nuovamente scaricati su chi in questi anni ha già pagato abbastanza. Per questo anche a Rimini abbiamo aderito alla campagna nazionale per un “Reddito di Quarantena”, che rivendica misure all’altezza dell’emergenza in corso. Riteniamo infatti che i provvedimenti presi fino ad ora da governo ed enti locali siano insufficienti a dare risposte a questa crisi, e che debbano essere messe in campo misure per assicurare un reddito dignitoso e la tutela piena del diritto alla salute.

Ma vogliamo guardare anche al di là della fase emergenziale perchè siamo consapevoli che il mercato del lavoro e l’economia subiranno forti ripercussioni che andranno ben oltre la pandemia, e noi siamo decisi a non pagare il prezzo di una nuova recessione. Pertanto crediamo che sia necessario ripensare in maniera strutturale l’intero sistema di welfare con lo scopo di garantire un accesso a tutti a reddito, casa e servizi, anche nel nostro territorio dove questi temi sono all’ordine del giorno nonostante appaiano spesso invisibili a chi crede ancora nel mito della grassa Romagna.

In queste drammatiche settimane abbiamo capito una cosa fondamentale: davanti al nuovo Coronavirus non siamo tutti uguali. La pandemia fa infatti emergere le profonde disuguaglianze che lacerano la nostra società. Così, se uno degli slogan che circolano in queste settimane è #andràtuttobene, è palese che per molti le cose non stanno andando bene per niente.

Sono tantissime quelle figure lavorative che a fronte della chiusura di molte attività economiche rischiano di vedere il proprio reddito fortemente ridotto se non addirittura azzerato. Pensiamo agli educatori e alle educatrici che con la chiusura delle scuole e la sospensione di numerosi servizi si sono trovati in una condizione di forte incertezza; a tutto il mondo sommerso ed invisibile degli appalti; alle partite Iva, ai tanti lavoratori autonomi, ai piccoli produttori agricoli, ai lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo totalmente privi di qualsiasi rete di protezione sociale. E poi c’è la specificità del nostro territorio, un’economia basata sul turismo che a causa di Covid-19 rischia l’implosione. Cosa ne sarà dunque delle migliaia di persone che nelle prossime settimane avrebbero dovuto iniziare a lavorare negli hotel, nei bar, nei ristoranti, negli stabilimenti balneari?

E poi c’è chi vive in una condizione di povertà e fragilità e magari una casa non ce l’ha. Per queste persone la martellante richiesta di restare nella propria abitazione per evitare il contagio suona quantomeno paradossale e la loro condizione risulta ulteriormente compromessa dalla riduzione dei livelli di assistenza e dalla chiusura di molte strutture di accoglienza a causa dell’emergenza sanitaria.

Per noi è fondamentale partire da quello che sul nostro territorio già c’è: dalle reti mutualistiche e solidali, dal sostegno ai senza casa, dalla lotta degli educatori per il riconoscimento del 100% del salario, alle campagne per i diritti dei lavoratori stagionali.

Ma serve uno sguardo più ampio in grado di intrecciare il piano territoriale con quello nazionale:

una forma di reddito universale a partire dall’estensione del Reddito di Cittadinanza;

garantire la salute dei lavoratori e delle lavoratrici attraverso il blocco immediato di tutte le attività non essenziali fino al termine dell’emergenza;

investimenti nella sanità pubblica per compensare i 37 miliardi di tagli nell’ultimo decennio;

garantire un’equa ripartizione dei costi sociali delle misure facendo in modo che chi ha di più paghi di più attraverso una tassa patrimoniale e una riforma della fiscalità in senso progressivo;

la casa deve essere un diritto per tutti/e, servono dunque misure urgenti intervenendo sugli affitti per evitare un’ondata di sfratti e non lasciare per strada nessuno. E bisogna trovare soluzioni anche per chi in strada vive già;

internalizzazione dei servizi pubblici in appalto a partire dal servizio educativo scolastico. I servizi essenziali e di pubblica utilità non possono restare nelle mani del mercato;

i piccoli produttori agricoli di questo territorio sono stati colpiti da questa crisi con la chiusura dei mercati di vendita diretta a favore della grande distribuzione. Occorre rafforzare ed estendere le reti di economia solidale e continuare a sostenere l’agricoltura locale e a km 0 che rappresenta la base della nostra sovranità alimentare.

Perché #Andràtuttobene, ma solo se otterremo reddito e diritti per tutti/e!