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Ragionare su spazi pubblici

Fipe: il delivery non basta, far ripartire subito asporto

In foto: Gaetano Callà
Gaetano Callà
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 10 apr 2020 17:19
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Oltre 50.000 aziende dei pubblici esercizi a rischio chiusura. Per il 96% dei soci le misure del governo sono insufficienti e parziali. Oltre ai sostegni economici e a un coinvolgimento nella preparazione della Fase 2, chiediamo da subito la possibilità dell’asporto per la ristorazione. Il delivery non è sufficiente, anche se ha permesso ad alcuni di noi di rimanere sul mercato e regalerà ai clienti una Pasqua un po’ più serena”. A dirlo Gaetano Callà, presidente FIPE-Confcommercio della provincia di Rimini.

Il nostro settore negli ultimi anni ha visto tanti giovani investire tutto e ora intere famiglie si trovano nell’incapacità di avere una prospettiva rischiando di vedere compromesso il loro futuro. La FIPE ha avanzato direttamente, insieme a Confcommercio, numerose richieste alle forze politiche per dare la possibilità a migliaia di imprese di non morire. Purtroppo al momento le risposte non sono state quelle sperate. Per questo, continuiamo a chiedere con forza il contributo a fondo perduto per gli esercizi forzatamente chiusi, parametrato all’effettivo fatturato medio degli anni precedenti come indennizzo parziale dei costi sostenuti, la cancellazione dei pagamenti di tutti i tributi locali e nazionali dovuti nel periodo dell’emergenza, un sostegno finanziario al pagamento degli affitti e l’ampliamento del credito d’imposta per tutto l’anno sui canoni di locazione commerciale che includa tutte le tipologie di immobile e l’affitto d’azienda e di ramo d’azienda, più l’intervento su tutti i contratti in essere, compresi quelli con i fornitori”.

Per quanto riguarda gli spazi, anche su suolo pubblico, “chiediamo alle amministrazioni locali la possibilità di concederne temporaneamente di ulteriori ai pubblici esercizi. Penso agli spazi all’aperto attigui alle attività, o nelle zone a traffico limitato e nelle aree pubbliche, che potrebbero venire utilizzate dagli esercizi per mantenere la propria capacità di lavoro. Il tutto dovrà essere un rilancio a burocrazia e costi zero: le nostre imprese non hanno possibilità di far fronte ad ulteriori adempimenti, né di pagare le imposte locali imponenti come occupazione suolo pubblico e tassa sui rifiuti“.

Nell’immediato, Fipe chiede la possibilità per i  ristoranti di lavorare con l’asporto rispettando tutti i parametri di sicurezza. “Il take-away con ritiro in loco e consumo presso la propria abitazione, secondo le disposizioni che si usano per fare la spesa, permetterebbe infatti di riaprire da subito altre attività rispetto a quelle che si sono già organizzate per lavorare almeno parzialmente grazie al delivery“. Per chi fa delivery è stata anche attivata la piattaforma Ristoacasa.net, gratuita, intuitiva ed integrata con la funzione di geolocalizzazione, che consente di individuare i locali che fanno delivery ed in particolar modo quelli che decidono di gestirlo con i propri mezzi sfruttando le risorse umane aziendali ed evitando di appoggiarsi a fornitori esterni.