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Una situazione oggi difficile

Gestione domiciliare dei pazienti Covid, le precisazioni dell'Ausl

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 15 mar 2020 17:38 ~ ultimo agg. 18:03
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Ieri a Rimini c’è stato il caso di una anziana paziente affetta da Covid 19 che, in regime di isolamento domiciliare dopo un permanenza in ospedale, si è sentita male a casa. E’ stato necessario l’intervento del 118 che l’ha portata di nuovo in ospedale. Una situazione che resta complessa, quella della cura domiciliare dei pazienti contagiati, che per ammissione della stessa Ausl oggi può presentare problematiche. Si sta cercando di rispondere con le forze a disposizione a una situazione che nel riminese è esplosa in modo veloce, spiega l’Azienda, e per la quale si sta lavorando a qualsiasi soluzione per incrementare le forze attualmente in campo.

Sui pazienti in isolamento a domicilio, l’Ausl dichiara:

Come già ribadito la dimissione di pazienti affetti da coronavirus dall’ospedale, o più in generale la possibilità di curarsi a domicilio, dipende da precisi protocolli legati al quadro clinico dei pazienti stessi. Questo non significa che per alcuni di essi non debba poi rendersi necessario il ricovero o rientro in ospedale, qualora il quadro muti. Tant’è vero che vengono monitorati attraverso controlli telefonici dai medici dell’igiene pubblica. Tale aspetto, così come la gestione domiciliare dei pazienti, può presentare evidentemente problematiche, specie per determinati nuclei famigliari, in primis anziani soli, e per queste situazioni specifiche l’Azienda sta lavorando ad ulteriori possibili interventi, il tutto compatibilmente con le forze in campo e tenendo conto del fatto che nel Riminese la situazione si è sviluppata con grande velocità.

Contestualmente l’Azienda, in raccordo con la Regione sta procedendo a reclutare medici ed infermieri in tutte le forme e seguendo tutte le strade possibili.

Ma in ogni caso non è pensabile, nella situazione attuale, ipotizzare di utilizzare gli ospedali come strutture per dare una risposta di ordine più sociale che sanitario. Vorrebbe dire togliere spazi e assistenza alle persone più gravi. Le cronache che, anche oggi, arrivano dalla Lombardia, evidenziano questo senza ombra di dubbio.

Ne consegue perciò chiaramente che in una situazione come questa è fondamentale e indispensabile che, laddove presente, vi sia una forte collaborazione della rete famigliare, quantomeno attraverso l’uso del telefono o di altre tecnologie per verificare la situazione dei propri congiunti, o ad esempio portando loro al bisogno, sempre evitando il contatto stretto a meno di un metro e utilizzando protezioni, medicinali, vivande o altri generi di conforto.