Indietro
menu
Millepiedi

Pensarsi “educatori a distanza”. Il racconto di Erika Zaghini

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 8 apr 2020 16:07 ~ ultimo agg. 21 apr 09:52
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Continua il nostro diario per raccontare la vita di una cooperativa riminese in questo momento. Erika Zaghini è da poco coordinatrice dell’Area Minori della cooperativa sociale Il Millepiedi. Un’area che comprende una serie di attività realizzate nelle scuole (sostegno scolastico, presenza di educatori nelle scuole) e in ambito extra-scolastico (Gruppi educativi territoriali, Centri estivi, Centri di aggregazione giovanile, progetti contro la dispersione scolastica…e molto altro ancora). Ci racconta come questo ampio settore della cooperativa, in collaborazione con scuole e comuni, si è riorganizzato.

Come vivete questa nuova fase?

L’emanazione dell’ultimo decreto chiedeva di riprogrammare le attività e noi non potevamo che accettare questa sfida! Ci siamo messi subito al lavoro e non abbiamo ancora smesso. Il sostegno scolastico, come tutta la scuola, sta vivendo un periodo nuovo, in cui è necessario reinventarsi per affrontare questo difficile momento. Pensando a come fare ci siamo chiesti: perché non coinvolgere in questo anche chi lavora sul campo tutti i giorni con i nostri ragazzi? Cosi abbiamo chiesto agli educatori di ripensarsi “educatori a distanza”. Abbiamo raccolto tanti modi di continuare il nostro lavoro educativo e li abbiamo confezionati in un progetto che è stato presentato a tutti i nostri committenti.

I comuni hanno accolto positivamente la nostra proposta e l’hanno presentata a tutte le loro istituzioni scolastiche. E così da fine febbraio lavoriamo facendo da filtro importante tra comuni, scuole, famiglie e i nostri fantastici educatori.

Come ripensarsi “educatori a distanza”?

Molti educatori si sono dimostrati subito entusiasti, anzi tantissimi ci hanno detto che ogni tanto già sentivano per un saluto o una chiacchierata i loro ragazzi. Insomma, da lontano li continuavano a seguire. Con questo progetto il loro lavoro potrà essere riconosciuto. Abbiamo chiesto loro di condividere il più possibile il materiale prodotto, così da aiutarsi reciprocamente, tramite attivazione di una mail e una cartella su Google Drive a questo dedicate. Tutti i giorni arriva del materiale: dai tutorial più svariati, anche svolti in contemporanea e in diretta fra educatore, insegnante di sostegno e ragazzo; schede di laboratori creativi; mappe, e così via…

Ad oggi sono attive ore educative a distanza su quasi tutti i comuni con i quali collaboriamo. C’è un grosso scambio e aiuto con le scuole, affinché tutti, come è giusto che sia, possano partecipare e non essere lasciati soli.

Come aiutare in particolare i ragazzi che vivono maggiori difficoltà?

La non possibilità di avere la strumentazione giusta può essere un ostacolo, è vero, ma non insormontabile, perché non è necessaria chissà quale strumentazione tecnologica per stare vicino ai nostri ragazzi. Quando non si riesce, anche una semplice chiamata o un messaggio vocale può raggiungerli e coinvolgerli.

Quello che ci sta sorprendendo è che iniziamo a ricevere messaggi di risultati inaspettati. Come quello di insegnanti di una scuola superiore che hanno notato comportamenti positivi nelle “classi virtuali” proprio da parte di alcuni ragazzi che presentano più difficoltà. Forse i ragazzi, con questa nuova modalità, si sentono più liberi di esprimersi e ancora più parte della loro classe.

Credo che sia importante in questo momento non perdersi d’animo, continuare in questa sfida che ci chiede di reinventarci, pensandoci educatori in modo diverso.

Credo anche che questo momento ci dia la grossa opportunità di entrare maggiormente in relazione anche con le famiglie dei nostri ragazzi. Attraverso il web l’educatore entra nelle case e collabora ancora di più con i genitori. Questo quindi può solo aumentare quella rete che chiamiamo sempre in causa quando parliamo di sociale, può solo far maggiormente capire ai nostri ragazzi che tutti insieme ci siamo, siamo lì per loro.

Un grazie particolare quindi va alle famiglie che in questi giorni che ci sostengono e aiutano, accompagnando anche loro in modo diverso i loro ragazzi. Tutti: scuola, educatori e famiglie ci stiamo riscoprendo in modo differente e tutti uniti ce la faremo!